Spazio: ultima frontiera. Credere che si sia soli nell'universo è come credere che la Terra sia piatta. Come disse l'astrofisico Labeque al palazzo dell'UNESCO, durante il congresso mondiale del SETI di Parigi del Settembre 2008, " SOMETHING IS HERE", "Qualcosa è qui", e I TEMPI SONO MATURI per farsene una ragione. La CIA, l'FBI, la NSA, il Pentagono, e non solo, lo hanno confermato!
Guardate l’immagine del prototipo di aereo supersonico sperimentale X-59 della NASA che vi riportiamo più avanti: riuscite a identificare la cabina di pilotaggio? No? Avete ragione, perché effettivamente non c’è.
O meglio, è sotto quel cupolino trasparente che si vede a metà
fusoliera: una posizione però da cui è impossibile vedere cosa c’è
davanti al muso dell’aereo, in fase di decollo o atterraggio, ma anche
in volo. E infatti il pilota ha come unico riferimento el immagini 4K trasmesse sul display dinanzi a sé.
Ma perché l’X-59 ha la cabina in una posizione così strana? Perché l’obiettivo del prototipo è quello di raggiungere velocità supersoniche senza provocare o quasi il famoso boom sonico, il boato udibile anche a terra e a grandi distanze, che avviene nel momento in cui il velivolo supera la barriera del suono. Un problema non da poco per gli aerei di linea che usano aeroporti solitamente vicini a centri abitati, che la NASA sta appunto cercando di risolvere.
Per questo l’X-59 ha un’aerodinamica molto particolare, pensata per
“bucare” l’aria con estrema facilità, proprio al fine di contenere il
rumore al raggiungimento della fatidica soglia. Tra i tanti segreti, per
ottenere ciò, il prototipo presenta un muso estremamente rastremato, più simile a quello di un missile, lungo ben 15 metri, al cui interno sarebbe stato impossibile alloggiare la tipica cabina di pilotaggio.
Di qui la necessità di consentire ai piloti di “vedere” con altri mezzi. L’aereo infatti è dotato di due telecamere, una posta sotto il muso,
retraibile come il carrello e con risoluzione standard, utilizzata per
le manovre di decollo e atterraggio, e una seconda, posta sopra il muso
(si può vedere nel rendering), carenata e con risoluzione 4K, che
trasmette le immagini durante il volo.
Una soluzione avveniristica che, tra i non addetti ai lavori, può
sollevare parecchie perplessità. Cosa accadrebbe infatti in caso di
guasto di una delle telecamere o del display? Come farebbe il pilota a
controllare l’aereo o ad effettuare l’atterraggio? A prescindere dal
fatto che l’aereo stesso è dotato di una certa ridondanza
(benché non collimino perfettamente ci sono infatti due videocamere e
tre display, uno principale e altri due posti sotto) la realtà dei fatti
è che ai piloti addestrati non serve poi così tanto vedere cosa
c’è di fronte all’aereo per pilotarlo ed effettuare decollo e
atterraggio.
In alcuni caccia militari a doppio sedile in linea, come ad esempio
l’F16 o il jet da addestramento T38, il pilota presente nel sedile
posteriore non ha una visione della aprte frontale dell’aereo eppure, in
caso di emergenza, con l’aiuto della strumentazione di bordo e delle
informazioni sul suo head-up display, è in grado di far volare l’aereo e
di farlo atterrare in sicurezza.
Il vero rischio più che altro è di provocare chinetosi, il disturbo neurologico che alcuni individui provano quando ciò che vedono gli occhi e ciò che sente il corpo non coincide, cosa molto probabile a velocità supersoniche. Per evitare questo è necessario che non ci sia una latenza eccessiva tra ciò che la videocamera rileva e ciò che il monitor mostra.
Secondo gli esperti della NASA questa latenza non dovrebbe essere
superiore a un decimo di secondo ma già attualmente il sistema ha una
latenza di soli 67 millisecondi.
Il sottosuolo di Marte è ancora un ambiente poco
studiato a causa di una barriera tecnologica che non permette il
sondaggio approfondito
Su Marte, nella zona di Arcadia Planitia un’ampia regione delle pianure del nord del pianeta, scoperta un’area di 12.000 km quadrati con migliaia di vulcani di fango, cioè edifici di emissione prodotti dalla risalita di acqua, sedimenti e gas anziché dall’emissione di lave. La scoperta, pubblicata su Scientific Reports di Nature Research dal team dell’Università di Padova
coordinato dalla dottoressa Barbara De Toffoli del Dipartimento di
Geoscienze, rimette in discussione l’attività finora ipotizzata del
pianeta e apre un nuovo scenario su quanta acqua sia in effetti rimasta
nelle profondità del pianeta. La produzione di migliaia di vulcani di
fango, dovuta alla mobilizzazione di grosse masse d’acqua in risalita
dal permafrost marziano, sarebbe avvenuta infatti solo 370 milioni di
anni fa. Il sottosuolo di Marte è ancora un
ambiente poco studiato a causa di una barriera tecnologica che non
permette il sondaggio approfondito come quello che è possibile
sviluppare sulla Terra. La conoscenza della profondità a cui si trova il
permafrost marziano è il risultato di una ricerca americana del 2010.
Per primi, i ricercatori dell’Università di Padova, hanno applicato una
combinazione di analisi geomorfologica e analisi frattale ai vulcani di
fango studiati per poi creare un collegamento tra forme di superficie e i
livelli di permafrost nel sottosuolo. “Per prima cosa abbiamo
osservato le immagini della superficie che la Context Camera (CTX) a
bordo di Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) ha acquisito. Siamo stati in
grado di capire che questi allineamenti di strutture potessero essere
interpretati come centri di emissione di fluidi e sedimenti.
