Il modello statistico fornisce un nuovo approccio per aiutare gli scienziati a capire se segnali dall’origine sconosciuta possano essere attribuiti alla presenza di civiltà aliene intelligenti. Lo studio su Pnas.
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E.T. telefono casa: arriva un modello matematico complesso che aiuta gli scienziati a capire se nella nostra galassia ci sono gli alieni. Questo modello statistico, basato su un noto teorema matematico, stima la probabilità della presenza di civiltà aliene intelligenti all’interno di varie distanze dalla Terra e aiuta a interpretare l’origine di eventuali segnali nella Via Lattea. Realizzato da un gruppo dell’École Polytechinique Fédérale di Losanna, guidato da Claudio Grimaldi, insieme alla University of California, il nuovo approccio è stato appena descritto sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
All’inizio il gruppo di Grimaldi è partito da ricerche in ambito fisico molto differenti, stimando la probabilità che particolari materiali, i nanotubi di carbonio, strutture cilindriche di atomi di carbonio che si sviluppano nelle dimensioni di nanometri (milionesimi di millimetro), scambino fra loro elettroni. Partendo da questo elemento, Grimaldi si è chiesto se un simile processo possa avvenire anche su scala molto più vasta.
Se i nanotubi fossero stelle e gli elettroni segnali scambiati da vita aliena, si potrebbe ugualmente calcolare la probabilità che questi segnali vengano inviati? In altri termini, nello spazio interstellare si può calcolare la probabilità che avvenga una comunicazione fra civiltà extraterrestri?
Da queste domande sono partiti gli autori per realizzare il novo modello statistico, basato sul teorema di Bayes. In base ai risultati, se viene rilevato anche un solo segnale entro un raggio di mille anni luce dalla Terra, spiegano gli autori, questo significa che la probabilità che vi sia vita extraterrestre avanzata è quasi pari al 100%. Insomma, possiamo stare quasi certi che la nostra galassia sia piena di alieni.
Ma anche se non ci fosse alcun segnale entro i 1000 anni luce, la probabilità di vita aliena più lontana ma sempre all’interno della nostra galassia rimane comunque pari al 10%, anche se per i radiotelescopi un tale segnale diventa difficile da individuare. Mentre una cosa è certa: se oltre i 40mila anni luce dalla Terra non c’è alcun segnale, ciò significa che non c’è alcuna civiltà intelligente nella nostra galassia. Questi dati aiutano gli scienziati che rilevano segnali dallo spazio con i radiotelescopi a capire se potrebbero provenire da civiltà intelligenti aliene.
Ma il tema vita aliena non è nuovo: si studia questa possibilità da circa 60 anni. Con questo scopo, ad esempio, è stato lanciato il progetto Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence – Ricerca di intelligenza extraterrestre), che coinvolge principalmente gli Stati Uniti. Questo programma – dentro cui si inserisce il nuovo modello – è basato sull’idea che civiltà extraterrestri avanzate su un altro pianeta sarebbero in grado di inviare nello spazio segnali elettromagnetici della loro presenza e che gli scienziati sulla Terra riuscirebbero a scoprire questi segnali tramite radiotelescopi molto potenti
Ci fu anche un precedente, il segnale Wow! nel 1977, la cui origine è stata attribuita alle comete (anche se è ancora discussa). Inoltre, non ci furono ripetizioni del fenomeno, che dunque non poté essere attribuito a vita aliena.
Oggi gli scienziati hanno ripreso la ricerca con nuovo interesse verso i numerosi esopianeti che orbitano intorno a miliardi di soli nella nostra galassia. Anche gli strumenti sono più potenti rispetto a quelli di 40 anni fa. I ricercatori hanno costruito un radiotelescopio, in Sudafrica e Australia, un progetto costituito da uno strumento che complessivamente occupa uno spazio di un chilometro quadro, chiamato appunto Square Kilometre Array. Mentre il Breakthrough Listen, un ampio progetto annunciato dall’imprenditore russo Yuri Milner, potrebbe coprire un cielo 10 volte più vasto e rilevare una banda più fitta di frequenze.
Insomma, se finora gli scienziati erano in grado di scovare segnali solo fino a 40 anni luce da noi, oggi con questi nuovi super telescopi si potrebbe arrivare a distanze maggiori (500-1.000 anni luce). E trovare nuovi indizi di vita degli alieni.
Fonte
Commento di Oliviero Mannucci: Basterebbe semplicemente che i cosidetti "scienziati" studiassero in maniera approfondita, come fece l'astrofisico Allen Hynek, la casistica ufologica, per capire che gli alieni sono in mezzo a noi da decenni. Altro che parabole, quelle lasciamole a Gesù Cristo.
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