E’ allarme ghiacciai sul vecchio continente. A causa delle persistenti anomalie termiche positive che stanno caratterizzando l’andamento di questa estate 2012 molti ghiacciai europei sono arrivati quasi allo stremo, con drastici arretramenti rispetto agli anni passati. Le situazioni più critiche le ritroviamo nelle Alpi, specie nell’area delle Dolomiti, ma anche nel resto d’Europa lo stato di salute dei ghiacciai non è proprio dei migliori. Certo, non mancano neppure le eccezioni, ma in questo caso sono veramente molto rare.
Ma vediamo di fare un po’ il punto della situazione iniziando a vedere le condizioni dei ghiacciai italiani. Sulla Marmolada, per esempio, diversi parti del ghiacciaio sono ormai totalmente fuse, tanto da far emergere lo strato di roccia nuda sottostante, mentre a valle si riversano dei canaloni di acqua dolce che evidenziano la sofferenza dei ghiacci.
Spostandoci verso il Passo dello Stelvio la situazione sembra essere peggiore. Difatti l’ultimo minuscolo nevaio nella zona di Cima Coppi è sparito, ora ci sono solo crateri giganteschi, come quelli riscontrabili sulla superficie lunare, laddove per decenni e secoli c’erano solo nevai. Rimanendo sempre nel comprensorio alpino, quello maggiormente colpito in Europa, anche sul Plateau Rosa, fuori dalla zona piste, emerge il ghiaccio nudo essendo fusa buona parte della neve. Ma il processo di fusione ormai è osservato anche agli over 4000 metri del Cervino e dell’Aguille Verte, dove cominciano a comparire enormi crepacci, mentre in diversi punti comincia a comparire la roccia.
Se i ghiacciai italiani continuano ad arretrare in maniera spaventosa non va meglio neppure oltre i confini nazionali.
Per esempio, basti guardare in Francia, dove solo i più esperti possono sciare sul ghiacciaio nudo de Les Deux Alpes, pero solo nella parte alta sui 3400 metri. Giù sui 3200 metri, ormai c’è solo una patina grigiastra sbiadita dal sole. Sono del tutto spariti i piccoli nevai che si vedevano dalle cime che circondano il passo Bernina. Stanno invece per fondersi quelli visibili dal passo del Foscagno.
In questi giorni c’è anche chi tenta disperatamente di “cannonare” di neve per salvare gli ormai agonizzanti ghiacciai in Valsenales, mentre ormai il piccolo ghiacciaio sul Corvatsch, in Svizzera, sta gradualmente sparendo, con gli ultimi rimasugli ormai giunti sul punto di fondere. Ma non è finita qui.
In Scandinavia, per la prima volta nella storia, visto la cronica assenza di neve, sono state chiuse tutte le piste del famoso impianti sciistico del Galdhøpiggen.
Sul tetto della penisola Scandinava la situazione dei ghiacciai viene addirittura definita tragica.
In pratica sull’impianto del Galdhøpiggen non è rimasta nemmeno una traccia di neve fuori dalle piste, mentre solo un velo è riuscito a rimanere sulle piste. L’assenza di manto bianco ha cosi indotto le autorità scandinave a chiudere la struttura. Un fatto che finora non aveva alcun tipo di precedente.
Ormai neanche un altitudine di 2400 metri basta per conservare un po’ di neve in Scandinavia.
Anche il Folgefonna, in Norvegia, è sul punto di chiudere data la mancanza di neve, per la delusione di molti appassionati e sciatori professionisti (lo scii è molto praticato nei paesi scandinavi).
Persino i muri di neve altissimi per ripulire il passo di Songnefjell si sono considerevolmente ridimensionati arrivando fin sul punto di sparire.
In pratica, in poco più di tre mesi, oltre 10 metri di neve sono stati fusi. Un dato davvero eccezionale che merita una approfondita riflessione.
Per molti di questi ghiacciai la situazione rimane molto preoccupante visto che alcuni rischiano addirittura di sparire quasi del tutto entro la fine del mese di Agosto.
Di sicuro sull’arretramento di questi ghiacciai incide parecchio anche il pessimo stato di salute dei ghiacci marini artici che col loro sensibile ridimensionamento stanno contribuendo ad indebolire e ondulare il ramo principale della “Jet Stream” che scorre lungo l’emisfero boreale, creando dei notevoli stravolgimenti barici che possono persistere per diverse settimane o mesi, enfatizzando la risalita di grandi ondate di calore verso le alte latitudini. Ormai non ci resta che sperare, con l’avvento di Settembre, per un notevole rinvigorimento del vortice polare in sede artica. L’unica soluzione che possa agevolare un graduale raffreddamento sopra il mar Glaciale Artico con un conseguente consolidamento della sofferente banchisa dell’Artico.
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