Successivamente abbiamo classato le caratteristiche peculiari e comuni
di questi migliaia di vulcani marziani e li abbiamo paragonati con
strutture simili, sia terrestri che marziane, individuando una
morfologia pressoché identica a quelle in esame – dice Barbara De Toffoli del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova e prima firma della pubblicazione – Ma
un’osservazione della sola morfologia non è sufficiente per
discriminare il tipo di struttura sotto osservazione. Per questa ragione
abbiamo aggiunto una seconda analisi, quella frattale, che tramite lo
studio della distribuzione spaziale dei centri di emissione nello spazio
è in grado di restituirci una stima della profondità fino a cui si
estende il sistema di fratturazione che collega i vulcanelli di
superficie alla loro sorgente di fluido“. “Dobbiamo infatti immaginare i vulcani, di fango in questo caso, – continua De Toffoli – non
come edifici singoli e scollegati, ma come una rete di fratture che
coinvolge uno spessore della crosta pari a 18 km dove abbiamo ipotizzato
essere la sorgente dei materiali emessi e risaliti in superficie
producendo i vulcani di fango. Con l’utilizzo di una tecnica, quella di
conteggio dei crateri che è l’unico metodo attualmente disponibile per
analisi su corpi planetari diversi dalla terra, abbiamo poi stimato
l’età di questi vulcani di fango: maggiore è l’età di una superficie
quanto maggiore sarà stato il flusso di impattori (materiale) che l’ha
raggiunta e maggiori saranno le loro dimensioni“. La zona di
Arcadia Planitia, su cui si è focalizzata la ricerca, presentava questi
interessanti allineamenti di strutture che dopo lo studio si possono
datare a 370 milioni di anni fa, cioè in tempi veramente recenti per il
tempo geologico marziano. Marte è un pianeta molto meno attivo del
nostro che, ad esempio, non presenta tettonica a placche. Dopo un primo
periodo che termina 3/3.5 miliardi di anni fa in cui su Marte l’attività
dell’acqua era abbastanza intensa da permettere ai fiumi di scavare
alvei complessi, il pianeta comincia a virare verso un ambiente globale
secco. Questo secondo periodo termina circa 1.8 miliardi di anni fa,
dopo di che le uniche attività dell’acqua note sono le calotte glaciali
ai poli ed eventi estremamente superficiali sull’ordine di grandezza
centimetrico o metrico al massimo. “Avere trovato una
mobilizzazione di grosse masse d’acqua, come quella che deve essere
risalita per produrre le migliaia di vulcani di fango da noi studiate,
che datano a soli 370 milioni di anni fa – sottolinea De Toffoli –
è una scoperta che rimette in discussione l’attività del pianeta e apre
un nuovo capitolo di domande su quanta acqua è in effetti rimasta nelle
profondità del pianeta. Inoltre il fatto che la profondità di sorgente,
18 Km, corrisponda alla profondità dove è ipotizzata la base del
permafrost rafforza ulteriormente le precedenti osservazioni poiché
sottolinea un ulteriore collegamento con ambienti ricchi d’acqua. Ciò
conferma con buona probabilità il fatto che una consistente massa di
acqua fosse presente nel sottosuolo di Marte in tempi incredibilmente
recenti“. “Questo ha un’implicazione importante sia per
comprendere l’evoluzione del pianeta e i processi che l’hanno modellato,
sia nell’ambito astrobiologico. Marte è uno dei principali candidati di
studio per la ricerca di vita, noi abbiamo individuato su Marte – conclude la ricercatrice padovana – un
ambiente in cui significative quantità d’acqua sono state presenti in
forma liquida in un tempo molto recente, questo rende l’area ad alto
potenziale, e quindi attraente, per lo sviluppo di studi astrobiologici.
Oltre alla presenza di acqua liquida, sono interessanti a queste
finalità di studio le possibili emissioni di metano prodotte dalla
dissociazione dei clatrati (ghiacci d’acqua le cui strutture cristalline
possono ospitare molecole di CO2 o metano) e dal fatto che i fluidi in
esame provengono da profondità dove la vita è potenzialmente più
riparata dell’inospitalità marziana più superficiale“.
Become a Member! https://www.youtube.com/channel/UCuBP...
UFO Youtube Channel Thirdphaseofmoon! Share Your Incredible UFO Videos
To the World! Upload your UFO Video To Youtube, Then Copy Paste The Link
To My Email! cousinsbrothersproductions@gmail.com Keep Your Eyes on the
Skies! We are not Alone!
Check out Beyond the Spectrum Documentary Now! https://amzn.to/2KCHtbS
Se fate click sul link potrete scaricare sia la versione PDF in italiano che l'originale in inglese. Gli UFO non esistono ufficialmente, ma allora perchè nel manuale dei vigili del fuoco statunitensi c'è un intero capitolo dedicato ad essi? Ci siamo capiti, vero?!
PASCAGOULA, Miss. (AP) — A
historical marker has been placed near the river where two men in
southern Mississippi said they were abducted by aliens in 1973.
News outlets report the city of Pascagoula dedicated the marker Saturday at Lighthouse Park.
Charles
Hickson and Calvin Parker said they were on the shores of the
Pascagoula River when what appeared to be aliens pulled them onboard a
UFO, examined them for about 30 minutes and then returned them to Earth.
Both
reported the event to the sheriff’s department and were checked out at a
hospital after it happened Oct. 11, 1973. The story has become known
worldwide.
Parker
published a book about the experience in 2018. Hickson died in 2011.
Both said many people doubted their story. A few witnesses have come
forward to corroborate some details.
Il crescente interesse del Congresso nei confronti degli
avvistamenti di Ufo è alla base della revisione delle procedure
operative del Pentagono di segnalazione, identificazione, analisi e
valutazione delle minacce alla sicurezza nazionale causate dagli
“incontri” con “oggetti volanti” non identificati. Briefing
istituzionali sono stati richiesti ed effettuati al
Pentagono nonostante il Presidente Donald Trump abbia espresso
palesemente il proprio scetticismo. Ma il nuovo
approccio del Pentagono punta alla fusione di dati raccolti, attraverso
l’applicazione dell’intelligenza artificiale e dell’autonomia, al fine
di conseguire una completa conoscenza della tecnologia alla base degli
Ufo.
* * * *
Il 19 giugno scorso, tre senatori degli Stati Uniti hanno ricevuto briefing riservati
al Pentagono con piloti ed ufficiali della Marina statunitense ai quali
è stato chiesto di fornire dettagli di loro “incontri” con velivoli non
identificati. Ciò al fine di creare un quadro di maggior comprensione
di quanto questi episodi possano delineare minacce alla sicurezza
nazionale e alla sicurezza dei piloti.
Stiamo parlando dei c.d “Unidentified Flying Object”, comunemente noti come UFO, e – occorre subito precisare – l’incentivo
ad approfondire sia del Congresso che del Pentagono non ha nulla di
esoterico, ma e’ solo una questione militare e di sicurezza nazionale.
Uno di questi era il Senatore Mark Warner (D-Virginia), Vice Presidente dell’Intelligence Committee del Senato, il quale ha dichiarato – tramite il suo portavoce – che “il
fatto che piloti della Marina stiano imbattendosi in interferenze
inspiegabili durante il volo rappresenta una preoccupazione per la
sicurezza nazionale nei confronti della quale occorre andare a fondo”.
* * * *
Lo
spazio è un ambiente ostile. La maggior parte dell’ostilità è
intrinseca poiché il vuoto non può essere di per sé accomodante per gli
umani. Lo spazio può essere, infatti, un ambito per altre minacce. Per
questo motivo, è diventato un luogo in cui introdurre sistemi di
indicatori di allarme (“Early Warning Systems”, EWS) per evitare di risultare impreparati nei confronti di un “giorno del giudizio” causato dall’essere umano.
In tal senso, tra il 2007 e il 2012 il Pentagono ha speso 22 milioni di dollari finanziando un innovativo “Advanced Aerospace Threat Identification Program” (AATIP) che si dedicasse alla valutazione di minacce future in maniera scientifica.
