Il senatore degli Stati Uniti Harry Reid racconta le sue esperienze con i cosiddetti “fenomeni aerei non identificati” e la sua ostinazione nel voler sapere di più riguardo ad alcuni strani avvistamenti. Nel giugno scorso il Pentagono ha fornito alcuni dati in materia, ma rimangono ancora molte le domande senza risposta.
Un giorno del 1996 ho ricevuto una telefonata da George Knapp, che è un reporter investigativo di KLAS-TV, emittente di Las Vegas del network CBS, ed è anche un mio amico. «Harry, c’è una cosa alla quale devi partecipare», mi disse.
E mi invitò a una conferenza, prevista di lì a poco, che avrebbe avuto come argomento quelli che il governo americano definisce abitualmente “fenomeni aerei non identificati” e che la gran parte delle persone chiama semplicemente Ufo: un tema verso cui Knapp nutriva, e tuttora nutre, un interesse particolare.
In occasione dell’evento, una grande sala convegni si riempì di docenti universitari, di persone comuni interessate all’argomento e, sì, di qualche tipo stravagante. Rimasi molto impressionato dai professori, che parlavano di fenomeni aerei non identificati con linguaggio scientifico, discutendo il tema in termini di sviluppo tecnologico e sicurezza nazionale. Ne fui catturato.
Negli anni seguenti, mentre il mio interesse per gli Ufo aumentava – anche grazie alle mie conversazioni con l’ex astronauta John Glenn, un collega in Senato che condivideva le mie curiosità – il mio staff mi raccomandò di non farmi vedere mentre mi occupavo di questo argomento. «Tieniti maledettamente lontano da tutto ciò», mi dicevano. Li ho gentilmente ignorati. Ero curioso. Come il senatore Glenn, ritenevo che quello fosse un tema da indagare ed ero nella posizione per fare qualcosa.
E qualcosa ho fatto.
Nel 2007, mentre ricoprivo il ruolo di leader della maggioranza, ho lavorato con il senatore Ted Stevens, un Repubblicano dell’Alaska, e con Daniel Inouye, un Democratico delle Hawaii, perché fossero stanziati fondi per 22 milioni di dollari per quello che sarebbe diventato noto come Advanced Aerospace Threat Identification Program (Programma avanzato per l’identificazione delle minacce aerospaziali). Questa operazione segreta del Pentagono condusse ricerche sui report riguardanti gli Ufo e altri fenomeni analoghi, compresi gli incontri con gli Ufo che avevano coinvolto personale militare americano. In seguito sono stati resi pubblici alcuni video e alcune fotografie che documentano questi stupefacenti incontri e che hanno ravvivato la fascinazione di lungo corso che l’America ha per gli Ufo.
Benché il programma del Pentagono che ho contribuito a creare non esista più, il governo ha continuato a studiare gli Ufo, da ultimo attraverso un nuovo programma conosciuto come Unidentified Aerial Phenomenon Task Force (Task force per i fenomeni aerei non identificati).
Sono sempre stato affascinato dalle cose che non capisco – da ciò che è misterioso e da ciò che non trova spiegazione – e credo che questa fascinazione derivi in parte dall’essere cresciuto nel Nevada rurale. Vengo da Searchlight, un paese che si trova in pieno deserto, a una cinquantina di miglia a Sud di Las Vegas, e che oggi ha circa 300 abitanti. La casa in cui sono cresciuto era stata costruita con traversine ferroviarie e ho imparato a nuotare nell’unica piscina della cittadina, che si trovava in un bordello. A Searchlight la prostituzione aveva sostituito il settore minerario come principale attività economica e c’erano molte case di dubbia reputazione.
Per fortuna c’era anche il grande, splendido cielo con le meraviglie che contiene. Le persone che vivono nell’America rurale, lontano dall’inquinamento luminoso delle grandi città, di notte possono fissare i loro sguardi in cielo e vedere le meraviglie della Via Lattea e molto altro. Nella mia giovinezza a Searchlight ho passato molte sere sdraiato su un vecchio materasso a fissare il cielo sconfinato e pieno di stelle. Sono state poche le notti in cui non ho visto una stella cadente. Quella distesa scintillante riempiva i miei occhi e scatenava la mia immaginazione.
