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Tuesday, September 17, 2013

Il Circeo era un territorio di Atlantide?

Al posto delle acque che s’estendono a largo di Roma e Napoli esisteva migliaia d’anni fa un continente perduto. ”Le origini dell’uomo” di Evelino Leonardi, clinico omeòpata e ricercatore oggi dimenticato, è un eccezionale testo d’archeologia alternativa, tutt’ora scarsamente presa in considerazione da quella ufficiale
 
http://www.giovannidelponte.com/sites/default/files/atlantide.jpg

Nato nel 1871, scomparso nel ’39, Evelino che negli anni ’30 visse a lungo al Circeo (Villino Blanc) avallò con fonti mitologico - storiografiche i risultati delle  sue ricerche ipotizzando che quel continente fosse Atlantide, inabissatasi, racconta Platone, 11.000 anni fa. L’archeologia alternativa di questo singolare ricercatore studia, come quella tradizionale,  geologia, flora,fauna, rivolgimenti tellurici, vulcanici e sub marini  ripercorrendo con  studi appassionati  i diversi mutamenti della zona costiera  e submarina tra Lazio e Campania avvenuti nel corso d’ere antichissime. Il Circeo rappresenta una delle prime culle di civiltà. Basti pensare al ritrovamento dell’uomo di Neanderthal (Paleolitico) ancor oggi  visibile  nell’antica rocca di San Felice, la parte alta della città.
Evelino Leonardi per audacia d’ipotesi e singolarità di scoperte fu ignorato dalla scienza ufficiale anni ’30. Sostenne che, scampato a imponenti cataclismi, un  gruppo esiguo  di popolazioni  endemiche  del  Lazio e Campania, dal Circeo e terre limitrofe riuscì a raggiungere l’Egitto  fondendosi con la  civiltà dei  Faraoni  o addirittura iniziandola.
Sensazionale tra le sue scoperte i Pietrefatti che in zona abbondano. La maggior parte dei geologi  appartenenti alla scienza togata riteneva che queste formazioni litiche fossero state modellate da erosioni naturali (vento,piogge, mareggiate) mentre secondo Evelino ci troviamo di fronte ad animali vivi rimasti imprigionati nella roccia granitica.
Certo è che grandi cataclismi  misero in fuga  animali che, proveniendo da altre terre, sconvolte o addirittura scomparse,  andarono a rifugiarsi sull’ultimo tratto ancora emerso del Circeo. La grande tragedia ebbe epilogo dopo battaglie immani per  sopravvivere a fame e sete, finchè il granito imprigionò la vita  pietrificandola. In località Peretto Evelino trovò i resti d’un Drago Alato, un uccellone  di quattro metri quadri, un mostro lungo  cinque, una Chimera, la Renna Gigante e il Megacero.
Benchè sia difficile raggiungerli, se non si è rocciatori esperti, alcuni di questi Pietrefatti  si possono  ancora ammirare nella sella tra i colli Monticchio e Guardia d’Orlando e  nella spianata nord del Peretto. Inoltre il geniale ricercatore rinvenne fossili così numerosi da riuscire a riempire nove casse. Lasciata in eredità allo Stato Italiano  la preziosa collezione, informa Tommaso Lanzuisi in”Lazio ieri e oggi”, giaceva a Roma negli scantinati del Museo delle Terme  smentendo, in modo silenzioso ma inequivocabile, le teorie ufficiali sulla nostra preistoria sicchè  nessuno trovò il coraggio di disfarsene o esporla al pubblico. Dove sono oggi le casse? Per giusto tributo alla verità e all’ appassionato lavoro d’Evelino Leonardi  scoprirlo sarebbe doveroso.
Tornando ad Atlandite (o Tirrenide? o Terra di Saturno?) il  promontorio del Circeo e l’arcipelago pontino (Ponza, Ventotene, Palmarola e Zannone,quest’ultima  appartenente oggi al Circeo) rappresentano per lo scienziato le propaggini  d’una vasta piattaforma terrestre  sprofondata in mare.
Insieme all’arcipelago toscano,e parte della Sardegna e della Corsica quella piattaforma raggiungeva  anche Ischia e Procida. Ricordi dei grande cataclismi,che stravolsero l’orografìa d’una superficie tanto estesa, possono individuarsi  in molti miti greci e romani, confermando  quanto  di Atlantide  racconta  “Crizia”, il dialogo di Platone. Filosofo tra i più  geniali Giovan Battista Vico sostenne che le mitologie, specie se  dirette e facili,  contengono germi di storie vere. Quella di  Polifèmo, gigante  dall’unico grande occhio al centro della fronte, che  Omero fa accecare da  Ulisse,  non è  favoletta,  infatti la  zona  come indicano le  mura ciclopiche di resegone a grandi scaglioni  visibili sul picco più alto del monte è stata  sicuramente(vedi appunto il mito di Polifemo) abitata da  creature rispetto a noi gigantesche, in  analogìa coi dinosauri diventati oggi lucertole.
