Il primo contatto con l'ignoto
Nel giugno 1963 Castillo, giovane trentenne, impiegato presso l'Azienda
per l'Elettricità del Costa Rica, lavorava alla costruzione di un posto
di osservazione nei pressi del cratere del vulcano Irazù.
Un giorno, insieme a due colleghi, vide due velivoli arancioni di forma lenticolare con un diametro di circa quarantacinque metri che si spostavano nel cielo a circa trecento metri al di sopra del cratere. Come riportato nel suo saggio "OVNI: Gran Alborada Humana", uno dei due oggetti si abbassò di alcune decine di metri con il tipico movimento a foglia morta (caratteristica comune a molti avvistamenti) mutando il proprio colore verso una tonalità plumbea. La sensazione provata da Castillo e dai suoi colleghi fu quella di essere sopra un formicaio tanto era il prurito avvertito su tutto il corpo. All'improvviso, dalla cupola dell'ufo, in contemporanea all'apertura di una porta, fuoriuscì una sorta di periscopio sopra al quale si muoveva un oggetto a forma di martello che ruotava velocemente emettendo una luce viola. Dopo qualche minuto, rientrato il periscopio, il velivolo scomparve a velocità elevatissima. Turbati ma al tempo stesso consapevoli della sorte che attende coloro che narrano vicende ai confini della realtà, i tre testimoni in un primo momento decisero di non rivelare alcunché. Dopo poche ore, tuttavia, un forte malessere accompagnato da vertigini e vomito si impossessò di loro inducendoli, nel timore di essere stati esposti a radiazioni, a farsi esaminare in un ospedale di San José, dove però non venne rilevata alcuna alterazione fisica.
Un giorno, insieme a due colleghi, vide due velivoli arancioni di forma lenticolare con un diametro di circa quarantacinque metri che si spostavano nel cielo a circa trecento metri al di sopra del cratere. Come riportato nel suo saggio "OVNI: Gran Alborada Humana", uno dei due oggetti si abbassò di alcune decine di metri con il tipico movimento a foglia morta (caratteristica comune a molti avvistamenti) mutando il proprio colore verso una tonalità plumbea. La sensazione provata da Castillo e dai suoi colleghi fu quella di essere sopra un formicaio tanto era il prurito avvertito su tutto il corpo. All'improvviso, dalla cupola dell'ufo, in contemporanea all'apertura di una porta, fuoriuscì una sorta di periscopio sopra al quale si muoveva un oggetto a forma di martello che ruotava velocemente emettendo una luce viola. Dopo qualche minuto, rientrato il periscopio, il velivolo scomparve a velocità elevatissima. Turbati ma al tempo stesso consapevoli della sorte che attende coloro che narrano vicende ai confini della realtà, i tre testimoni in un primo momento decisero di non rivelare alcunché. Dopo poche ore, tuttavia, un forte malessere accompagnato da vertigini e vomito si impossessò di loro inducendoli, nel timore di essere stati esposti a radiazioni, a farsi esaminare in un ospedale di San José, dove però non venne rilevata alcuna alterazione fisica.
Fenomeni inquietanti
Enrique Castillo Rincon |
Se la vicenda di Castillo fosse terminata qui, saremmo in presenza di un
tipico avvistamento di un oggetto volante non identificato la cui
vicinanza aveva prodotto effetti fisici tangibili. Ma il caso Castillo è
molto più sfaccettato e complesso. A due mesi di distanza
dall'avvistamento, una notte Castillo udì echeggiare nella propria testa
un rumore fortissimo che, dopo poco, comprese di aver udito già una
volta in vita sua: il giorno dell'avvistamento dei due Ufo. Il fenomeno
si ripeté la notte successiva e il rumore, questa volta non solo udibile
da Castillo, venne percepito anche dalla moglie Beatriz. Colto da forte
interesse per le tematiche ufologiche, Castillo fondò un gruppo di
studio sugli Ufo. Nel 1968 egli si trasferì a Brasilia per motivi di
lavoro. Erano passati circa cinque anni dal primo avvistamento e
l'ignoto pareva essersi definitivamente allontanato dalla sua vita,
finché un giorno, mentre percorreva in automobile una strada che porta
da San Paolo a Brasilia, una sfera luminosa pulsante di colore arancione
lo accompagnò per un lungo tratto provocando, quando si avvicinava
particolarmente, forti vibrazioni allo sterzo e disturbi alla radio
della vettura. Ma è nel 1969 che la vicenda assume connotati alquanto
singolari. Una domenica, mentre Castillo era in coda al cinema per
vedere il film Barbarella, gli si presentò un giovane, tale Cyril Weiss,
che disse di essere un rappresentante di una società di distribuzione
all'ingrosso svizzera e che gli chiese se potessero vedere il film
