Saturday, May 7, 2011

NON CREDETE AL CICAP: Ecco le bufale di una loro pubblicazione

In questo articolo l'autore mette in luce tutti gli svarioni e gli errori di una pubblicazione del CICAP (Comitato Italiano Controllo Affermazioni Paranormale), che verrà presto invitata a pertecipare alla Sagra delle Fregnacce

Animali del mistero


Note sul volume “Animali del mistero. Creature leggendarie, mostri e meraviglie della natura: un'indagine scientifica”.

A cura di Andrea Albini.
(di Lorenzo Rossi)

Il problema principale di questo sesto quaderno del CICAP è la grande disomogeneità qualitativa degli articoli in esso contenuti. Si tratta infatti di una raccolta di “studi” che portano la firma di diversi autori, ma mentre alcune parti risultano essenzialmente corrette, purtroppo numerose altre contengono informazioni errate, dovute all'esigua documentazione bibliografica generale che sta alla base del quaderno, e a grossolani errori scientifici, evidentemente dovuti al fatto che nessuno degli autori è un “addetto ai lavori” in ambito naturalistico e che il materiale raccolto, prima di andare in stampa, non è stato passato al vaglio di un consulente alla supervisione. Il quaderno inoltre è caratterizzato da numerosi refusi ed errori ortografici e lessicali. In definitiva più che con i parametri di “un'indagine scientifica”, questo sesto quaderno del CICAP si presenta maggiormente come “un'inchiesta giornalistica”.

Quella che segue è una lista degli errori riscontrati.
Tutte le citazioni provenienti dal Quaderno sono riportate in corsivo.

INTRODUZIONE – Alla ricerca degli animali misteriosi
(di Andrea Albini)

"Nell'ultimo capitolo rimaniamo nel campo dei mostri marini parlando in particolare del recupero di una carcassa al largo delle isole Hawaii che è stata attribuita a un rettile marino preistorico: il plesiosauro". [...] "Gli studi scientifici del mostro delle Hawaii, e di altri ritrovamenti simili, hanno offerto indicazioni differenti per la sua attribuzione anche se i risultati sono poco pubblicizzati". In realtà non esiste nessuna carcassa di presunto mostro marino delle Hawaii e questa notizia a prima vista sembra pura invenzione dell'articolista. Poi scorrendo la lettura si giunge al capitolo in questione e si scopre che la citata carcassa altro non è che quella pescata dal peschereccio giapponese Zuyo-Maru al largo della Nuova Zelanda.

Draghi, Sirene e Fossili



(di Alberto Bertini)

"[...] oggi sappiamo che i sirenidi sono dei cetacei abbastanza comuni [...]"

I Sirenidi non solo non sono assolutamente dei Cetacei, ma non sono imparentati ad essi nemmeno alla lontana...
(Bertini oltretutto li riporta con la lettera iniziale minuscola, ma trattandosi di famiglie l'iniziale dovrebbe essere maiuscola).

"[...] molluschi cefalopodi oggi estinti (appartenenti cioé al gruppo che comprende seppie e polipi) [...]"

E' assurdo che una pubblicazione del 2005 che si fregia di essere "un'indagine scientifica" confonda ancora il "polpo" con il "polipo"...
Inizialmente pensavo che fosse una svista dovuta ad un refuso, ma nel corso della lettura del quaderno ho notato che questo errore dilettantistico è pressoché sistematico.

L'ultimo drago del medioevo
(di Luigi Garlaschelli)

"L'origine del drago come animale immaginario nel Medioevo non è mai stata compiutamente affrontata dai criptozoologi [...]"

Non corrisponde al vero.
Circa lo studio del drago e la sua genesi come animale mitologico segnalo:

- Les derniers dragons d'Afrique di Bernard Heuvelmans.
- Dragons: A natural history di Karl Shuker.

Yeti, Bigfoot e Loch Ness: le “superstar” della criptozoologia.
(di Silvano Fuso)

"Il nome yeti deriva dal termine Sherpa yeh-teh che significa "quella cosa".

Yeh significa in realtà "zona rocciosa" e Teh "animale". Yeh-teh significa quindi "animale della zona rocciosa".
Tradurlo in "quella cosa" fa senz'altro più colpo e rende il tutto più intrigante e misterioso, ma è anche errato.