Il
programma AATIP, la cui esistenza non è stata mantenuta classificata ma
operata con la conoscenza di un numero estremamente limitato di
persone, fu ideato dall’allora leader della maggioranza al Senato Harry Reid
(D-Nevada), che ne assicurò gli stanziamenti necessari con il sostegno
degli allora Senatori Daniel Inouye (D-Hawaii) e Ted Stevens (R-Alaska),
due veterani della Seconda Guerra mondiale.
Reid credette fermamente nel programma e nei suoi sviluppi futuri.
Finanziatore di Reid e contractor per il programma, il gigante aerospaziale Bigelow Aerospace il cui proprietario e fondatore Robert Bigelow è proprietario del famoso Skinwalker Ranch, nello Utah, oggetto di intenso interesse tra i negli UFO, nonché fervente discepolo di una dottrina basata sulla presenza extraterrestre.credenti
Oltre ai motivi pseudo-religiosi, la presenza di Bigelow Aerospace nel programma AATIP si è caratterizzata per una notevole attività di lobbying.
Dal sito opensecrets.org, si evince infatti, come nel 2018, Bigelow
Aerospace abbia donato più di 38mila dollari, destinando nel 2017
all’attività di lobbying 340mila dollari. Nel 2018, Bigelow ha perso i
suoi tre principali referenti al Congresso, sconfitti nella tornata
elettorale.
Ufficialmente il Pentagono ha dichiarato terminato il programma AATIP
nel 2012, ma nel 2017 l’attenzione si è riaccesa in corrispondenza di
un clamore mediatico alimentato dalle dimissioni di Luis Elizondo, funzionario presso l’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e direttore del Programma AATIP.
La figura di Elizondo è per molti versi un enigma.
Una ricerca effettuata su registri pubblici ha rivelato una serie di
indirizzi di casa per Elizondo, negli ultimi due decenni, prossimi alle
strutture di intelligence a Toa Baja,
a Porto Rico (sito di un programma di sorveglianza governativo non
riconosciuto chiamato “Echelon”) e Grovetown, in Georgia, luogo abituale
di residenza per coloro che sono impiegati a Fort Gordon, sede della Scuola dell’Esercito di Signal Intelligence (SIGINT) e di unità operative nel settore SIGINT.
Nella sua lettera di dimissioni, indirizzata all’allora Segretario alla Difesa James Mattis, Elizondo ha lamentato il persistere di burocrazia e scetticismo che hanno sempre circondato gli sforzi del suo programma.
In particolare, la scarsa serieta’ con cui il Dipartimento della Difesa
statunitense ha tenuto conto delle molte occasioni riportate dalla
Marina di interferenze da parte di “sistemi aerei inusuali” nei
confronti di dispositivi militari, mostrando capacita’ superiori a
quelle considerabili di prossima generazione.
Durante il mandato
di Elizondo all’AATIP, oltre a progettualità di sicuro valore
scientifico prospettico (ma di dubbio valore pratico), AATIP ha
consentito anche la redazione di una serie di QUEUE (“Queried Unverified Event Under Evaluation”),
ossia “eventi” riferiti (ma non verificati) da personale militare ed in
fase di valutazione mediante analisi dei dettagli delle esperienze
riportate.
Gli osservatori hanno riferito
di “oggetti” che volavano a velocità ipersoniche – più di cinque volte
la velocità del suono – senza nessuna presenza degli effetti tipici che
di solito accompagnano gli aerei in volo a velocità così notevoli, come,
ad esempio, i boom sonici.
Gli “oggetti” erano inaspettatamente
mobili, viaggiando a velocità così elevate da sperimentare forze
gravitazionali, (forze G), di gran lunga superiori ai limiti della
resistenza sia per gli umani che per gli aerei. L’aereo F-16 Fighting
Falcon, uno dei più maneggevoli nell’arsenale degli Stati Uniti,
raggiunge il suo limite intorno ai 16-18 G, mentre il corpo umano può
sopportare circa 9 G per un tempo molto breve prima del sorgere di
effetti collaterali. I veicoli non identificati, invece, andavano da 400
a 500 G, senza motori, né ali, dimostrandosi in grado di sfidare
apparentemente gli effetti naturali dell’attrazione gravitazionale
terrestre. La Marina ha svolto un ruolo di primo piano alla luce delle
testimonianze di piloti F/A-18 e di altro personale che operava nella portaerei USS Nimitz al largo della California nel 2004 e l’USS Theodore Roosevelt nell’Atlantico nel 2015 e 2016.
Luis Elizondo ha lasciato il Pentagono nel 2017. Nello stesso anno, ha rilasciato un’intervista al New York Times,
confermando l’esistenza del Programma “ombra” e descrivendone la
missione. Nell’agosto 2018, Elizondo ha condiviso, per la prima volta, il dettaglio completo del programma AATIP.
Un aspetto particolare segnalato da Elizondo è stato relativo al fatto che gli avvistamenti siano stati spesso segnalati nelle vicinanze di impianti nucleari, navi in mare o centrali elettriche.
Negli
ultimi 75 anni, alti funzionari militari e di intelligence statunitensi
hanno riferito di avvistamenti vicino a siti associati ad energia
nucleare, armi e tecnologia, dai primi siti di test e di bombardamenti
atomici alle flotte navali con dotazioni nucleari attive.
Tutti i principali impianti nucleari (Los Alamos, Livermore, Sandia,
Savannah River) hanno sperimentato episodi anomali di questo tipo.
Poco dopo le sue dimissioni, Elizondo è stato tra i fondatori di “To The Stars Academy of Arts and Sciences”, società da lui fondata insieme a Tom DeLonge,
magnate dell’intrattenimento ed ex chitarrista e vocalist per il gruppo
rock Blink-182, ossessionato dalle teorie sul viaggio spaziale
extraterrestre. In un video pubblicitario della società, DeLonge
descrive “To The Stars” come una “società di pubblica utilità” che ha “mobilitato
una squadra composta dalle menti più esperte, connesse e
appassionatamente curiose provenienti dalla comunità dei servizi segreti
degli Stati Uniti, tra cui la CIA, Dipartimento della Difesa, che hanno
operato nel massimo segreto per decenni”.
Tra i promotori provenienti dalle istituzioni dello sforzo, Chris Mellon
(già direttore dello staff Democratico nell’ambito dell’Intelligence
Committee del Senato e già Deputy Assistant Secretary of Defense for
Intelligence). Nel corso di una conferenza stampa,
Mellon ha riportato una delle descrizioni degli avvistamenti da parte
dei piloti della Marina statunitense, secondo i quali l’oggetto sarebbe
stato “bianco, oblungo, lungo circa 40 piedi e forse 12 piedi di spessore”.
I piloti sarebbero rimasti sbalorditi nel vedere come l’oggetto
improvvisamente si sarebbe riorientato verso l’F/A-18 e, con una serie
di manovre che sembravano sfidare le leggi della fisica, avesse assunto
posizione direttamente dietro l’F/A-18 in avvicinamento dando l’idea nel
complesso di possedere tecnologie non note.