La questione delle mura ciclopiche non è stata mai affrontata  dalla storiografìa archeologica ma certo un recinto del genere furono in grado di  costruirlo solo giganti in senso fisico o spirituale. Prima di  acquisire razionalità l’uomo  a partire dall’era cosmica del Cancro ebbe conoscenza e  poteri da sciamano. Perchè escludere che, giganti o non giganti, i costruttori siano stati aiutati (se vogliamo escludere popoli extraterrestri) dal loro eccezionale potere sciamanico che 10.000 anni fa per gli abitanti della Terra rappresentava la norma?
Sempre ne “Le origini dell’uomo” Leonardi racconta che dell’antica città di Amukla italica, situata tra Terracina e Gaeta ,  Marziale aveva cantato un  vino famoso e Plinio  sostiene che la tradizione dei serpenti marini nasce da noi, non in Grecia. Fu infatti rinvenuto nel Lazio, dove è rimasto, lo straordinario gruppo scultoreo del Laokoonte; il suo rito si svolgeva ad Amucle, l’attuale  Sperlonga,  uno dei primi centri del Culto Solare. Come interpretò il geniale archeologo l’invasione dei serpenti di mare descritta dal mito? Amucle sarebbe stata distrutta dalle ondate d’un violento maremoto che devastò il litorale. Titaniche,sinuose, nei millenni quelle onde divennero, in metafora, giganteschi serpenti di mare scolpiti dallo  straordinario artista che  regalò al mondo il Laokoonte.
Gaeta (Aietes) vanta, a metà strada tra Roma e Napoli, la  Montagna Spaccata. Profonda,arcana, drammatica  la  fenditura aperta nella roccia all’infuori dell’ intervento umano precipita in mare non lontano da monte Orlando. La montagna, racconta la leggenda, si spaccò in due nell’ora in cui  morì Gesù.Ben visibile, al di là delle prove archeologiche, ll trauma subito dalla montagna confermerebbe  la tesi  di Evelino, quella della   piattaforma  terrestre sprofondata  nel Tirreno (Atlantide o Tirrenide?).
E’ probabile  che la spaccatura della montagna  nasca da un’incrinatura della roccia già esistente prima della Crocefissione. La straordinaria potenza cosmica dell’evento Cristo potrebbe aver trasformato una semplice incrinatura della roccia risalente al megalitico di Circe e dei Ciclopi  nell’attuale  Montagna Spaccata,  è solo un’ipotesi.
 Vegetazione rigogliosa, fitta,multiforme, nasce all’epoca delle bonifiche pontine il Parco nazionale del Circeo.Il cerro, nella selva, prevale su  farnia,  farnetto, orniello, acero campestre e carpino. Ai piedi del Precipizio quercia da sughero e  sugherella. Rosseggia sui tappeti d’edera il pungitopo, inodori  in autunno  profumano  acuti, intensi i ciclamini di primavera .
Onorando  insieme a Venere  la maga Circe,  d’estate il sole schiude  corolle al mirto,illuminando   minuscoli cuori d’oro tra i petali sericei. Il rimboschimento anni’30  infoltì la selva con pini domestici, eucalipti e pioppi. Giunco, scirpo, gramigna delle arene sulle rive  dei quattro laghi. Le dune di Sabaudia e il ginepro fenicio.
Il fico degli Ottentotti coi  fiori purpurei  di primavera. Mirto,lentisco, erica, fillirèa, ginestra, corbezzolo e rosmarino  infittiscono la macchia mediterranea a Quarto Caldo  dove, a due passi dal mare, oltre  palma nana, elicriso e  cisto, troviamo la famosa centaurèa di Circe. Spicca, per rigoglio e maestà, la zona  che avvolgendolo a tornanti sale  al  Faro, luce nella notte,  guida a naviganti e nocchieri sulle orme d’ Ulisse.
Fu qui,  nel villino Blank in Via del Faro, che Evelino Leonardi  affondò radici per studiare  della civiltà megalitica rocce, fossili, resti di fauna e flora (legno pietrificato) istituendovi  un  museo dei  suoi Petrefatti. Deve essersi posto una domanda: :”perchè la vegetazione è fitta e multiforme all’inverosimile? La risposta è facile: l’humus adatto poteva nascere solo da una Terra radioattiva  che,come il Circèo,inglobò nei millenni residui d’ esplosioni vulcaniche sottomarine e terrestri, incrostazioni di litodomi, legni  pietrificati e ridisciolti. Terre sprofondano, risalgono,  vulcani eruttano verso il cielo e sott’acqua. Se tutto questo avviene nel corso di migliaia d’anni pensarlo sconvolge, s’affatica la mente percorrendo a ritroso  gli alterni sconvolgimenti d’acqua, aria,terra, fuoco ma esulta l’anima, trabocca  gratitudine il cuore  per il dono meraviglioso di Dio: la  Natura. Grazie,Terra di Circe,quanto devi aver sofferto  per diventare così bella!
(grazia lago)

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