“ Non sarebbe evangelico non investire coraggiosamente tutti i talenti che ci sono stati affidati, per seppellirli invece nella sabbia nell’attesa timorosa di un padrone geloso”. Con quest’affermazione, l’Osservatore Romano, storico giornale d’impronta cattolica, ha mostrato nuovi cenni d’apertura all’esistenza di altre forme di vita nel cosmo. Per il prof. Piero Benvenuti dell’Università di Padova, autore di un interessantissimo articolo sul rover Curiosity della Nasa, sarebbe opportuno rileggere in chiave moderna il De Potentia di Tommaso D’Aquino: “ Prima di scandalizzarci e di rigettare queste idee per il timore di sconvolgere discorsi teologici consolidati, dovremmo meditare come l’azione creatrice divina ecceda sempre le nostre limitate capacità razionali. Così, potremmo allora gioire nello scoprire l’insospettabile ricchezza dell’atto creativo di cui le nostre povere scienze e tecnologie ci fanno intravedere pian piano intrecci finora ignoti.
La vastità e complessità di ciò che negli ultimi decenni, con progressione esponenziale, abbiamo appreso del Cosmo (del Creato!) sono tali che la teologia non può rimanere distratta o agnostica; la cosmologia la chiama ad una sfida che porterà forse a vicoli ciechi, fermate e ripartente, ma che è divenuta ormai irrinunciabile”.
Nel corso della storia, l’uomo si è reso protagonista di maestose opere, anticipate da sublimi scoperte. L’evoluzione umana è una conseguenza del progresso scientifico e tecnologico. Tuttavia, ogni passo compiuto dalla scienza rappresenta una sorta di avvicinamento tra uomo e ideologie filosofico-religiose. Secondo Albert Einstein, la scienza senza religione è zoppa; la religione senza scienza è cieca. Creazionismo ed evoluzionismo rappresentano due facce di un’unica medaglia. Il dilemma dell’antitesi tra Creazionismo e Darwinismo è un ossimoro, un’assurdità logica, un’aporia destinata a rifluire entro i meandri di una retrogradazione oscurantistica.
Come già è stato ricordato in questa rubrica, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Pio XII hanno espresso, seppur in circostanze diverse, la loro condivisione circa l’inesistenza di un’opposizione fra la comprensione della creazione e la prova delle scienze empiriche. D’altronde, anche il Monsignor Ravasi, celebre vaticanista, qualche tempo fa ha avuto modo di caldeggiare un’opinione del tutto lontana da retrogradi dicotomie concettuali ed incline al dialogo tra teologia, filosofia e scienza: “L’evoluzionismo – afferma Ravasi – non risponde a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico, da dove viene tutto?”.
Quindi, i segnali d’apertura del Vaticano alla possibilità che nel cosmo esistano altre forme di vita, fanno da cornice ad un dipinto restaurato in chiave moderna. La ricerca “empirica” di altre forme di vita nel sistema solare, nella via lattea o nell’universo, ergo, è diventata una necessità (e non più un’eresia) anche per la Chiesa.
Fonte: http://www.controcampus.it
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