Wednesday, March 16, 2011

Antimateria: ancora novità grazie all'esperimento Pamela

pamela

Partita il 15 giugno 2006 da Baikonur, in Kazakistan, e proiettata ad un'orbita tra i 350 ed i 600 chilometri di altezza, Pamela (Payload for Antimatter Exploration and Light) è un esperimento nato dalla collaborazione tra l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l'Agenzia Spaziale Russa e l'Agenzia Spaziale Italiana. L'apparato fu installato a bordo del satellite russo Resurs DK1 e lanciato in orbita durante una missione Soyuz.

Lo strumento possiede uno spettrometro magnetico che permette di separare le particelle di materia da quelle di antimateria. Dunque, il dispositivo è in grado di ricercare nuclei di antimateria nello spazio, particelle sconosciute e studiarne i meccanismi di produzione, accelerazione e propagazione dei raggi cosmici all'interno di una galassia. I rivelatori di cui è dotato, inoltre, permettono di riconoscere ed identificare il tipo di particella e la sua provenienza.

Gli esperimenti e le ricerche iniziarono nel 1979. In quell'anno, Robert Golden, dell'Università del New Mexico, insieme al collega Edward Bogomolov dello Ioffe Institute, rivelarono che il numero di antiprotoni nella collisione fra i raggi cosmici è decisamente maggiore rispetto alle aspettative. Il quesito successivo fu quello di stabilire da dove provenissero. Si stabilì quindi che questi giungessero da regioni estese di antimateria che si proponeva come un'alternativa simmetrica al mondo della materia.

Con ulteriori approfondimenti, il mondo della cosmologia aveva chiaramente identificato una nuova forma di materia, la materia oscura. Molti furono i contributi degli scienziati di cui le principali teorie affermano che la materia oscura altro non è che una composizione ed una combinazione di particelle simmetriche che, al contrario di quelle della materia che conosciamo, appartengono al mondo sconosciuto della supermateria. È tra l'incontro di tali particelle che queste possono annichilirsi producendo positroni, antiprotoni e neutrini.

Ecco che questo dato fornisce una nuova teoria secondo la quale esistono vari tipi di acceleratori cosmici di particelle. È il loro meccanismo a distinguerli. Finora si riteneva che fossero il risultato delle supernovae, turbolente stelle esplose, o delle pulsar, stelle di neutroni rotanti ad altissima velocità dotate di un forte campo magnetico.

Il responsabile dell'esperimento Pamela Piergiorgio Picozza chiarisce che si tratta di un importante progresso nella conoscenza dei meccanismi di accelerazione dei raggi cosmici nella nostra galassia, che si aggiunge a quelli recenti degli esperimenti Agile e Fermi”.

Ad ogni modo, avremo un riscontro quando il fenomeno verrà esposto nell'edizione di Science Express che anticipa come anteprima il numero americano di Science, dove si potranno avere ulteriori chiarimenti attraverso la pubblicazione dell'intero articolo riguardante lo studio.

Federica Vitale

Fonte: http://www.nextme.it/

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