insieme. Castillo accettò e, terminata la proiezione e dopo aver
accompagnato Cyril in albergo, combinarono di rivedersi il giorno
successivo. Durante questo incontro i due discorsero di vari argomenti,
compresi gli Ufo, in merito ai quali Cyril riteneva trattarsi di
semplici allucinazioni. Instauratasi una solida amicizia, gli incontri
tra Castillo e Cyril proseguirono ma, volta dopo volta, Castillo
cominciò a notare varie stranezze nel suo amico. L'episodio che Castillo
riporta con più stupore concerne l'investimento, da parte di
un'automobile, del cane di un bambino: dinnanzi a questa scena Cyril
rimase impassibile, sentenziando che a breve il fanciullo si sarebbe
arreso dinnanzi all'inevitabilità di quanto accaduto. Fu il vedere il
suo sguardo distante, apatico e alieno, a spiazzare Castillo, il quale
cominciò a porsi vari interrogativi su tale svizzero che parlava
spagnolo in maniera impeccabile senza alcun accento e che, durante un
altro incontro, alla vista di un libro sugli Ufo, in contraddizione con
quanto espresso pochi giorni prima, sostenne la probabile esistenza di
altre forme di vita intelligente in zone della Terra scarsamente
popolate. Un giorno, all'improvviso, Cyril annunciò a Castillo di
doversi trasferire all'estero per motivi di lavoro, ma le vicende future
che avrebbero visto protagonista Castillo sarebbero state
caratterizzate da un nuovo incontro con Cyril in una veste, come vedremo
più avanti, molto differente.
Il contatto
Nel 1973, dopo quattro anni in cui nessun episodio singolare o degno di
nota era venuto a caratterizzare la sua vita, Castillo, nel frattempo
trasferitosi a Bogotà, ricevette una telefonata da una certa Karen, una
signora messicana che gli disse di aver avuto il suo numero da alcuni
"maestri" extraterrestri che lo volevano contattare. Castillo, come ogni
persona di retto sentire, pensò si trattasse di uno scherzo ma,
nonostante tutto, si presentò all'appuntamento con costei. Fu così che
Castillo, lasciatosi convincere dalle parole della donna, iniziò a
partecipare alle riunioni tenute da un gruppo di persone che affermavano
di essere in contatto con alieni provenienti da Andromeda (galassia a
2,3 milioni di anni-luce dalla Terra) i quali comunicavano agli umani
vari messaggi tramite scrittura automatica. Una sera di ottobre del
1973, i membri del gruppo si erano recati in cima a una collina in
attesa di un contatto loro annunciato dagli extraterrestri. Con
delusione di tutti, nessuna astronave si mostrò ma alcuni ricevettero la
comunicazione telepatica che il giorno successivo ciascuno di loro
sarebbe stato contattato a mezzogiorno. Giunta l'ora stabilita, Castillo
si trovava in casa, concentrato e pronto a ricevere eventuali messaggi,
per quanto fortemente dubbioso poiché, fino ad allora, non gli era
giunto alcunché. All'improvviso una voce, forte nella propria testa, lo
chiamò per nome esortandolo a scrivere. Udendo un fastidioso rumore come
di api e sentendosi il corpo tremare, Castillo iniziò a riempire pagine
su pagine. Il contenuto di ciò che trascrisse è in linea con quanto
comunicato in quegli anni ad altri contattisti: si allude a una terza
guerra mondiale, a disastri futuri, all'arrivo di "fratelli dello
spazio", ma su questi aspetti ci soffermeremo dettagliatamente più
avanti. I messaggi proseguirono nei giorni successivi fino alla fine di
ottobre, quando gli venne annunciata la data di un prossimo contatto
fisico, stabilito per il 3 novembre, per quanto il luogo non fosse stato
chiarito, dal momento che gli era stato fatto un generico accenno a un
lago. Allo stesso tempo, l'attività onirica di Castillo aumentò
esponenzialmente, fornendogli ulteriori elementi per riuscire a
identificare il luogo in cui sarebbe dovuto avvenire l'incontro: in
sogno, Castillo aveva visto una sfera sotto le radici di un albero in
mezzo a una radura, prendendo la quale, su istruzione di un'entità,
avrebbe trovato il luogo designato. Il 3 novembre Castillo raggiunse un
lago a 80 chilometri da Bogotà e riconobbe quanto visto in sogno. Presa
in mano la sfera, questa cominciò a emanare dei sottili raggi di luce
arancione e, dopo alcuni minuti, comparvero due velivoli molto simili a
quelli avvistati dieci anni prima in Costa Rica. Essi si fermarono a
pochi metri da terra, producendo raggi luminosi in direzione del terreno
lungo i quali scesero due figure con uniformi grigio piombo con
stivaletti e caschi con visiera. Nel frattempo, una voce nella testa di
Castillo lo rassicurava esortandolo a salire tranquillamente a bordo.
