Statistiche

Friday, July 19, 2013

Bugie dalle gambe corte

images

Proviamo a presentare questa notizia senza fonte e vediamo quanti indovinano, prima di leggere il capoverso successivo, la provenienza. Ecco la notizia: quasi 2.000 dipendenti della centrale di Fukushima hanno assorbito dosi di radioattività superiori a quelle massime consentite e quindi le loro probabilità di ammalarsi di cancro aumentano: per loro sono previsti esami annuali per verificare l’eventuale insorgenza di tumori alla tiroide.
Adesso vediamo chi ha indovinato la fonte. Greenpeace? Le associazioni ambientaliste giapponesi? Sbagliato. La fonte è la stessa Tepco, la società proprietaria dell’impianto colpito dalla catastrofe dell’11 marzo 2011. Dopo un’infinita di dinieghi, smentite, mezze ammissioni sulle conseguenze della gestione dell’emergenza, la società nucleare – sollecitata dall’Oms – ha effettuato test clinici sui 19.592 dipendenti della centrale e di società collegate presenti al momento del disastro: 1.973 operai hanno lavorato in un ambiente con indici di radiazioni superiori ai 100 millisievert (fino al picco di 11.800 millisievert) mentre la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni raccomanda livelli inferiori ai 20-100 millisievert annui.
In realtà il rischio di tumore alla tiroide non è a soglia (cioè superato un certo valore si entra nell’area a rischio). Va invece inteso come un fenomeno probabilistico: più aumenta la dose di radioattività più aumentano le possibilità che le radiazioni che hanno colpito un organo modifichino il Dna producendo danni che non vengono compensati correttamente dai meccanismi di riparazione cellulare. Secondo molti radioprotezionisti non esiste una dose di sicurezza sotto la quale è garantita l’assenza del danno. Aumentando il numero degli esposti – a parità di radiazioni – aumentano le probabilità che in alcuni casi si sviluppino tumori (quindi tutti i lavoratori esposti sono sottoposti a una dose di rischio aggiuntiva).
Ma è anche evidente che – a parità di persone esposte – le probabilità di tumore sono proporzionali ai dosaggi di esposizione. Quindi assumendo che il valore sia 100 millisievert, su 1.973 dipendenti  i casi attesi di tumore mortale alla tiroide sono circa una decina se si parla di dose efficace, 1 se si parla di dose equivalente (l’unità di misura purtroppo è la stessa, il millisievert, e questo crea un po’ di confusione). Man mano che il livello di esposizione sale, sale anche la probabilità di ammalarsi. Per quelli che hanno avuto un’esposizione di 10 mila millisievert di dose efficace uno su due potrebbe morire di tumore alla tiroide.
“Al tempo di Chernobyl l’Urss provò a negare fino all’ultimo l’evidenza”, ricorda il fisico Gianni Mattioli, che all’epoca era uno dei leader del movimento antinucleare. “Poi arrivarono le misure condotte in molti paesi, a cominciare dalla Svezia, e in Italia dati gravi emersero anche dalle misurazioni che furono fatte sui tetti dell’Istituto superiore di sanità. Questa volta i tempi sono stati più brevi: nell’era del web le bugie hanno le gambe corte”.

Fonte

No comments:

Post a Comment

Note: Only a member of this blog may post a comment.