Tuesday, July 26, 2011

La Nasa gestisce lo spazio in outsourcing

Con il ritorno a Terra dell’ultima navicella, nei giorni scorsi è andato definitivamente in pensione lo Shuttle. Dunque, la logistica spaziale si interrompe: nei piani del Governo americano, almeno per ora, non rientra il finanziamento di nuovi invii di astronauti e mezzi verso la Stazione Spaziale Internazionale. La Nasa si rivolgerà all’industria privata, dovendo gestire prezzi, margini e contratti fissi. In sostanza, l’agenzia spaziale sarà il cliente e non il capo.

Già, ma quali società vorranno o potranno finanziare missioni nello spazio? Con quali finalità e prospettive? Dal punto di vista della Nasa, l’ideale sarebbe trovare qualche sorta di compagnia di taxi o corrieri che vanno e vengono dall’orbita terrestre. In quest’ottica, la speranza è di poter lanciare la prima capsula privata verso la stazione spaziale già entro l’anno. Anche se non ci saranno astronauti, la navicella dovrebbe comunque attaccarsi alla stazione e lasciare cibo, acqua e vestiti. Questo sarà però un mercato libero e sono pronti altri concorrenti con i loro cargo spaziali privati.

Del tutto diverso sarà il percorso che potrebbe portare nuovi esseri umani in orbita su un’astronave americana. Ci sono alcune ambiziose società che pensano di poter lanciare nuovi astronauti entro tre o quattro anni, ma un veterano come John Glenn ha affermato di ritenere più realistico un orizzonte a cinque o più anni. Anche i russi sono in corsa e stanno approntando un modello a pagamento che vale più o meno per tutti quelli che sono disposti a sborsare cifre di certo non trascurabili.

Anche in questo campo, tuttavia, sta iniziando a prendere corpo un concetto di outsourcing, ovviamente legato al particolare tipo di attività e contesto. Proprio la Nasa ha da poco ingaggiato due aziende, ovvero la Space Exploration Technologies e la Orbital Sciences, per la consegna di 40 tonnellate di materiali alla stazione spaziale, da completare in un totale di venti lanci. Il costo è di 3,5 miliardi di dollari, ovvero più meno il valore al chilo praticato durante la trentennale storia dello Shuttle. La strada è dunque aperta.
Sempre la Nasa sta incontrando in questo periodo società che vogliono trasportare astronauti nello spazio con la logica del taxi. Sei aziende private stanno lavorando con l’agenzia spaziale per inviare navicelle verso la stazione orbitante, che si tratti di cargo automatici o mezzi contenenti astronauti.

La già citata Space Exploration Technologies, che è nota anche come SpaceX, è anche la prima realtà che è riuscita a lanciare nello spazio la propria capsula (vuota) Dragon e ora sta puntando alla prima visita privata alla Stazione Spaziale. I due moduli superiori del razzo sono a Cape Canaveral, mentre la capsula è in via di ultimazione. Il fondatore di PayPal, Elon Musk, è tra i sostenitori attivi dell’iniziativa. Anche Orbital Sciences pare quasi pronta per il primo volo di test verso la stazione: il razzo si chiama Taurus II, mentre la capsula Cygnus è quella che dovrebbe arrivare alla stazione.

Altre quattro aziende stanno costruendo navicelle spaziali destinate a trasportare astronauti, a un costo per posto occupato. Fra queste c’è anche Boeing, che ha stimato di poter iniziare nel 2014. Sierra Nevada, invece, pensa di proporre una soluzione più vicina all’aeromobile Shuttle che non a capsula e dovrebbe partire dal 2015. Infine, la Blue Origin è una società guidata da Jeff Bezos, capo di Amazon, ma per ora non si sa molto altro. Una quinta realtà, United Launch Alliance, ha appena firmato un accordo con la Nasa e punta sull’approvazione all’uso dei razzi Atlas, abitualmente impiegati per mandare in orbita i satelliti.

In questa corsa, gli Stati Uniti partono però in ritardo. La Russia ha già approntato un proprio sistema di navi cargo, sotto il brand storico Soyuz. La stessa Nasa presto inizierà a pagare 83 milioni di dollari per ogni astronauta americano da inviare alla stazione spaziale. Ecco perché il business che si apre appare interessante già ora e potrebbe crescere se prendessero corpo le ipotesi di costruzione di alberghi nello spazio dove poi portare i turisti. Un futuro lontano, secondo molti, ma è lecito attendersi qualche sorpresa.

Informazioni

Email: roberto.bonino@editormat.it

Profilo

Roberto Bonino è giornalista professionista dal 1990. È stato direttore responsabile del settimanale Linea EDP e ha collaborato con numerose testate giornalistiche, radiofoniche e del Web. Attualmente collabora con Il Sole 24ore e TheBizLoft. Nel 2006 ha fondato Ediformat, azienda specializzata nell'infomarketing e nella lead generation.

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