"Secondo gli abitanti del Tibet esisterebbero due tipi di Yeti: il Dzu-Teh (che significa cosa grossa) [...]"

In realtà il suffisso "Dzu" significa "bestiame". Il significato non è affatto "cosa grossa" (sic), ma semplicemente "animale del bestiame", forse in virtù dei suoi presunti gusti gastronomici a base di yak.

“Nel 1925 il fotografo inglese N.A. Tombazi, della Royal Geographic Society, affermò di avere avvistato uno strano essere vicino al ghiacciaio del Zemu, a quattromilacinquecento metri di quota. L'essere aveva sembianze umane, camminava eretto, era di colore marrone e aveva un folto pelo.”

Se prendiamo in mano “account of a Photographic expedition to the south glaciers of Kangchenjunga in the Sikkim Himalaya”, edito nel 1925 e nel quale Tombazi racconta questo suo singolare incontro, possiamo notare che è bene specificato quanto segue:

“L’intenso bagliore della neve, mi impedì di vedere qualunque cosa per i primi secondi, poi vidi “l’oggetto” a circa 200-300 yard sotto la valle ad est del nostro accampamento. Indiscutibilmente il profilo della figura era di forma umana, camminava su due gambe e si fermava occasionalmente chinandosi su degli arbusti di rododendri nani. Era nettamente distinguibile in contrasto con il bianco della neve e per quanto potevo vedere, non portava abiti. Dopo circa un minuto si spostò finché divenne invisibile alla vista, sfortunatamente non ebbi il tempo di preparare l’obiettivo della macchina fotografica né di osservare l’oggetto tramite un binocolo. Durante la discesa, 2 ore dopo, proposi di ispezionare il punto in cui “l’uomo” o la “bestia” era stata osservata. Esaminai l’impronte chiaramente visibili sulla superficie della neve. Erano simili per forma a quella di un uomo, ma lunghe solo 15-17 cm. Contai 50 impronte, ognuna a intervalli regolari di 30- 45 cm. Le orme erano senza dubbio state lasciate da un bipede, la sequenza di impronte non avevano le caratteristiche di nessun quadrupede immaginabile. La folta vegetazione di rododendri impediva ulteriori indagini così riprendemmo la marcia”.

In pratica nessun accenno al colorito bruno ed al folto pelo citati, non si sa bene attingendo da quali fonti, da Silvano Fuso.
Rifacendosi poi alle teorie sulla possibile identità dello yeti, l'autore riporta quanto segue:

“[...] due elementi farebbero escludere che possa trattarsi di un umanoide ancora ignoto. [...] tutte le specie di ominidi apparse sul pianeta non sono mai rimaste relegate in un ambiente chiuso, ma hanno sempre cercato di allargare le proprie conoscenze e il proprio territorio: questo contrasta con l'isolamente geografico in cui vivrebbe il presunto umanoide”.

In primo luogo Umanoide non è sinonimo di Ominide.
Prendendo in mano un qualunque dizionario alla definizione di “umanoide” si potrà leggere quanto segue:

“agg., che ha caratteri quasi umani: una scimmia u. | s.m. e f., spec. nel linguaggio della fantascienza, automa o essere vivente simile all’uomo.”

Successivamente viene riportato il termine “Ursus Arctos” come indicante il nome scientifico dell'orso bruno himalayano.
Elencare le regole della nomenclatura zoologica in questa sede sarebbe soltanto un noioso e prolisso esercizio di stile, mi limiterò alla definzione più semplice che possa esistere:
NOMENCLATURA BINOMIA: consiste nell'assegnare ad ogni vivente un doppio nome in lingua latina. Il primo è il nome del genere, scritto con l'iniziale maiuscola, il secondo è della specie, scritto minuscolo. Ad esempio: Canis familiaris, Pinus silvestris, Homo sapiens. Ne consegue che il nome corretto è “Ursus arctos”. Il nome inoltre andrebbe scritto in corsivo: “Ursus arctos”.
Nessie, ovvero il mostro di Loch Ness

Chi conosce il mio sito saprà bene che non faccio segreto al fatto di non essere possibilista circa l'esistenza del mostro di Loch Ness.
Questo non toglie che pure essendo scettico a riguardo, trovo molto intellettualmente deludente il fatto che le teorie più ingenue e prive di fondamento per spiegare il fenomeno degli avvistamenti a Loch Ness, siano accettate e riportate senza essere esaminate in modo critico.