Per quanto un po' riluttante, Castillo si avvicinò ed entrò all'interno
del raggio arancione che lo issò sull'ufo. Obbligato a spogliarsi per
essere sottoposto a un procedimento di decontaminazione microbica
all'interno di una stanza vuota di forma esagonale, Castillo vide
aprirsi una porta nella parete, dalla quale emersero le due figure
incontrate poco prima. Con sommo stupore di Castillo, uno dei due si
rivelò essere Cyril Weiss, il misterioso svizzero incontrato quattro
Nordico |
anni prima.Egli disse che il suo vero nome era Krishnamerck e lo
condusse in un'altra stanza in cui era presente varia strumentazione e
altri esseri, tutti simili a Weiss e rientranti nella tipologia del
classico "nordico". Castillo pose varie domande cui venne sempre fornita
risposta: i Pleiadiani gli dissero di avere varie basi sulla Terra e di
essere in contatto con la razza umana da millenni, influenzandone
attivamente lo sviluppo. Le astronavi su cui viaggiavano avevano la
possibilità di rendersi invisibili in modo da non spaventare le masse
non ancora pronte a una rivelazione su larga scala. Molti emissari
Pleiadiani, secondo quanto comunicato a Castillo, sarebbero già stati
infiltrati tra la popolazione terrestre e sarebbero riusciti a creare
gruppi di cooperazione con esseri umani. Questo fu solo il primo di una
serie di contatti fisici con i Pleiadiani che continuarono fino al
gennaio 1975 in una sorta di crescendo. Castillo afferma infatti di
essere stato condotto sia in una base nelle Ande in cui operavano umani e
alieni sia in una base sottomarina nella Fossa delle Marianne a 5000
metri di profondità. In entrambe le occasioni, Castillo incontrò
sedicenti maestri di saggezza extraterrestri i quali lo misero in
guardia da futuri cataclismi e conflitti che, senza un "cambio di rotta
nelle coscienze" (testuali parole), avrebbero devastato il pianeta.
Pro e contro
Di primo acchito sarebbe totalmente legittimo pensare che Castillo si
sia inventato, se non tutto, almeno buona parte di quanto raccontato.
Della sua vicenda, infatti, l'unico dato certo da cui partire è proprio
l'inizio, ossia l'avvistamento del 1963 avvenuto insieme ad alcuni suoi
colleghi e i successivi disturbi fisici. Sarebbe però troppo semplice
liquidare le sue esperienze come semplici fantasie. Innanzitutto, la
prima considerazione da formulare è che chiunque di noi, se volesse
inventare una storia di contatti con alieni, cercherebbe di non
inserirvi elementi che, già prima facie, tendano a coprire di ridicolo.
Tutte le informazioni relative ai nomi degli esseri extraterrestri,
all'incontro con abitanti di Mercurio e di Venere alti tre metri
(pianeti disabitati secondo le informazioni a oggi disponibili e, ancor
più, inospitali per qualsiasi forma di vita), i messaggi in stile New
Age su guerre nucleari future per scongiurare le quali sarebbe stata
necessaria l'educazione di una nuova generazione consapevole del proprio
ruolo, sono certamente dati che strappano più di un un sorriso ma,
proprio per la loro esasperante banalità e/o presunta erroneità, non
possono non far pensare che Castillo possa essersi semplicemente
limitato a riportare fedelmente quanto comunicatogli. E' però procedendo
all'esame attento di vari particolari che il giudizio complessivo sul
caso Castillo induce a propendere per l'onestà del testimone. In prima
battuta, bisogna tenere in considerazione come Castillo non sia stato
l'unico a ricevere messaggi di siffatto tenore. Altri membri del suo
gruppo e, fattore ancor più interessante, membri di gruppi distanti
migliaia di
chilometri, sono usciti allo scoperto negli stessi anni con storie molto
simili, volte a formare un quadro omogeneo. In secondo luogo, non può
non sfuggire come l'intera vicenda abbia fortissimi punti di contatto
con l'affaire Amicizia, al culmine proprio nel periodo 1965-1978 nelle
più diverse aree del pianeta (anche in Italia, come brillantemente
evidenziato da Stefano Breccia nel saggio Contattismi di Massa): un
contatto con esseri alieni, dagli intenti apparentemente pacifici, che
avvicinavano gruppi ristretti di esseri umani e davano il via a una
sorta di collaborazione in cui un forte interesse veniva mostrato da
queste entità per la frutta terrestre. Senza dimenticare i riferimenti
fatti da Castillo a Ufo-crash, a operazioni di retroingegneria, e
all'utilizzo della mente da parte dei Pleiadiani per comandare le loro
astronavi, tutti particolari sui quali oggigiorno sono state scritte
migliaia di pagine ma che allora non erano affatto così noti.
A cura di Noi e gli Extraterrestri
testo U.Visani
fonte immagini Galactit.to/rune - GOOGLE Images
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