Il programma AATIP del Pentagono ha segnato uno sforzo, nell’ambito
della Defense Intelligence Agency, per replicare ricerche già effettuate
in anni precedenti dal 1947 al 1969 nel fornire una spiegazione ad
oltre 12.000 avvistamenti di UFO. Nel 1947, l’Air Force ha avviato Project Sign per “raccogliere,
confrontare, valutare e distribuire all’interno dell’Amministrazione
presidenziale tutte le informazioni relative a tali avvistamenti”,
con la premessa che gli UFO sarebbero potuti essere una reale minaccia
alla sicurezza nazionale. Al primo studio sono seguiti due ulteriori
analoghi, Project Grudge e Project Blue Book, con obiettivi sempre rivolti alla raccolta di dati inerenti ad oggetti volanti non identificati.
Il 16 gennaio 2019, la Defense Intelligence Agency ha pubblicato una lista di 38 argomenti di ricerca
finanziati dall’AATIP. Gli studi indicati erano solo una parte del
programma AATIP, che esaminava anche oggetti volanti non identificati,
incluse leghe recuperate di origine sconosciuta.
Nella lista della DIA di 38 studi, infatti, molti di questi hanno
applicazioni immediate. Tra questi, “La Propulsione Nucleare Avanzata
per le missioni nello spazio profondo dell’uomo” e “La Propulsione
Aerospaziale con Positroni” (entrambe studiate dalla NASA), “I
Nanosatelliti Laser Leggeri” (tecnologia esplorata dal Laboratorio di
ricerca della Air Force statunitense), “Il Rilevamento e tracciamento ad
alta risoluzione dei veicoli a velocità ipersoniche” (si associa
all’attuale corsa allo sviluppo di armamenti ipersonici), “I Limiti
cognitivi sul controllo simultaneo di più veicoli spaziali senza
equipaggio” (precursore dell’autonomia negli sciami di velivoli
impiegabili al di fuori dell’atmosfera, e di una Space Force autonoma), e
“Lo Stato dell’Arte e l’Evoluzione delle Armi ad Energia Diretta”
(indicativo della ricerca sulle armi energetiche).
* * * *
Il crescente interesse del Congresso è alla base della revisione, avviata dall’Aprile scorso,
delle procedure operative di segnalazione di tali avvistamenti. I
briefing sono arrivati diversi giorni dopo che il presidente Donald
Trump ha dichiarato in un’intervista alla ABC News di essere stato informato anche lui dei reports, mostrando però palese scetticismo (“Le persone dicono che stanno vedendo gli UFO. Ci credo? Non particolarmente”).
D’altronde, non può dirsi
che gli stessi militari statunitensi stiano accogliendo l’idea che
astronavi aliene stanno visitando la Terra. L’interpretazione errata
degli umani delle osservazioni dei fenomeni naturali è vecchia come il
tempo e include esempi recenti come la strana struttura luminescente nel cielo
causata dal lancio di un razzo SpaceX o la conseguenza di un recente
incidente avvenuto a New York ad una centrale elettrica di ConEdison che
ha colorato di blu parte della skyline della città.
Le interpretazioni errate si verificano perché le persone hanno informazioni incomplete o fraintendono ciò che stanno vedendo.
Il Pentagono vuole evitare questo tipo di confusione, quindi ha bisogno
di arricchire il proprio patrimonio informativo sugli “oggetti volanti”
ad oggi non identificabili, incorporando quanto già riportato
ed incentivando reports su quanto dovesse accedere nel prossimo futuro.
Gli aspetti critici da risolvere sono innumerevoli: qualora durante una
missione militare, un pilota di un aereo o di un drone non potesse
identificare un oggetto come dovrebbe reagire pur non sapendo se è
neutrale, amichevole o minaccioso?
Questo problema è ancor maggiore nel caso di un drone dove il pilota, agendo in remoto, richiede ancor più dati a disposizione.
“Situational awareness” (“consapevolezza situazionale”) è il termine
militare che corrisponde ad una completa comprensione dell’ambiente in
cui si sta operando. Un UFO rappresenta una lacuna nella pienezza di tale comprensione.
Al momento, a fronte di un avvistamento
di oggetti non identificabili in volo l’unica cosa fattibile è chiedere
assistenza ad altri piloti o al controllo del traffico aereo.
A
livello globale, il numero di rapporti (non si sa quanti militari)
inerenti avvistamenti di UFO in un anno ha raggiunto il picco di oltre
8.000 nel 2014, “crollando” a 1.329 nel Giugno 2018. Gli UFO rappresentano un’opportunità per il Pentagono per migliorare i propri processi di identificazione.
I veicoli militari – corazzate, aeroplani e satelliti allo stesso modo –
sono dotati di sensori. Non sono solo dispositivi passivi (ricevitori
radio, videocamere e imager ad infrarossi), ma anche sistemi attivi
(radar, sonar e lidar). Inoltre, i veicoli militari raramente sono soli,
ma viaggiano in convogli, navigano in flotte e volano in formazioni.
Sopra di loro, i satelliti controllano. I sensori possono fornire enormi
quantità di informazioni sugli UFO compresi gamma, velocità, direzione,
forma, dimensioni e temperatura. L’intensificazione del lavoro sull’autonomia e l’intelligenza artificiale
serve proprio per combinare il flusso di informazioni ed analizzare i
segnali provenienti dai sensori, separando eventuali osservazioni che
non si è in grado di identificare. In quest’ultimo caso, il
sistema può aggiungere in tempo reale ulteriori sensori su veicoli
vicini o satelliti in orbita per raccogliere informazioni aggiuntive, ed
assemblare immagini ancora più complete. Alla prospettiva di un’invasione aliena non e’ attribuita credibilità scientifica. In tal senso, esaustiva e’ l’intervista alla CNN all’astrofisico Neil deGrasse Tyson.
Molto più solida e condivisa quella di un possibile sviluppo
ostile di tecnologie “strategiche” – ben superiori a quelle
scientificamente note – da parte di entità deviate di ambiti
istituzionali (o paraistituzionali) per il perseguimento di fini non
noti. A fronte di questi interrogativi, il mantenimento di una
inutile segretezza che avvolge le indagini ufficiali sugli UFO rende
sempre meno attendibile la loro associazione con omini caratterizzati da
cappelli di stagnola.
Il nuovo approccio del Pentagono alla
segnalazione degli avvistamenti di UFO intende portare ad una maggiore
integrazione nell’identificazione di tali “oggetti” che implichi la
fusione di dati provenienti da molti sensori attraverso l’applicazione
dell’intelligenza artificiale e dell’autonomia.
Ad integrazione
avvenuta, ci saranno sicuramente meno UFO nel cielo ma solo perché ogni
“oggetto” sarà maggiormente identificabile.
Commento di Oliviero Mannucci: Nel 2012 ho avuto il piacere d'incontrare al Kennedy Space Center l'astronauta in pensione Jhon Blaha, sentite cosa dice via radio, durante una sua missione a base del Discovery, per me questo vale più ogni altra cosa che possa essere scritta o detta, senza contare le mie esperienze personali, che mai nessuno me le cancellerà dalla mente.
