BOLOGNA, 16 MAGGIO – “Io”,uno dei satelliti del pianeta Giove nasconde sotto la crosta solida un oceano di magma incandescente, nonostante sia lontano dalla Terra, erutta lava sulla sua superficie ogni anno. Un pianeta piccolo, molto caldo e agitato.
I dati erano stati raccolti dalla sonda Galileo 2000 ad opera della NASA’s Propulsion Laboratory di Pasadena in California, ma ci sono voluti 11 anni per interpretare i dati. I ricercatori hanno dovuto riprodurre il fenomeno per capire come un piccolo satellite chiamato “Io” potesse influenzare il campo magnetico di Giove.
Krishna Khurana ex co- ricercatori del team di magnetometro di Galileo e geofisico di ricerca con l’Istituto UCLA di geofisica e fisica planetaria ha dichiarato che:” come le onde con travi a vista da un metal detector dell’aeroporto rimbalzano le monete metalliche in tasca, tradendo la loro presenza al rivelatore, il campo magnetico rotante di Giove rimbalza continuamente al largo delle rocce fuse interno di Io. Il rimbalzo viene rilevato da un magnetometro a un veicolo spaziale che passa”. Riuscendo a fare una fotografia del nostro passato di come erano la Terra e la Luna, miliardi di anni fa al tempo della loro formazione, secondo lo scienziato Torrence Johnson del progetto Gallileo della Nasa.
Sul pianeta Terra il magma incandescente arriva ai 1200-1300 gradi sul satellite di Giove arriva a 2000 gradi, con uno strato di materiale magmatico spesso non meno di 50 chilometri che spiegano le continue abbondanti eruzioni con pennacchi, osservati dalle sonde spaziali che arrivano a 300 chilometri di altezza. Il magma incandescente non è molto diverso da quello terrestre, composto da un semiliquido di magnesio e ferro che spiega l’effetto e sulla Terra,infatti rocce solidificate molto simili sono presenti in Scandinavia. Infatti i test della sonda hanno dimostrato che sono stati in linea con una pietra come Iherzolite, una roccia ignea ricca di silicati di magnesio e ferro trovato precisamente a Spitzbergen in Svezia.
Secondo la storia Galileo Galilei tra la notte del 7 e il 10 gennaio 1610 osservò con il suo cannocchiale rudimentale i 3 satelliti: Europa, Ganimede e Callisto, girare intorno a Giove. Una visione che lo indusse a pensare che intorno al Sole giravano gli altri pianeti compresa la Terra, gettando una pietra miliare sull’inizio della scienza.
La sonda Galileo lanciata nell’Ottobre del 1989 finì a settembre del 2003 di studiare Giove e i suoi satelliti, fra cui i 4 pianeti scoperti dallo scienziato per questo la sonda ha preso il suo nome. Dopo aver viaggiato per 4.6 miliardi di chilometri finì la sua missione immergendosi su Giove stesso. Un operazione che costò circa 1.5 miliardi di dollari e fece lavorare 800 scienziati e tecnici. Grazie a questa missione i suoi archivi riservano ancora numerosi sorprese importanti sul grande regolatore del Sistema planetario che intessa anche per la vita sulla Terra. Fra poche settimane partirà una nuova missione Nasa partirà per lo studio di Giove e il suo complesso sistema di satelliti che prenderà il nome di Juno.
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