Quella del geologo Luigi Piccardi è un esempio lampante di ciò.

Torniamo all'articolo di Fuso... “Un'altra ipotesi interessante circa l'origine della leggenda di Nessie è stata formulata nel 2001 dal ricercatore italiano Luigi Piccardi che lavora al “Centro Studio per la geologia dell'Appennino e delle catene perimediteranee” del CNR di Firenze. Secondo Piccardi, Loch Ness si trova lungo la linea di faglia Great Glen, molto grande e molto attiva, e i movimenti sismici sono in grado di provocare quel ribollire di acque e quei tremori di terra che accompagnano i racconti delle apparizioni di Nessie. Anche quanto viene scritto dal biografo di San Colombano sarebbe in accordo con questa ipotesi. Nella Vita Columba di Adamnan, si racconta infatti di una bestia che “viveva nelle profondità del fiume” e che a volte appariva “con grandi tremori”.

Il problema di fondo è che le presunti apparizioni di Nessie non sono affatto caratterizzate da “tremori di terra” ed inoltre nell'opera di Adamman, il cui titolo è in realtà “Vita Sancti Columbae” e non “Vita Columba”, nell'episodio citato da Piccardi non esiste alcun riferimento a tradizioni circa “una bestia che viveva nelle profondità del fiume e che a volte appariva con grandi tremori”.

In realtà leggendo il testo originale si evince che un uomo fu morsicato a morte da “una bestia acquatica” mentre stava nuotando nel fiume. Il biografo non riporta frasi del tipo “morsicato dalla bestia che viveva nel fiume”, ma descrive una sorta di imprevisto, tanto più che se fosse esistita una leggenda su una bestia abitatrice del fiume e provocante tremori i Pitti, popolo superstizioso, non si sarebbero mai bagnati in quelle acque.

Fusco continua a citare Piccardi: “Anche gli avvistamenti avvenuti tra il 1933 e il 1935, secondo Piccardi, possono essere interpretati in tal senso. Infatti in quegli anni ci fu un terremoto di un certo rilievo che coinvolse la faglia di great Glen per oltre un minuto. “Sappiamo che quello fu un periodo di particolare attività della faglia, ha spiegato Piccardi, quanti pensarono di aver visto un mostro in realtà avevano visto sull'acqua gli effetti provocati dalle scosse telluriche”.
Fusco continua specificando che “Ovviamente le affermazioni di Piccardi non sono state gradite da sostenitori di Nessie”. (Ho riportato testualmente così come è stato scritto, ma la frase contiene un errore grammaticale, la dicitura corretta è “dai sostenitori di Nessie").

A ben vedere però, la teoria di Piccardi non è stata accolta con entusiasmo nemmeno dalla frangia opposta, specialmente perché ricercatori scettici del calibro di Binns e Raynor hanno già ampiamente dimostrato documentando le loro tesi con filmati e fotografie, come gli avvistamenti di Nessie possano essere spiegati da cause naturali di ben altra origine.
La teoria di Piccardi per quanto pittoresca non sembra così avere né più né meno valore di quella secondo cui gli avvistamenti di Nessie erano causati da elefanti fuggiti dai circhi.

Proseguendo con la lettura “Inoltre è curioso che nelle zone limitrofe a Loch Ness non siano mai stati ritrovati scheletri di dinosauri o creature simili. Per sopravvivere milioni di anni, infatti, una specie biologica deve riprodursi attraverso moltissime generazioni successive e quindi il lago dovrebbe essere disseminato di scheletri”.

Il fatto che non ci siano scheletri di dinosauro in un lago non è più curioso del fatto che non si trovino pesci sugli alberi. I pesci non volano e i dinosauri non erano animali acquatici. Plesiosauri, Ittiosauri o mosasauri non erano né dinosauri né "creature simili"(sic).