A person on Twitter who says he has been
abducted throughout his life made a video using an infrared camera
while sleeping. He states "Here is the second video I said if you don't quit f****** with me I am going to bring in a damn Bible."
Infrared cams are famous in the
UFO research community for catching alien orbs and UFOs, cutting through
any cloak of invisibility the advanced tech object will have. This orb clearly knew that the man was
aware of its presence in the room and in the bed, so it made a quick
exit, but not before getting caught on camera. Awesome video...and this
is 100% proof that this guy is being observed by aliens and his claims
of being abducted are true. I admire his courage to come out and tell
the world like he did.
Methane must have been produced recently as molecules break down within a few centuries
The image from Curiosity's left navcam at the same time shows the craft
was attempting to take a self-portrait over the Martian terrain
(
Nasa
)
Nasa's Curiosity rover has discovered high amounts of methane gas on the surface of Mars that suggests the possibility of alien life on the planet.
The discovery of the gas is significant because on Earth methane is usually produced by living things.
Any methane detected now must have been released recently as
sunlight and chemical reactions would break up the molecules within a
few centuries.
The data from the Curiosity rover arrived back on Earth on Thursday, and by Friday, scientists working on the mission were excitedly discussing the news.
“Given this surprising result, we’ve reorganised the weekend to
run a follow-up experiment,” Ashwin Vasavada, the project scientist for
the mission, wrote to the science team in an email that was obtained by The New York Times.
The mission’s controllers on Earth sent new instructions to the rover
on Friday to follow up on the readings, bumping previously planned
science work. The results of these observations were expected back on
the ground on Monday.
People
have long been fascinated by the possibility of aliens on Mars. But
Nasa’s Viking landers in the 1970s photographed a desolate landscape.
Two decades later, planetary scientists thought Mars might have
been warmer, wetter and more habitable in its youth around four
billion years ago.
Now, they are entertaining the notion that if life ever
did arise on Mars, its microbial descendants could have migrated
underground and persisted.
On Earth, microbes known as methanogens thrive in places lacking
oxygen, such as rocks deep underground and the digestive tracts of
animals, and they release methane as a waste product. However,
geothermal reactions devoid of biology can also generate methane.
It is also possible that the methane is ancient, trapped inside
Mars for millions of years but escaping intermittently through cracks.
Nasa announced the methane detection in a statement on Saturday but called it an “early science result.”
A Nasa spokesperson added: “To maintain scientific integrity, the
project science team will continue to analyse the data before
confirming results.”
Scientists first reported detections of methane on Mars a decade
and a half ago using measurements from Mars Express, an orbiting
spacecraft built by the European Space Agency and still in operation, as
well as from telescopes on Earth.
However, those findings were at the edge of the detection power of
these tools, and many researchers thought the methane might just be a
mirage of mistaken data.
When Curiosity arrived on Mars in 2012, it looked for methane and
found nothing, or at least less than 1 part per billion in the
atmosphere. Then, in 2013 it detected a sudden spike, up to 7 parts per
billion that lasted at least a couple of months. The methane ebbed away.
The measurement this past week found 21 parts per billion of methane, or three times the 2013 spike.
Even before that discovery, the mystery of methane had been deepening.
Curiosity scientists developed a technique that enabled the rover to
detect even tinier amounts of methane with its existing tools. The gas
seems to rise and fall with the red planet’s seasons.
A new analysis of old Mars Express readings confirmed Curiosity’s
2013 findings. One day after Curiosity reported a spike of methane, the
orbiter, passing over Curiosity’s location, also measured a spike.
But the Trace Gas Orbiter, a newer European spacecraft launched
in 2016 with more sensitive instruments, did not detect any methane at
all in its first batch of scientific observations last year.
Marco Giuranna, a scientist at the National Institute for
Astrophysics in Italy, who leads the Mars Express orbiter’s methane
measurements, said scientists on the Curiosity, Mars Express and Trace
Gas Orbiter missions had been discussing the latest findings. He
confirmed he had been told of the reading of 21 parts per billion but
added that the finding was preliminary.
He said Mars Express passed over Gale Crater, the 96-mile-wide
depression that Curiosity has been studying, on the same day that
Curiosity made its measurements. There are other observations on earlier
and subsequent dates, Mr Giuranna said, including joint observations
with the Trace Gas Orbiter.
“A lot of data to be processed,” Mr Giuranna said in an email. “I’ll have some preliminary results by next week.”
Rovers scheduled for launch next year – one by NASA, one by a
Russian-European collaboration – will carry instruments designed to
search for the building blocks of life, although neither is designed to
answer the question of whether there is life on Mars today.
Robert
Friend, a decorated fighter pilot who flew 142 combat missions with the
fabled Tuskegee Airmen during World War II, then became an expert on
missile systems and directed Project Blue Book, the classified Air Force
investigation into unidentified flying objects, died June 21 at a
hospital in Long Beach, Calif. He was 99.
Robert Friend, who served with the Tuskegee Airmen during World War II, in 2016. (Kevin Winter/Getty Images)
The cause was sepsis, said his daughter Karen Crumlich.
Col.
Friend was one of the last surviving Tuskegee Airmen, who took to the
skies in World War II as the first African American military aviators.
The roughly 1,000 black pilots who were trained in the program flew
15,000 combat sorties, destroyed 260 enemy aircraft and received 150
decorations of the Flying Cross and Legion of Merit, fighting the Nazi
Luftwaffe while striking a blow against racism back home.
The
unit’s success was widely credited with paving the way for the
integration of the military after World War II, and in 2007 Col. Friend
and his comrades were awarded the Congressional Gold Medal, recognized
for their “unique military record that inspired revolutionary reform in
the Armed Forces.”
Only
11 Tuskegee Airmen who flew combat missions in the Mediterranean
survive, in addition to an unknown number of maintenance and support
staff — women as well as men, including Native Americans, Latinos and
other people of color — according to the veterans organization Tuskegee Airmen Inc.
Col. Friend with his first wife, Doris “Bunny” Hall. (Courtesy Friend family)
The
son of an Ecuadoran immigrant who served in the Army during World War
I, Col. Friend flew a P-47 before taking the controls of a P-51 Mustang,
a single-seat fighter that he nicknamed Bunny, for his girlfriend and
future wife, and decorated with the distinctive red rudder, nose and
wing tips that identified many of the Tuskegee Airmen’s planes.
Frequently assigned to protect “Flying Fortress” bombers, Col. Friend served as a wingman for Tuskegee commander Benjamin O. Davis
— who later became the first black general in the Air Force — and
received the Distinguished Flying Cross for his actions on Oct. 6, 1944,
when he strafed airfields in German-occupied Greece.
In
a 28-year military career, he went on to serve as an operations officer
in the Korean and Vietnam wars; worked on the Titan, Atlas and Delta
rocket programs; and from 1958 to 1963 oversaw Project Blue Book, which
collected and analyzed more than 12,000 reports of flying saucers and
other mysterious airborne objects.
