Analizziamo un avvistamento interessante, seppure testimoniato più di 60 anni dopo i fatti, con le ovvie dimenticanze e confusioni.
Dopo aver “festeggiato” i 75 anni dal primo avvistamento ufficiale di Kenneth Arnold del 1947, (leggi qui) facciamo una corsa a ritroso nel passato. Secondo la storiografia ufologica scandita dalla serie di libri ‘Ufo in Italia’, quello che segue è stato per molto tempo considerato il primo avvistamento di un fenomeno volante non identificato sottoposto a indagine, sia pure molti anni dopo.
Ci troviamo a Bosa, un piccolo centro abitato a nord della penisola di Sinis, in provincia di Nuoro, nei primi giorni di giugno del 1907, quando il testimone (all’epoca un ragazzo) che si trovava in compagnia dei genitori stava tornando a casa dopo una visita alla nonna. Alle ore 22 circa dal cielo stellato e senza Luna si sentì un fortissimo boato della durata di ben 6 secondi. Tutti alzarono lo sguardo e ad una altezza stimata di circa 300 metri osservarono un oggetto ovoidale, lungo quasi 30 metri e del diametro di 8, fermo nel cielo e illuminato da una luce gialla dorata. Dopo altri 6 secondi la luce si spense senza lasciare traccia o altro segno che indicasse un suo movimento. La posizione del fenomeno era sulla verticale di piazza Duomo e sull’ingresso del ponte sul fiume Temo.
In paese si fece riferimento ad una credenza locale, la “barca di S. Pietro”, la cui apparizione avrebbe garantito una buona annata. Secondo alcune ricerche fatte anni dopo, la data dell’evento dovrebbe essere spostata a un giorno di maggio del 1910 quando, secondo i ricordi dei paesani, quello stesso fenomeno (di forma e dimensioni simili a quelle del nostro racconto) era durato addirittura 3 giorni, suscitando una profonda impressione: solo alla fine della terza notte, improvvisamente, l’oggetto si era diretto a fortissima velocità verso il mare ed era sparito definitivamente. Non si era rilevato alcun effetto fisico sugli uomini e sugli animali: nessun rumore. Solo all’atto della partenza fu riscontrata una fortissima raffica di vento tiepido da levante. Di conseguenza, nelle persone si verificò un terrore mistico e molte donne si recarono in chiesa a pregare, con il timore della fine del mondo o altre calamità.
Un avvistamento interessante, seppure testimoniato più di 60 anni dopo i fatti, con le ovvie dimenticanze e confusioni, aggiunte ad una certa ritrosia nel voler parlare da parte di chi assistette al fenomeno. Secondo il primo racconto fatto dal nostro testimone, sembrerebbe potersi trattare dell’esplosione aerea causata da un bolide, ovvero un corpo meteorico abbastanza grande e ben visibile, disintegratosi per l’ingresso in atmosfera e non riconosciuto come tale probabilmente per la direzione verso i testimoni che non hanno così potuto vedere la scia. Mancherebbe però un conseguente residuo di luminosità, tipico dei bolidi.
Più complicato ipotizzare una spiegazione per le testimonianze che fanno riferimento alla data successiva: il fenomeno stazionario per 3 sere consecutive, la correlazione con una credenza locale (si era già svolto un fenomeno simile nel passato?), la ventata calda: tutti dettagli che sembrano appartenere ad una casistica ufologica classica. Anche il terrore che pervase i testimoni sembra genuino, tanto più che li spinse a correre in chiesa per pregare.
Di contro dobbiamo però aggiungere che le testimonianze “tardive”, raccolte a grande distanza di tempo dai fatti, sono da prendere con le molle perché il tempo passato, i racconti ripetuti e riascoltati negli anni possono aver introdotto modifiche ed alterazioni nei ricordi, perfino particolari aggiunti: è una questione ben nota presso gli studiosi di storia orale, oltre che di psicologia della testimonianza. Per questo, se dal punto di vista storiografico il caso è interessantissimo, possiamo dire che la mancanza di dati certi non ci consente di offrire spiegazioni ragionevolmente certe per quello che resta, quindi a tutti gli effetti è un fenomeno non identificato.
Stefano Innocenti
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