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Saturday, January 8, 2011

Con i suoi tweet Nespoli chiude la guerra fredda

«Ester, mi spiace, ma gli ufo non si sono ancora visti. Li aspettiamo». «Qui tutto sotto controllo, Massimo. E in Brianza?». Cartoline dal paradiso, altezza 300 chilometri dalla Terra. Un posto di pochi metri quadri in assenza di gravità che gira intorno al pianeta 16 volte al giorno, e da cui si rischia di fotografare Londra pensando che sia Parigi. «Scusate ragazzi, avevate ragione: è un errore». Paolo Nespoli, classe 1957, negli anni 80 è stato in Libano come incursore, ora è su un altro fronte, da astronauta. È partito il 15 dicembre sulla Soyuz Tma-20 e resterà in aria con due colleghi fino a maggio 2011. Orgoglio Italia, direte. Ma il punto è un altro.

È che Nespoli passerà alla storia come l'uomo che ha abbattuto il muro tra terra e cielo, demitizzato lo spazio, e di fatto ucciso la guerra fredda. Una volta al giorno, per un'ora, scrive su twitter un diario di bordo (twitter.com/astro_paolo). I suoi followers - già quasi 10mila - aspettano lo slot quotidiano concesso dalla Nasa per leggerlo sui pc. Frammenti di vita quotidiana, da astronauta della porta accanto, tra un esperimento e l'altro. Altro che l'ironia da massimi sistemi di Yury Gagarin, che nel 1961 al termine del giretto sulla Oriente 1 pare abbia detto: «Spiacente, di Dio nessuna traccia». O della solennità un po' impostata di Neil Armstrong del «piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità».

Visto dai tweet di Nespoli, lo spazio è chiacchiera tra amici. Fulvio Drigani, responsabile comunicazione Esa (Agenzia spaziale europea) per l'Italia, dice che si deve al «talento comunicativo dell'uomo». Ma anche al fatto che «per la prima volta si è deciso di usare internet come taccuino di bordo di un'avventura nello spazio». Il risultato è che triangolando tra spazio, Houston e Frascati (i centri di coordinamento della missione), i messaggi sulla rete rendono minime le distanze. La terra vista dalla luna è ancora «una meraviglia» (così Nespoli, a proposito dell'Italia illuminata di notte), ma la si può toccare come in un viaggio in comitiva.

Sulle missioni spaziali si è giocata per decenni una partita di enorme portata. Chi abbia letto quel grande affresco corale che è Underworld di Don De Lillo sa bene come l'ossessione dello spazio sia stato il basso continuo della storia americana, perché metafora del braccio di ferro tra americani e sovietici. Era la faccia illuminata in nome del "progresso" della guerra sotterranea, maledetta e innominabile dell'atomica. Chi primo fosse arrivato alla luna, primo sarebbe giunto alla bomba su larga scala. Questione di simboli e inconscio collettivo più che di reali capacità militari. Ecco perché nel '61 il volo di Gagarin - appena 73 minuti - colpì come una frustata l'orgoglio americano, dormiente dopo Hiroshima sul pregiudizio di una inattaccabile superiorità tecnologica. Ecco perché, grazie ai tweet che Nespoli manda da uno spazio così vicino e familiare, e da una navicella di nome Soyuz, tutto ciò ci appare definitivamente sepolto. Dopo i muri caduti in terra, ne è saltato un altro, giorni fa, a 300 chilometri dalla Terra.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/

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