Col. Friend
later said that he believed “the probability of there being life
elsewhere in this big cosmos is just absolutely out of this world,”
telling HuffPost in 2012,
“I think the probability is there.” During his tenure, he said, he
twice recommended that a federal agency outside of the military take on
the study of UFOs.
Begun in 1952, Project Blue
Book was shut down in 1969 and later declassified by the Air Force,
which said that the program failed to uncover “any technological
developments or principles beyond the range of present-day scientific
knowledge,” or to find any evidence of “extraterrestrial vehicles.”
Col. Friend flew 142 combat missions during World War II. (Courtesy Friend family)
Clouds,
birds, jet planes and “swamp gas” were credited with spurring many of
the unusual sightings, although 701 incidents remain unexplained. The
program gained renewed attention in 2017, after the New York Times
disclosed the existence of a secret new UFO program
— the Advanced Aerospace Threat Identification Program — and inspired a
popular History television series, “Project Blue Book,” which premiered
in January.
Although
Col. Friend occasionally discussed Project Blue Book in interviews, he
was far better known for his record as a Tuskegee Airman, notably for a
two-week stretch when he twice averted disaster.
Striking
an oil barge in Germany on Dec. 14, 1944, he unleashed a barrage of
50-caliber bullets that triggered an enormous, mushroom-shaped
explosion, nearly taking down his aircraft. “The flame completely
engulfed the diving ship,” the Pittsburgh Courier reported at the time.
“Friend said it was sort of like being in hell. He managed to pull his
ship out at the last moment.”
Days later, he
faced bad weather and mechanical difficulties while flying over Italy.
Disoriented in the darkness, praying to avoid crashing into a mountain
or ejecting over the water, he took his chances and bailed out — and
recalled in a 2006 lecture that he found himself parachuting toward a
mountain.
“I
hit the side of the mountain, slid down to the ground and saw a woman
running to me with a knife in her hand,” he said, according to a
Washington Post report. An alarmed Col. Friend soon found that she was
no Nazi sympathizer. In an act of wartime desperation, he said, she
simply “wanted the silk from my parachute.”
The
oldest of four children, Robert Jones Friend was born in Columbia,
S.C., on Feb. 29, 1920, and raised in New York City, where he developed
an interest in aviation while watching Zeppelin airships and building
model planes.
He studied at Lincoln University,
a historically black school in Oxford, Pa., and received a private
pilot’s license before applying in 1942 to enter the newly formed
African American aviation program, part of the Army Air Forces and based
at the Tuskegee Institute in Alabama.
Col.
Friend served with the 332nd Fighter Group in Europe, receiving honors
including the Bronze Star Medal and the Air Medal. He later studied
astrophysics at the Air Force Institute of Technology and business at
UCLA.
After retiring from the Air Force in
1971, he worked as a consultant on the development of missile systems
and space-station components, and competed in national bridge
tournaments near his home in Irvine, Calif.
His
marriages to Doris “Bunny” Hall and Kathryn Ann Holland ended in
divorce, and his wife of more than 50 years, the former Anna Rice, died
in 2010. Col. Friend is also predeceased by a son, Darryl Friend, from
his second marriage.
Survivors include two
children from his first marriage, Thelma Hoffman and Robert Friend Jr.;
three children from his second, Michael Friend, Debra Carter and Dana
Friend; a daughter from his third marriage, Karen Crumlich; an adopted
daughter, Clara Ann Browning, from Rice’s previous marriage; 18
grandchildren; 32 great-grandchildren; and 14 great-great-grandchildren.
Into
his 90s, Col. Friend appeared at 20 to 30 speaking engagements each
year, answering questions about the Tuskegee Airmen at schools,
community centers and the Palm Springs Air Museum in California, where
he sometimes greeted visitors while sitting in front of a restored P-51
decorated to look like his old plane, Bunny.
He had encountered racism during the war, he told the Palm Springs Desert Sun,
including moments when he felt less than welcome by white comrades who
refused to bunk with him in Sicily. But he said he viewed himself less
as a racial path breaker than as a pilot, telling the newspaper: “I
never felt that I was anything but an American doing a job.”
It started in the 1940s, near A-bomb development sites. More recently,
something has been stalking nuclear carrier strike groups.
Why are so many UFOs being reported near nuclear facilities—and why
isn’t there more urgency on the part of the government to assess their
potential national-security threat?
Those are questions being
asked by a team of high-ranking former U.S. defense and intelligence
officials, aerospace-industry veterans, academics and others associated
with To the Stars Academy of Arts & Science. The team has been investigating a wide range of these sightings—and advocating more serious government attention.
Their investigations are the subject of HISTORY’s limited series “Unidentified.”
Throughout
history, unexplained aerial phenomena (UAPs) have shocked, frightened
and fascinated sky watchers. And in the last century, more than a few
have been reported in military contexts. In late World War II, U.S.
airmen called them “foo fighters”:
strange orange flying lights by the French-German border. During the
Korean War, some soldiers claimed a blue-green light emitting “pulsing
rays” made their whole battalion sick with what, to some, resembled radiation poisoning.
Less
known: In the last 75 years, high-ranking U.S. military and
intelligence personnel have also reported UAPs near sites associated
with nuclear power, weaponry and technology—from the early atomic-bomb
development and test sites to active nuclear naval fleets.
“All
of the nuclear facilities—Los Alamos, Livermore, Sandia, Savannah
River—all had dramatic incidents where these unknown craft appeared over
the facilities and nobody knew where they were from or what they were
doing there,” says investigative journalist George Knapp, who has
studied the UAP-nuclear connection for more than 30 years. Knapp has
gathered documentation by filing Freedom of Information Act requests to
the departments of defense and energy.
“There seems to be a lot of
correlation there,” says Lue Elizondo, who from 2007 to 2012 served as
director of a covert team of UAP researchers operating inside the
Department of Defense. The program, called the Advanced Aerospace Threat
Identification Program (AATIP), received $22 million of the Pentagon’s
$600 billion budget in 2012, The New York Times reported. Elizondo now helps lead To the Stars’ investigations.
The UFO-nuclear connection began at the dawn of the atomic age.
Nuclear-adjacent sightings go back decades, says Robert Hastings, a UFO researcher and author of the book UFOs and Nukes: Extraordinary Encounters at Nuclear Weapons Sites. Hastings says he’s interviewed more than 160 veterans who have witnessed strange things in the skies around nuclear sites.
“You
have objects being tracked on radar performing at speeds that no object
on earth can perform,” Hastings says. “You have eyewitness [military]
personnel. You have jet pilots.” Witnesses to these incidents are often
highly trained personnel with top security clearances. In recent years,
their reports are being corroborated by sophisticated technology.