Il fatto di non avere una formazione scientifica è una cosa che mi ha sempre procurato dispiacere. Nella mia scuola elementare non avevamo un’insegnante di scienze. E quando sono andato alla high school erano disponibili soltanto pochi corsi. Ma, nonostante la mia carenza di conoscenze scientifiche (o forse proprio per questa ragione), sono sempre stato molto curioso. Come mai il sole rimane caldo?, mi domandavo. Come mai non si raffredda alla fine del giorno? Da ragazzo non avrei saputo trovare le risposte, ma non ho mai smesso di porre domande. Come disse una volta Albert Einstein, «la curiosità ha in se stessa la propria ragione di esistere».
Anni dopo, quando sono diventato una figura pubblica, ero ancora curioso come prima. Come senatore Democratico per il Nevada, ho visitato l’Area 51, la base sperimentale top secret dell’Air Force che si trova nel Nevada meridionale e che era da lungo tempo associata alle teorie del complotto connesse con gli Ufo. Quello che ho visto mi ha affascinato, benché molte di quelle cose debbano restare coperte da segreto. Durante una di queste visite ho percorso la breve distanza verso la struttura che ospitava i nuovi aerei stealth dell’Air Force, ancora segreti. Per ragioni di sicurezza i piloti potevano farli volare soltanto di notte – sotto quelle stesse stelle del Nevada su cui fissavo i miei occhi quando ero un ragazzo.
Benché l’Area 51 sia stata sviluppata decine di anni fa, all’apice della Guerra fredda, la sua esistenza non è stata pubblicamente riconosciuta dal governo degli Stati Uniti fino al 2013. Farlo prima avrebbe messo a rischio la sicurezza del nostro Paese, dal momento che il governo cerca sempre un equilibrio tra le priorità della segretezza e la trasparenza che è propria di una democrazia.
Fino a tempi recenti, molti piloti militari avevano timore di essere puniti qualora avessero riportato l’avvistamento di fenomeni aerei non identificati. Ma io ritenevo che l’esistenza di un tabù non ufficiale, che impediva una schietta discussione su questi incontri, avrebbe potuto danneggiare la nostra sicurezza nazionale e ostacolare possibili avanzamenti tecnici. E questo è il motivo per il quale nel 2007, insieme con i senatori Stevens e Inouye, ho contribuito a creare quel programma segreto del Pentagono. Volevamo dare un’occhiata da vicino, e in modo scientifico, alle implicazioni tecnologiche connesse con gli incontri con gli Ufo che erano stati riferiti.
Credo che dalle indagini segrete del governo sui fenomeni aerei non identificati siano state scoperte delle informazioni che potrebbero essere rese pubbliche senza mettere a rischio la nostra sicurezza nazionale. Il popolo americano merita di sapere di più (alla fine del giugno scorso il governo di Washington ha in effetti diffuso un rapporto sui “fenomeni aerei non identificati”, ma la maggior parte degli esperti ha ritenuto piuttosto inconcludenti le analisi contenute in questo documento del governo degli Stati Uniti, ndr).
Ma che cosa ho imparato finora dalle inchieste ufficiali sui fenomeni aerei non identificati? La verità, per quanto possa essere deludente, è che ci sono ancora molte cose che non capiamo. Non è chiaro se gli Ufo in cui ci siamo imbattuti possano essere stati costruiti da Paesi stranieri che sono nostri avversari, se la percezione visiva dei nostri piloti durante alcuni di questi incontri fosse in qualche modo falsata o se davvero abbiamo prove credibili di visite da parte di extraterrestri. E potrebbero esserci ulteriori spiegazioni, ancora sconosciute, per alcuni di questi strani avvistamenti.
In ogni caso, quando si studiano gli Ufo, credo che sia di fondamentale importanza partire dalla scienza. Se concentreremo la nostra attenzione su omini verdi e teorie del complotto non andremo lontano. Naturalmente, qualunque cosa ci dovesse dire la scienza, una parte dell’opinione pubblica continuerebbe a credere all’esistenza di Ufo provenienti da altri mondi come a un articolo di fede. Negli ultimi tempi, il dibattito intorno agli Ufo può essere suddiviso così: da un lato, chi crede sinceramente alla scienza, dall’altro chi crede sinceramente negli extraterrestri. Io sto dalla parte della scienza.
Voglio chiarirlo ancora: non ho mai avuto l’intenzione di provare che esista vita oltre la Terra. Ma se la scienza provasse che esiste, per me non ci sarebbe nessun problema. Perché più imparo e più mi rendo conto che ci sono ancora tantissime cose che non conosco.
Harry Reid
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