Nessuno verrà processato Fukushima, che pure è stato definito “un disastro causato dall’uomo” da una commissione parlamentare giapponese. Lo ha deciso la Procura nipponica, in base a dati ed informazioni raccolte “su base volontaria”
Così, grazie alla buona volontà di quanti hanno riferito ai
magistrati che il terremoto e lo tsunami del 2011 sono stati un immane
disastro impossibile da arginare e contenere, non dovranno prendersi la
briga di pagare un avvocato nè coloro che all’epoca sedevano ai vertici della Tepco – la società proprietaria della centrale nucleare con tre reattori in meltdown da cui tuttora la radioattività si diffonde nell’oceano – nè i politici cui
spettava il ruolo di prendere decisioni nelle primissime fasi
dell’incidente, quando si susseguivano scoppi ed esplosioni e da quali
sarebbe stato logico aspettarsi un immediato (e non tardivo) ordine di
evacuare la popolazione.
Soprattutto, non dovranno cercarsi un avvocato coloro che hanno progettato ed approvato una centrale nucleare lungo le coste del Pacifico senza preoccuparsi di collocare i generatori di emergenza sufficientemente in alto da non essere raggiunti da uno tsunami. La foto è famosa e mostra Fukushima mentre viene allagata
Che il Giappone sia zona sismica e che “tsunami” sia un vocabolo
giapponese, non è neanche il caso di ricordarlo. E’ il caso di
ricordare, invece, il paradosso nucleare: una centrale produce energia
elettrica, ma deve essere costantemente rifornita di energia elettrica proveniente dall’esterno per far funzionare innanzitutto l’impianto di raffreddamento.
Per questo generatori d’emergenza con motori diesel
devono essere sempre pronti ad entrare in funzione. A Fukushima in
effetti si accesero dopo il terremoto, ma erano troppo vicini alla riva:
poco dopo furono inondati dallo tsunami e andarono fuori uso.
No, non è stato un imprevedibile, disgraziatissimo caso. Una plurisecolare tradizione giapponese vuole che, dopo uno tsunami, venga piantato un cippo
nel punto più alto raggiunto dal mare con un monito ai posteri: “Non
costruite mai niente qui sotto”, o qualcosa del genere. Ad ogni
generazione, in media, un tratto di costa del Giappone viene spazzata
dallo tsunami: se la tracotanza contemporanea non si fosse fatta beffa
di quella saggezza antica, Fukushima e i suoi generatori d’emergenza sarebbero stati costruiti proprio lì? E quante migliaia di persone si sarebbero salvate dallo tsunami…
Il non luogo a procedere per Fukushima deriva dal fatto che sarebbe stato troppo difficile evidenziare responsabilità individuali. Notare: è diverso rispetto a “perchè non esistono responsabilità”. Se è così, ben difficilmente chicchessia verrà chiamato un domani a rispondere delle menzogne, mezze verità e verità ritardate che costellano questi due anni e mezzo di crisi nucleare.
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