In late 1948, “green fireballs” were reported in the skies near atomic laboratories in Los Alamos and Sandia, New Mexico, where the atomic bomb was first developed and tested. A declassified FBI document from 1950 mentions “flying saucers”
measuring almost 50 feet in diameter near the Los Alamos labs. And
Knapp has interviewed more than a dozen workers from the Nevada desert atomic test site,
where scores of A-bombs were detonated in the post-WWII years. He says
they told him UFO activity was so commonplace there, employees were
assigned to monitor the activity.
In
the 1960s and ’70s, repeated UFO sightings emerged at Malmstrom Air
Force Base in Montana, a storage site for nuclear-tipped
intercontinental ballistic missiles (ICBMs). At one such alleged
sighting in 1967, former Air Force Capt. Robert Salas says several of
those missiles became inoperative at the same time base security
reported seeing a glowing red object, about 30 feet in diameter,
hovering over the facility. Salas, who commanded ICBMs as a launch
officer and later worked in the aerospace industry and at the Federal
Aviation Administration, told CNN the “missiles began going into what's called a ‘no-go condition,’ or unlaunchable.”
Observers
can only speculate about the origin of these unexplained phenomena. But
the repeated proximity to sensitive defense sites connected to our
nation’s most powerful weapons has raised the question of whether they
might originate from adversaries—known or unknown.
The Bentwaters-Rendlesham Forest incident
In late December
1980, air-traffic controllers encountered something alarming near Royal
Air Force Bentwaters in England. Used by the U.S. Air Force as a
European foothold during the Cold War, Bentwaters housed a secret stash
of nuclear weapons in 25 fortified underground bunkers.
“We looked
up on the radar scope and saw something…not like anything I’d seen
before,” Ivan Barker, a U.S. Air Force air-traffic controller working
that night, told HISTORY.com.
Barker, a master sergeant who was
second in charge at the facility, says he was an 18-year veteran at that
point and knew “about every aircraft in the U.S., NATO and the Soviet
bloc.” This object, he says, shocked him and his two colleagues that
night with its remarkable speed and maneuverability. On radar, it
covered 120 miles in a matter of seconds, he said: “It had to be moving
Mach 5, 6, 7 or 8—faster than anything other than possibly a missile.”
As
he looked up from the radar to view it directly, the craft moved into
close range, slowed and then stopped over the base’s water tower: “Like a
helicopter hovering, except with a helicopter you get movement up and
down. This was stationary. It was between about 1,500 and 2,000 feet
high. The thing was…at least a city block…in diameter.”
Barker
says it was shaped like a giant basketball, with portholes around the
center, from which lights were emanating outward. “I was shocked… There
was nothing aerodynamic about it. Basketballs don’t fly.”
Newspaper headlines reporting on the Rendlesham forest UFO report in Suffolk, England.
It stopped over the water tower for only a few seconds, he said,
before reversing course and speeding back the way it came in: “It was
like—swish!—it’s gone.”
Barker didn’t report the sighting to his
superiors. “You don’t understand what the Air Force did to people who
reported UFOs,” he says.
Barker’s story dovetails with that of Col. Charles Halt,
Bentwaters’ deputy commander at the time. Halt led a patrol that night
to investigate strange colorful lights seen descending into nearby
Rendlesham Forest. Halt described to Elizondo what he saw from inside
the forest: a red light moving horizontally though the trees, "obviously
under some kind of intelligent control.” A laser-like beam, he said,
“landed 10-15 feet away from us. I was literally in shock.”
Then the beam’s source quickly left, flying north toward the base, says Halt, who audiotaped the incident at the time. “We could hear chatter on the radios that the beams went down into the weapons storage area.”
Later,
his commander played the audio for a general, who dismissed the need
for further investigation. They were loath to get involved, says Halt.
Navy sightings in the Atlantic and the Pacific
In recent years, sightings of unidentified aerial phenomena have emerged from America’s nuclear navy.
F-18 fighter pilots from the nuclear-powered USS Theodore Roosevelt carrier strike group saw UAPs
almost daily for several months between the summer of 2014 and the
spring of 2015 while executing training maneuvers along the Eastern
seaboard between Virginia and Florida, witnesses told Elizondo.
“Wherever
we were, they were there,” says Ryan Graves, an active-duty F-18
fighter pilot from the USS Roosevelt, who holds a degree in aerospace
engineering.
The objects appeared in three shapes, Graves
says—some were discs, others looked like a cube inside a sphere, while
smaller round objects flew together in formation. All lacked visible
engines or exhaust systems. Some tilted, mid-flight, like spinning tops,
as seen on an infrared video
released by the U.S. Department of Defense in 2017. Graves and another
F-18 pilot, Danny Accoin, confirm that video, along with one other
released by the government, had been shot by their fellow Roosevelt
pilots while in the air.
Graves says the unidentified objects reappeared once the Roosevelt had deployed to its mission in the Persian Gulf.
“It’s
hard to find a prosaic explanation for a carrier battle group being
shadowed by unidentified aircraft all the way across the Atlantic, to an
area of operations overseas in the Middle East,” says Chris Mellon,
former U.S. Deputy Assistant Secretary of Defense for Intelligence
during the Clinton and George W. Bush administrations, who now serves as
an integral part of the To The Stars team. “It makes an extremely
compelling case for the existence of technologies we didn’t think were
possible.”
Leon Golub, a senior astrophysicist at the Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, told The New York Times
there may indeed be several “low-probability” prosaic explanations for
the Roosevelt sightings. They include “bugs in the [radar’s] code for
the imaging and display systems, atmospheric effects and reflections
[and] neurological overload from multiple inputs during high-speed
flight.”
Still, the Roosevelt reports echo those made by Navy
pilots undergoing training exercises on the other side of the country.
In November 2004 pilots and radar operators from the USS Nimitz
carrier fleet saw a 40-foot long tic-tac shaped object flying just
above the ocean while flying 100 miles off the coast of California near
San Diego. When F-18 fighter jets were scrambled to approach the object,
it accelerated, easily outrunning the supersonic Navy craft.
Increasing attention to the topic
Whereas earlier reports
were career-killers for military personnel, there is an increasing
openness in the Pentagon and on Capitol Hill to taking these sightings
seriously as potential threats. In April 2019, the U.S. Navy announced
that it was updating its guidelines
for how pilots and personnel should report unexplained aerial
phenomena—making it easier for military members to report sightings to
superiors without facing professional stigma and backlash. And Congress,
beginning with former Senate majority leader Harry Reid, has taken more interest in being briefed.
George Knapp says that’s more activity than he has seen in three decades. He, and many others, think it’s overdue.
“At
the facilities where we were first designing and building nuclear
weapons…at the places where we were processing the fuel…at the
facilities where we were testing the weapons…at the bases where we
deployed those weapons, on the ships…the nuclear submarines… All those
places, all the people working there have seen these things,” Knapp
says.
“Are they all crazy?” he continued. “Because if they are, they shouldn't have their hands on nuclear weapons.”
Topline: Washington lawmakers—but not President Trump—are abruptly taking reports of UFO sightings seriously, with senators ”coming out of the woodwork” to receive classified briefings, the result of a growing acknowledgment, destigmatization and revamped record-keeping of mysterious reports from U.S. Navy pilots.