Su qualunque manuale di paleontologia sono inoltre spiegati i “fenomeni necrolitici”, cioé tutto quanto accade ad un corpo dal momento della sua morte fino alla sua scomparsa o (casi rarissimi) alla sua conservazione come fossile. Dilungarsi sarebbe inutile, ma basti pensare che è stato calcolato che considerando tutti i bisonti americani vissuti negli ultimi 40.000 anni le Grandi Pianure sarebbero disseminate a tal punto di scheletri che sarebbe impossibile camminarci sopra. Questo natualmente non rispecchia la realtà tanto è vero che al giorno d'oggi non si trovano tracce di scheletri di bisonti sulla superficie del terreno. Ipotizzare dunque un fondo del lago “disseminato di scheletri” è perlomeno una grossa ingenuità.

C'è poi un particolare assurdo... per aggiungere maggiore enfasi al fatto che il fondo del lago non è un pavimento di scheletri animali, l'articolista parla testualmente dei resti degli animali che avrebbero dimorato il lago per "milioni di anni", ma Loch Ness non ha affatto milioni di anni... essendo un lago morenico si è formato durante l'ultima glaciazione di Wurm... all'incirca 25.000 anni fa...

Cercasi serpenti giganti.



(di Federico Federighi)

L'abstract dell'articolo contiene subito un errore...

“In Amazzonia vivono le anaconde, i serpenti più grandi del mondo, la massime dimensioni documentate poco inferiori a dieci metri [...]”

Tralasciando il fatto che la dicitura più corretta sarebbe stata “in Amazzonia vivono gli anaconda”, questi ultimi non sono affatto i più lunghi serpenti del mondo (luogo comune per la maggior parte dei non addetti ai lavori, ma è vero che si tratta dei serpenti più pesanti) e le massime dimensioni ufficiali non sono affatto poco inferiori ai dieci metri.
Allo scopo di mettere le cose in chiaro questa è la “classifica” delle massime dimensioni ufficialmente accettate per gli Ofidi costrittori:

Pitone reticolato: 10 metri.
Pitone indiano: 7,92 metri.
Pitone di Seba: 7,62 metri. (mentre altre fonti indicano 9,81 metri)
Anaconda: 6,4 metri.

Appare inoltre una copia della famosa fotografia (ma senza specificarne la provenienza, in quanto questa pubblicazione del CICAP non possiede una bibliografia iconografica delle immagini utilizzate) scattata nl '59 da un militare belga in Congo ritraente un enorme pitone di Seba.

La didascalia all'immagine lascia letteralmente di stucco...
“La fotografia (sfocata) scattata dal pilota belga in Congo nel 1959 che, si dice, ritrarrebe un pitone lungo 15 metri”.

Sono dispiaciuto del fatto che il CICAP non abbia avuto la possibilità di pubblicare, piuttosto che un'immagine palesemente prelevata da internet, una copia della fotografia originale, la quale non è assolutamente sfocata ed è anzi di buona qualità.

Circa le misure presunte, furono calcolate ipotizzando un possibile margine d'errore dell'altimetro dell'elicottero. (va infatti sottolineato che il vago “pilota belga” che era un militare, non lasciò certo i comandi per mettersi a scattare fotografie... le immagini furono scattate da un membro dell'equipaggio presente a bordo)
Ad ogni modo la stima della lunghezza varia dai 12,50 ai 13,90 metri e non a 15 metri e benché questo record non appaia in nessun documento uffciale, in quanto non si possiede il cadavere del serpente, la fotografia è sempre stata giudicata attendibile, sottolineare con arroganza ed ironia il fatto che sia "sfocata" per il semplice fatto di non possederne una copia dell'originale è perlomeno pietoso.

Kraken o la piovra colossale
(di Andrea Albini)

"[...] cosa che farebbe pensare alle accuminate ventose del calamaro Architeuthis piuttosto che a quelle meno dolorose del polipo".

Una nota a fine articolo spiega che questa delirante esternazione proverrebbe dal libro "Gli animali misteriosi: invenzione o realtà?" dello zoologo francese Jean-Jacques Barloy, ma in realtà quest'ultimo non fa riferimento ai polipi, che non hanno nulla a che vedere con i cefalopodi, ma bensì ai polpi.

"[...] Bruce Wright, dopo aver intervistato a lungo i nativi, ha sostenuto che alcuni racconti locali che riguardano il lusca possono in realtà riferirsi ad incontri con cefaloidi del genere Architeuthis [...]"

