Incrociando i dati di tre sonde della Nasa sono state fatte nuove interessanti scoperte riguardanti i flare solari
Un’osservazione accurata delle differenti particelle emesse dal
Sole durante i brillamenti, o
flare solari,
incrociando i dati di tre sonde Nasa, ha permesso di fare nuove
interessanti scoperti sui meccanismi alla base di questi fenomeni. I
risultati sono frutto di una ricerca coordinata da David Lawrence
dell’Universita’ Johns Hopkins nel Maryland, ed effettuata utilizzando i
dati delle sonde Messenger, Stereo A e Strereo B. La Messenger si trova
in
orbita intorno a Mercurio dal 2011, a 45 milioni di chilometri dal
Sole mentre le altre due sonde, lanciate nel 2006, lavorano in coppia studiando il
Sole in maniera tridimensionale.Gli scienziati hanno osservato
raggi gamma, fotoni,
protoni, neutroni ed elettroni, emessi dopo un flare solare, cercando di
raccogliere il maggior numero di informazioni prima e durante
l’incontro con i
campi magnetici solare e terrestre.
Gli scienziati hanno scoperto che i neutroni sono gli unici a non subire
l’influenza dei campi magnetici e, a differenza delle altre particelle
che si incanalano lungo le linee dei campi magnetici, i neutroni non
subiscono alcun effetto, continuando a viaggiare in linea retta. In base
alla velocità di espulsione dal
Sole percorrono
distanze differenti: dunque, secondo quanto emerso dallo studio, i
neutroni piu’ lenti non sono registrati dai satelliti in orbita
terrestre. I dati raccolti riguardano un
flare
particolarmente intenso avvenuto nel giugno 2011, e ciò che è emerso è
un ncremento del numero di neutroni nell’orbita di Mercurio già alcune
ore prima l’arrivo dell’onda di particelle contro la sonda. I neutroni
sarebbero la conseguenza di urti tra le parte inferiore dell’atmosfera
Solare e gli urti tra le particelle espulse. Si cercherà ora di far luce
sulle modalità con le quali le particelle vengono accelerate nel corso
dei
brillamenti solari.
Fonte
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