A sostenerlo è Greenpeace
Roma, 3 ott. - (Adnkronos) - Sono 34 reattori appartenenti a 13 centrali nucleari che ''andrebbero chiusi immediatamente''. A sostenerlo è Greenpeace
citando indagini indipendenti condotte dall'associazione ambientalista
mentre iniziano a circolare indiscrezioni sugli stress test condotti
dalla Commissione Europea sulle centrali nucleari. Per Greenpeace
l'analisi condotta da Bruxelles, ''non affronta scenari di disastri
multipli, come è stato il caso di Fukushima, né prende in considerazione
il rischio terrorismo''.Nell'elenco stilato da Greenpeace c'è in Spagna, la centrale di Almaraz e 2 reattori:
''c'è un solo generatore di emergenza, i rischi di inondazioni per
eventuale danno a una diga soprastante non sono stati valutati
sufficientemente. Entrambi i reattori vanno chiusi immediatamente''
sottolinea l'associazione ambientalista. In Belgio c'è la centrale di Doel e 4 reattori:
''dagli stress test -sottolinea Greenpeace- emerge una scarsa
valutazione dei rischi di incendio e di allagamento, così come dei
rischi sismici. Insufficiente valutazione dei rischi per le piscine di
stoccaggio. Recentemente sono state trovate 7.776 fratture nel vessel
del reattore n.3. I reattori 1 e 2 andavano già chiusi con i soli
risultati degli stress test, il numero 3 va chiuso definitivamente e una
analisi trasparente delle insufficienze del reattore 4 va condotta al
più presto''.
Sempre in Belgio c'è la centrale di Thiange (3 reattori).
''La protezione da eventi alluvionali -rileva l'associazione
ambientalista- non è sufficiente e non conforme alle norme
internazionali; l'evento di un incidente aereo è considerato in Belgio, e
ritenuto dal regolatore un problema, ma cui non si dà alcuna soluzione.
Recentemente sono state riscontrate 2.450 fratture nel vessel del
reattore n. 2. Il reattore 1 va chiuso definitivamente, come anche il
reattore 2. Il reattore 3 va fermato fino a che non siano state prese le
misure anti alluvione e risolti i diversi problemi riscontrati''.
In Germania, rileva ancora Greenpeace, c'è la centrale nucleare di Grundemiggen (2 reattori):
''si rileva la mancanza di sicurezza della centrale per una alluvione
di lunga durata. Nessun piano di emergenza per fronteggiare eventuali
perdite di idrogeno. La centrale andrebbe chiusa ben prima del 2015,
data prevista''.
In Slovenia c'è la centrale di Krsko (1 reattore).
La zona, sottolinea l'associazione ambientalista, ''è sismicamente
attiva ed esposta al rischio di alluvioni. Anche se l'impianto è stato
rafforzato nel corso degli anni, il nocciolo è esposto a rischi per
terremoti di grande magnitudo e la fusione non può essere esclusa. Gli
effetti dell'invecchiamento delle componenti (il reattore è del 1983)
non sono considerati nell'analisi. Anche se il gestore sta costruendo
una nuova sala controllo, i rischi rimangono comunque elevati. La
centrale andrebbe avviata alla chiusura''.
In Slovacchia, continua Greenpeace, c'è la centrale di Mochovce (2 reattori e altri 2 in costruzione).
Il rischio sismico, rileva, ''non è valutato a sufficienza e nel caso
di un forte terremoto l'edificio del reattore è soggetto ad allagamento
per rottura condotte. Manca il contenimento secondario, cui si vuole
riparare aumentando lo spessore dei muri anche per i reattori in
costruzione, e il rischio di incidente aereo non è valutato. I reattori 1
e 2 vanno fermati e va bloccata il completamento delle unità 3 e 4''.
In Svizzera, c'è la centrale di Muhleberg (1 reattore).
La strumentazione per la piscina di stoccaggio del combustibile,
sostiene l'associazione ambientalista, ''non è a prova di incidente, e
manca anche un generatore per alimentare il raffreddamento della
piscina. Nessuna misura per prevenire l'esplosione di idrogeno in caso
di malfunzionamento. Va aggiunto che non si può escludere il rischio
sismico di intensità superiore a quella prevista dal progetto. Il
reattore, anche in considerazione dei 40 anni di funzionamento, andrebbe
chiuso immediatamente''.
In Svezia c'è la centrale di Ringhals (4 reattori):
nessuno dei reattori, sostiene Greenpeace, ''ha sufficienti protezioni
antisismiche e il regolatore ha dato come scadenza il 2013 per
rimediare. L'edificio del reattore 1 risulta a rischio in caso di evento
sismico anche nei limiti del progetto, mettendo a rischio la piscina
del combustibile esausto. Nessuna analisi del rischio sismico è
disponibile per le piscine del combustibile. L'operatore non è stato in
grado di dimostrare che i reattori 3 e 4 possano essere messi in
sicurezza in caso di eventi esterni blocchino le condotte di presa
dell'acqua di raffreddamento. E' una centrale che andrebbe chiusa
immediatamente''.
In Repubblica Ceca c'è la centrale di Temelin (2 reattori):
''diversità dei sistemi di raffreddamento, mancanza di misure per la
rimozione di idrogeno per prevenirne l'esplosione. Altre insufficienze
riguardano i sistemi di raffreddamento d'emergenza per la piscina di
stoccaggio del combustibile nucleare. Solo alcuni dispositivi del
reattore 1 sono a prova di terremoto. Il reattore 1 andrebbe chiuso
immediatamente e il 2 al più presto''.
Nel Regno Unito, c'è la centrale di Wylfa (1 reattore).
La chiusura dell'ultimo reattore ancora in funzione, sottolinea
Greenpeace, ''è prevista nel 2014. Nessun sistema automatico di arresto
in caso di terremoto. Sistemi di stoccaggio a secco del combustibile
sono antisismici, ma non lo è il sistema di raffreddamento. Mancanza del
contenimento secondario del reattore''.
In Francia, sostiene Greenpeace, c'è la centrale di Fessenheim (2 reattori), la centrale di Gravelines (6 reattori) e la centrale di Cattenom (4 reattori).
In tutti questi reattori, rileva l'associazione ambientalista, ''ci
sono diverse lacune in materia di protezione contro i terremoti e le
inondazioni, con il rischio di terremoti non adeguatamente valutati,
così come eventi meteorologici estremi (alluvioni, nubifragi etc.). Un
solo generatore diesel di emergenza è disponibile per ogni centrale''.
Nessun reattore, rileva ancora, ''ha accesso a una fonte di
raffreddamento alternativo, elemento questo evidenziato come
preoccupante nelle conclusioni. I sistemi di rilevazione antincendio e
gli impianti fissi di estinzione non hanno alcun backup con
caratteristiche antisismiche. Queste centrali vanno chiuse tutte e tre.
La centrale di Fessenheim è la più vulnerabile a terremoti e alluvioni;
la centrale di Gravelines, che usa combustibile MOX, non ha sufficienti
protezioni contro le alluvioni; quella di Cattenom andrebbe chiusa
subito dopo il recente incidente di scala Ines 2''.
Fonte: http://www.adnkronos.com
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