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Thursday, September 6, 2012

Spunta la lucertola a due teste nei pressi della centrale nucleare

A TORA e piccilli, nel casertano, a pochi km dall'ex sito della centrale nucleare di Garigliano


Un raro «scherzo» della natura o effetto di inquinamento ambientale?
Legambiente: c'è un nesso? Diversi studi dicono di sì

Lucertola a due testeLucertola a due teste







CASERTA - Una lucertola con due teste a spasso nella piazza principale del paese di Tora e Piccilli, alto casertano. Alcuni cittadini la notano, la fotografano. Per alcuni è "La Lucertola del Diavolo", arrivata direttamente dalle "Ciampate del Diavolo", sito famoso per le impronte di uomini primitivi impresse sulla roccia vulcanica quando era ancora semisolida. Per altri, invece, non ci sono dubbi: quella lucertola è la conferma dei danni derivanti dall’inquinamento prodotto, nei decenni passati, dalla centrale nucleare di Sessa Auruca.

GLI STUDI DI TIBALDI - Un sito - quello della centrale nucleare del Garigliano, chiuso da anni - che dista, in linea d'aria, solo pochi chilometri. Del resto, da anni si parla di una serie di animali (in particolar modo vitelli e agnelli) nati con due teste o con grosse malformazioni nell'area intorno alla centrale. Potrebbe essere la conferma al grido d’allarme lanciato negli anni ottanta dall’avvocato Marcantonio Tibaldi che aveva raccolto decine di foto di animali nati deformi nell’area circostante il sito di Sessa Aurunca. Una battaglia, quella dell’avvocato condotta fino all’ultimo giorno della sua vita, quasi in solitudine contro "giganti" che avevano facile gioco nel definire le affermazioni dello studioso, semplicemente, fantasiose.

PREOCCUPAZIONE NEL PAESINO - A Tora e Piccilli, piccolo centro situato nel cuore del Parco Regionale del vulcano di Roccamonfina, la preoccupazione è alta. La questione era già stata denunciata da Antonio Mammoli; infatti, l’ex sindaco, per opporsi alla costruzione della discarica 2b della Piattaforma Spa, rivelò l’esistenza di fusti di rifiuti sotterrati nell’ex cava dismessa in località Vigliucci. Che l’impianto nucleare di Sessa Aurunca sia stato al centro di qualche "preoccupazione" lo affermava già alcuni anni fa, Mauro Cristaldi, docente di anatomia comparata della Sapienza di Roma. Su un articolo apparso sul n. 6 di Modus Vivendi, mensile della Federazione Nazionale dei Verdi, Cristaldi evidenziava: «Se anche non volessimo usare i toni della catastrofe, gli effetti nefasti registrati nell’area sono innegabili e sufficientemente documentati». Nell’anno 1983 una lettera firmata da un tecnico dell’Enea e da altri due colleghi fu fatta recapitare all’avvocato Tibaldi di Formia (per via inusuale), senza nessuno scritto di accompagnamento e del tutto anonima. Nella lettera, che avrebbe dovuto circolare solo all’interno delle strutture preposte, si faceva riferimento alla necessità di considerare con attenzione lo stato di salute di quei 1.700 km2 di mare compresi tra il Volturno ed il Circeo e nei quali si sarebbe nel frattempo registrato un preoccupante livello di contaminazione da Cesio-137 e Cobalto-60.

LEGAMBIENTE - Sul caso della lucertola a due teste, come riporta il blog Montesantacroce è intervenuta Giulia Casella, presidente del circolo di Legambiente di Sessa Aurunca: «In questi anni i vari governi e le istituzioni regionali si sono sempre rifiutati, diversamente da quanto è avvenuto in Germania, di stabilire un nesso causale tra le emissioni radioattive della centrale nucleare del Garigliano, l’incremento dell’incidenza tumorale e le malformazioni genetiche negli animali. Ricordo, a tal proposito, gli studi scientifici fatti negli anni ‘80 dall’avvocato Tibaldi e da Alfredo Petteruti. Per quanto mi riguarda, sono da sempre convinta, è una mia opinione non certo un’asserzione scientifica, che questo legame esiste».

SCHERZO DELLA NATURA - C'è però chi considera quella lucertola, apparsa in piazza, solo uno scherzo della natura come quello apparso in North Carolina nel 2008, all'interno di un allevamento di rettili. In ogni caso si tratterebbe di un fatto molto raro.

Giancarlo Izzo

Fonte: corrieredelezzogiorno.corriere.it

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