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Thursday, December 1, 2011

Vermi su Marte per capire se l'uomo potrà mai vivere sul Pianeta Rosso

di Leopoldo Benacchio

Un esemplare di Caenorhabditis elegans. Le dimensioni sono di circa 1 millimetroUn esemplare di Caenorhabditis elegans. Le dimensioni sono di circa 1 millimetro

Un satellite ci sta andando, quello americano, uno si vorrebbe tanto che ci andasse, quello russo, e ora proposto un nuovo sorprendente metodo per capire se mai potremmo viverci. Stiamo parlando di Marte, sempre in evidenza nelle cronache, ma iniziamo dall'ultimo punto, il vero piatto forte della giornata. Si fa per dire, ovviamente, dato che si tratta di vermi da spedire sul pianeta rosso per capire se e quanto noi umani potremmo viverci, e soprattutto, come prima cosa, se sapremo sopravvivere al viaggio.


Una ricerca dell'Università di Nottingham, Regno Unito , ha portato alla ribalta oggi il caso del microscopico verme Caenorhabditis elegans, che, vivendo in sospensione liquida per sei mesi in orbita nello Space Shuttle, sono riusciti a riprodursi per ben 12 generazioni, nonostante le condizioni di microgravità.


Questo verme è normalmente usato nei laboratori terrestri e ben conosciuto, dato che fin dal 1998 detiene il record di primo organismo pluricellulare il cui genoma sia stato completamente mappato. Duole a qualcuno forse un pochino se diciamo che il verme ha circa 20.000 geni, quasi quanto noi che ne abbiamo 23.000 e inoltre c'è forte sovrapposizione fra le due mappe, con molti geni che svolgono le stesse funzioni nelle due specie: questi vermi e noi umani.

Comunque così è, sono stati dal 2006 continuamente monitorati per i sei mesi trascorsi in orbita nello Shuttle di Nasa, mentre viaggiavano attorno alla Terra 28.000 km all'ora. Tutto bene vivi, vegeti e riprodotti. L'idea a questo punto è venuta quasi automatica: perché non provare a spedirli su Marte, distante almeno sei mesi di viaggio al di fuori dello scudo nel campo magnetico terrestre, cosa che rende problematica la sopravvivenza degli organismi a causa del bombardamento delle radiazioni dure e dei raggi cosmici? E inoltre se i nostri campioni riusciranno a riprodursi anche nel viaggio dalla Terra a Marte e ad arrivare al suolo del pianeta, ce la faranno a vivere bene in quell'ambiente?

Se un giorno quindi avremo degli insediamenti umani su Marte, o se gli umani potranno espandersi del Sistema solare come vuole da tempo Stephen Hawking, lo dovremo forse a questi piccoli e striscianti veterani spaziale.

Della vita su Marte si occuperà principalmente anche il rover spaziale Curiosity, da quasi 1.000 chili una specie di Suv marziano, partito perfettamente giorni fa e ormai in rotta verso Marte. È tre volte più grande dei rover Nasa precedenti e trasporta con sé praticamente un laboratorio di analisi chimiche fisiche, dato che il suo compito preciso è stabilire se ci sono composti organici o comunque a base di carbonio (come per esempio il metano) sul Pianeta rosso, mattoni indispensabili per la vita. Il satellite è partito con grande sollievo di tutti, anche di chi temeva che il generatore a plutonio, radioattivo e velenosissimo, potesse creare dei problemi nel caso di un lancio fallito con ricaduta sulla Terra. Il software risponde e la rotta per il momento è la migliore possibile, quindi, salvo imprevisti, la prossima puntata sarà l'arrivo sul suolo marziano il 9 agosto 2012.

Quello che invece non va per niente bene è il satellite russo cinese Phobos Grunt. Da settimane ormai è in orbita attorno alla Terra senza rispondere a nessuno degli stimoli che continuamente via radio gli vengono inviati. Doveva, subito dopo il lancio staccarsi e anche lui andare verso Marte, più precisamente far atterrare un mezzo su una delle sue lune, il piccolo Phobos di solo 22 km, di cui avrebbe dovuto analizzare la composizione e addirittura spedire indietro a noi un campione di due etti. Qualche segno di vita lo ha dato per la verità giorni fa,
quando l'agenzia spaziale europea, Esa, che sta dando una mano ai russi, è riuscita ad agganciarlo per qualche minuto con la potente antenna di Perth in Australia. Ora gli europei hanno deciso di mettere a disposizione dei russi e del loro tentativo di salvare il salvabile di una missione, costata poco meno di 200 milioni di euro, un'ulteriore potente antenna alle isole Canarie, che verrà modificata appositamente per cercare di mettersi in contatto con il satellite ribelle.

Cresce la trepidazione nell'agenzia russa Roscosmos dato che in periodo elettorale i continui fallimenti russi nello spazio in questo 2011 hanno fatto arrabbiare, e non poco, il presidente Medveded, tanto da fargli dire che ci vorrebbero per i colpevoli punizioni valide all'epoca di Stalin. Un atteggiamento non propriamente amichevole. Ma qualche preoccupazione inizia a far capolino anche per un possibile rientro nell'atmosfera del satellite, inevitabile se non si riesce a recuperarlo al controllo da terra. Phobos Grunt infatti ha ancora integro il suo carico di 7 tonnellate di propellente, gas idrazina e tetra ossido di azoto. Entrambi usati normalmente in campo astronautico e velenosi. Ma per il momento gli specialisti assicurano che non c'è pericolo: scoppieranno prima di entrare nell'atmosfera bassa. Speriamo recuperino il controllo e lo mandino nel profondo degli spazi, se non su Marte.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com

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