Cefaloidi (sic) significa "a forma di testa" e non è assolutamente un sinonimo di cefalopodi.
A ben vedere in zoologia il termine "Cefaloide" nemmeno esiste...

Misteri nel fondo dei laghi
(di Andrea Albini)

Ad un tratto, di punto in bianco, appare quanto segue, senza nessuna precedente spiegazione...

"McLeod fu anche chiamato da un certo Oscar Frederickson sulle sponde del Winnipegosis, un lago poco profondo ma di cui si diceva ospitasse un mostro chiamato (ormai l'avrete capito) Winnipogo. Arrivato sul posto, il professore si trovò di fronte solo ad un modello, perché l'osso originale era andato distrutto in un incendio".

Quale osso originale?

Tatzelwurm: L'ultimo grande animale sconosciuto d'Europa.
(di Andrea Albini)

“Sebbene questo animale non sia mai stato descritto in nessuno degli innumerevoli libri di storia naturale che sono stati scritti in Europa [...]”.

Quali siano i presupposti, le fonti e le conoscenze per riuscire ad esternare una simile affermazione resta un mistero...
Il tatzelwurm è infatti apparso in numerosi manuali di zoologia e guide alpine sin dal 1800...

Secondo la “Das Thierleben il der Alpenwelt” (1861) del naturalista svizzero von di Friedrich Tschudi:

“Nel Bernese è molto radicata la credenza che là esiste un genere di “verme di caverna” lungo dai 30 ai 90 cm. Ha due zampe corte; appare all'approccio di temporali dopo un lungo periodo di siccità.” Solo per citare il primo volume a portata di mano in questo momento...

Ultime scoperte dal regno animale.
(di Andrea Albini)

Circa la scoperta di una nuova specie di Pecari in Amazzonia, che l'articolista definisce erroneamente “maiale selvaggio”. (I pecari non possono essere definiti “maiali” in quanto non sono Suidi, ma Taiassuidi)

“L'ultima scoperta del naturalista brasiliano si chiama caititu-mundé, o “cinghiale gigante della giungla” nella lingua locale.

Il significato reale del nome “Caitetu-Mundé” (in tutto l'articolo in questione è sempre riportata la dicitura errata “Caititu”) è ben altro...

Caitetu è una parola Tapì che significa “Pecari” (e non certo cinghiale) mentre “Mundé” è il nome di una trappola per animali ed è utilizzato come suffisso agli animali che sono abitualmente cacciati, come ad esempio il “Coatimundi” che altro non è che lo Nasua nasua, il coati sud americano e non certo “il coati gigante della giungla” (sic).

Devo inoltre mio malgrado sottolineare un altro grave aspetto, questa volta esulante la mera ignoranza naturalistica, circa una parte dell' articolo in questione scritto da Albini.
(che già aveva dato dimostrazione delle sue scarse conoscenze su di un numero della rivista "Scienza & Paranormale": http://www.criptozoo.com/absolutenm/templates/skin.asp?articleid=154&zoneid=1)

I lettori di questo sito ricorderanno come in data 21/03/2005 la prima pagina di www.criptozoo.com ha ospitato "Tre articoli scartati" (http://www.criptozoo.com/absolutenm/templates/skin.asp?articleid=155&zoneid=1) che erano stati richiesti al sottoscritto da un membro del CICAP per una possibile pubblicazione all'interno del Quaderno dedicato agli "animali misteriosi".
Nonostante nessuno dei tre abbia passato il vaglio degli esperti del CICAP che con una e-mail mi informavano che non sarebbero stati pubblicati, ho dovuto notare con grande rammarico che l'ultimo di questi, quello inerente alla scoperta di un pecari amazzonico è stato largamente utilizzato da Albini, sia a livello bibliografico che concettuale, senza però nessuna citazione in merito.
Dopo avere fatto notare questa cosa mi è stato risposto che Albini ha preferito non citare il mio nome "per non creare litigi con i criptozoologi".
Bel modo di ragionare...

L'invasione dei calamari giganti.
(di Andrea Albini)

"Rispetto alle piovre i calamari hanno due tentacoli in più, coperti di ventose solo alle estremità, che usano come arma; un corpo allungato invece che sferico e una struttura a gusicio interna che invece manca nei polipi".

