Un nuvo progetto dell’Agenzia spaziale Usa vuole costruire un
laboratorio permanente all’interno di un cratere lunare, usando
riflettori robotici per illuminarne il fondo e rifornire la base di
energia
Un fondo ghiacciato da cui estrarre acqua, idrogeno e ossigeno, e pareti alte quattro chilometri per difendere gli astronauti dai pericoli della superficie lunare. Sono le condizioni presenti sul fondo del cratere di Shackleton, nel polo Sud della Luna, perfette, almeno secondo la Nasa , per realizzare un insediamento umano di lunga durata. Unico problema: come portare luce, calore ed energia fino al fondo del cratere? La soluzione potrebbero essere i TransFormer, eliostati
(cioè specchi robotizzati che seguono lo spostamento del sole) montati
sulle pendici del cratere, che proietterebbero la luce solare dove
serve, per illuminare e riscaldare la colonia. Il progetto arriva dal Jet Propulsion Laboratory, e ha vinto un finanziamento di circa 500mila dollari nell’ambito dei progetti Niac della Nasa (Innovative Advanced Concepts).
Il progetto prevede una prima fase in cui verrebbero installati i TransFormer, che una volta in funzione potrebbero proiettare un cono di luce su una squadra di rover, scaldandoli e alimentandoli lungo il percorso verso il fondo del cratere. Arrivate a destinazione, le sonde robotiche inizierebbero quindi a costruire l’habitat per gli astronauti, e le strutture di ricerca e di estrazione. Completati i lavori, una schiera di TransFormer disposti a cerchio tutto intorno al cratere permetterebbero di illuminare la base 24 ore al giorno, garantendo circa un megawatt di energia solare per ogni riflettore.
Si creerebbe così un micro-ambiente mite (mild micro-environment), in una zona altrimenti estrema, che da milioni di anni non viene raggiunta dalla luce del Sole, e le temperature si aggirano intorno ai -170 gradi . Non proprio un piano per terraformare la Luna, come lo descrive (erroneamente) la rivista Popular Science, ma comunque un progetto estremamente ambizioso, che permetterebbe di costruire un incredibile laboratorio permanente dotato di aria, acqua, luce e calore. Da qui si potrebbe studiare approfonditamente la superficie del satellite e, ipotizzano gli scienziati della Nasa, si potrebbe forse dare il via alla più grande produzione di idrogeno e ossigeno liquido al di fuori del nostro pianeta, da usare nel corso di futuri viaggi interplanetari.
Simone Valesini
Fonte
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