“I did have one very brief meeting on it,” the president said in an ABC News interview. “But people are saying they’re seeing UFOs. Do I believe it? Not particularly.”
The sightings were by members of the U.S. Navy. The mysterious aircraft were largely reported
to be the same color and shape as white Tic-Tacs, emitted no exhaust or
didn’t display visual evidence of having engines, and defied the laws
of physics in both speed and flight duration.
Such sightings have happened since the 1950s and ’60s, according to Politico, but more recent ones were reported to the Pentagon after it launched a new UFO reporting program in 2007.
According
to CNN, the Navy does not believe aliens have been flying around in
U.S. airspace. But, “[f]or safety and security concerns, the Navy and
the [Air Force] takes these reports very seriously and investigates each
and every report,” the Navy said in a statement.
Key background: The U.S. Navy refers to a sighting as an “unidentified aerial phenomenon.” In April, the Navy updated their UFO reporting guidelines,
which created a formal and destigmatizing process for service members.
More recent sightings, like the Tic-Tac-shaped aircraft, were reported
to the Pentagon, according to the New York Times,
via the small, relatively obscure Advanced Aerospace Threat
Identification Program, which mostly shuttered in 2012 due to lack of
funding. (Some classified parts continue to operate.) Senior
astrophysicist Leon Golub told the Times
that aliens being the cause was “unlikely” and that “more mundane
explanations,” like bugs in the Navy’s imaging software or aerial
weather patterns, were more probable.
Gli scienziati della missione Curiosity della NASA hanno ricevuto la settimana scorsa via radio i dati relativi all'analisi del suolo su Marte e stanno cercando evidenze definitive che dimostrino la possibilità di vita su Marte.
Marte produce una grande quantità di gas che potrebbe indicare la presenza di un qualche tipo di forme di vita presenti sul pianeta. In una misurazione effettuata mercoledì (12 giugno), il veicolo Curiosity della NASA ha scoperto quantità sorprendentemente elevate di metano nell'aria di Marte, un gas normalmente prodotto da esseri viventi sulla Terra. I dati sono arrivati sulla Terra giovedì, e gli scienziati che lavoravano alla missione hanno discusso su questa possibilità ma non sono ancora stati annunciati ufficialmente dalla NASA. Ashwin R. Vasavada, scienziato del progetto per la missione, ha scritto in una e-mail al New York Times: visto questo sorprendente risultato, abbiamo riorganizzato il fine settimana per condurre un esperimento di follow-up. I controllori della missione sulla Terra hanno inviato nuove istruzioni alla jeep (rover Curiosity) venerdì 21 giugno per seguire le letture, lasciando da parte il lavoro scientifico precedentemente pianificato. I risultati di queste osservazioni sono attesi per lunedì 24 giugno 2019. Le persone sono sempre affascinate dalla possibilità di vita extraterrestre su Marte. Ma la NASA, grazie alle prime immagini della sonda Viking negli anni '70, ha mostrato un paesaggio desolato, salvo poi scoprire che la procedura sviluppata per trovare la vita, aveva probabilmente ucciso quest'ultima. Due decenni dopo, gli scienziati planetari pensavano che Marte potesse essere più caldo, più umido e più abitabile nella sua giovinezza, circa 4 miliardi di anni fa. Ora stanno considerando l'idea che se la vita si sviluppò su Marte, la loro prole microbica potrebbe migrare sottoterra e persistere. Il metano, presente nella tenue atmosfera di Marte è significativo, perché la luce solare e le reazioni chimiche potrebbero rompere le molecole in pochi secoli. Quindi, qualsiasi metano rilevato ora deve essere stato rilasciato di recente. Sulla Terra, i microbi noti come metanogeni prosperano in luoghi privi di ossigeno, come le rocce sotterranee profonde e i tratti digestivi degli animali, e liberano il metano come rifiuti. Tuttavia anche le reazioni geotermiche non biologiche possono generare metano. È anche possibile che il metano sia vecchio, bloccato all'interno di Marte da milioni di anni, ma che sfugga a intermittenza attraverso le fessure delle rocce sotterranee.
La NASA ha riconosciuto il rilevamento del metano in una dichiarazione di sabato sera (22 giugno), ma lo ha definito "un risultato iniziale". Il portavoce dell'agenzia ha aggiunto: "Per mantenere l'integrità scientifica, il team scientifico del progetto continuerà ad analizzare i dati prima di confermare i risultati." Gli scienziati hanno riportato per la prima volta misurazioni di metano su Marte un decennio e mezzo fa utilizzando misurazioni dalla sonda spaziale Mars Express, una sonda spaziale orbitale costruita dall'Agenzia spaziale europea e ancora in funzione, così come i telescopi sulla Terra. Tuttavia, questi risultati erano al di là del potere di rilevamento di questi strumenti e molti ricercatori ritenevano che il metano potesse essere solo un il risultato di dati errati. Quando Curiosity sbarcò su Marte nel 2012, cercò il metano e non trovò nulla, o almeno meno di una parte per miliardo nell'atmosfera. Poi, nel 2013, ha rilevato un picco improvviso, fino a 7 parti per miliardo, che è durato almeno due mesi. Quindi il metano è diminuito. La misurazione di questa settimana ha rivelato 21 parti per miliardo di metano, o tre volte il picco del 2013. Anche prima della scoperta di questa settimana, il mistero del metano si è sviluppato sempre più. Gli scienziati della NASA hanno sviluppato una tecnica che ha permesso alla Rover di rilevare quantità ancora minori di metano con i suoi strumenti esistenti. Il gas sembra alzarsi e cadere con le stagioni del pianeta rosso. Una nuova analisi delle vecchie letture di Mars Express ha confermato i risultati di Curiosity nel 2013. Ma la Trace Gas Orbiter, una nuova navicella spaziale europea lanciata nel 2016 con strumenti più sensibili, non ha rilevato alcun metano nel suo primo gruppo di osservazioni scientifiche. L'anno scorso Marco Giuranna, uno scienziato dell'Istituto Nazionale di Astrofisica in Italia, che dirige le misurazioni del metano da Mars Express, ha detto che si stanno studiando letture su Marte del rover Curiosity, Mars Express e Trace Gas Orbiter, specialmente i dati più recenti . Ha confermato di essere stato informato di aver letto 21 parti per miliardo, ma ha aggiunto che la conclusione è preliminare. Ha detto che Mars Express ha superato il cratere Gale, la depressione di 150 chilometri che Curiosity ha studiato fino ad oggi, lo stesso giorno in cui Curiosity ha fatto le sue misurazioni.
Oliviero Mannucci
Commento di Oliviero Mannucci: preparatevi cari lettori, se la NASA dirà la verità, confermerà quello che io so da tempo. Su Marte, sotto la superficie, nell'acqua scaldata dalla attività geotermica del pianeta prolificano numerosissime forme di vita.