Per la terza volta si fa l'uso della parola polipo anziché polpo. (sic)

"Dopo che l'esistenza del calamaro Architeuthis sia stata provata, alcuni criptozoologi, come Bernard Heuvelmans, hanno sostenuto che ne esistono specie di dimensioni ancora più grandi di quelle conosciute [...]".

A parte l'errato uso del condizionale, la dichiarazione attribuita ad Heuvelmans è concettualmente errata.

Heuvelmans ipotizzò l'esistenza di individui di Architeuthis più grandi di quelli fino ad allora rinvenuti, ma non parlò mai di nuove specie ancora più grandi.

Quando si parla al bar o in trattoria le parole hanno un peso, in una pubblicazione che si autoproclama "scientifica" dovrebbero averne un altro...

Il caso dei mostri in gelatina: mistero risolto!
(di Andrea Albini)

“[...] esistono numerose prove oggettive dell'esistenza di calamari giganti. Nel caso delle piovre, però, la faccenda è molto più controversa: non esistono foto o filmati realizzati dai sommergibili impiegati per le esplorazioni oceaniche – come è avvenuto per i calamari - [...]”.

In questo caso l'articolista non solo afferma che esistono foto e filmati ottenuti dai sommergibili di calamari giganti, ma inserendo la frase tra lineette arriva persino a sottilinearla.

Ebbene... al giorno d'oggi non esiste ancora nessuna fotografia e nessun filmato che ritrae un calamaro gigante Architeuthis dux nel suo ambiente naturale. E' inoltre alquanto improbabile che questa informazione sia stata attinta da qualche fonte e si tratta quindi con ogni probabilità di un'invenzione del momento.

Esistono, si, filmati di un calamaro di 7 metri scoperto nel 2003, ma se è per questo esistono anche filmati di piovre lunghe nove metri, ma a quanto pare leggere manuali di zoologia non è più una cosa indispensabile se si vuole scrivere un libro che parla di animali.

Tabella 1. Alcuni ritrovamenti di carcasse di "mostri marini"e loro attribuzioni.

Shuker diventa per ben due volte Shunker.

Alcuni refusi ed errori lessicali rilevati. (citarli tutti sarebbe impossibile)
a Pag. 14 l'autore scrive "[...] pochi i segreti rimasti inspiegabile [...]" invece di "inspiegabili"
a Pag. 15 l'autore scrive "[...] il ritrovamento di un fossile, avvenuta nel lontano [...]" invece di "avvenuto".
a Pag. 17 l'autore scrive "[...] i ritrovamento [...]" invece di "il ritrovamento".
a Pag. 19 l'autore scrive "Il ritrovamento dei fossili non è soltanto legata [...]" invece di "legato".
a Pag. 23 l'autore scrive "[...] potesse esiste [...]" invece di "esistere".
a Pag. 24 l'autore scrive "[...] come posso prodursi quattro gambe da un unico stelo?" invece di "possono".
a Pag. 24 l'autore scrive "[...] questa singolare pianta-animale che sembra un montone appena nato non fosse per la radice vivente allacciata al loro ombelico [...]" invece di "al suo ombelico".
a Pag. 24 l'autore scrive "[...] si spostavano su terreno [...]" invece di "sul".
a Pag. 26 l'autore scrive "[...] le cui raccolte avrebbero formarono[...]" invece di "avrebbero formato"
a Pag. 27 l'autore scrive inserisce il simbolo "[" invece di "<<".
a Pag 27 l'autore scrive "[...] questa sfuggente incrocio [...]" invece di "questo".
a Pag. 31 l'autore scrive "[...] di gradi dimensioni [...]" invece di "grandi".
a pag 105 l'autore riporta: "che vive a largo de Perù" invece di "del Perù".

Pubblicazione concessa dal sito::www.criptozoo.com

Fonte e Immagine : http://www.cosenascoste.com


Commento di Oliviero Mannucci: Ora sarebbe giusto che il buon Staffelli consegni loro un bel tapiro, in quanto al CICAP saranno piuttosto attapirati.

No comments:

Post a Comment

Note: Only a member of this blog may post a comment.