Un team della NASA sta studiando complessi modelli
per capire se un'astronave potrà mai viaggiare a velocità superiori
rispetto a quella della luce
Automobili che
guidano da sole, veicoli in grado di muoversi sollevate da terra come le
hover car, dispositivi con i quali interagire semplicemente
parlando.
Spesso le evoluzioni tecnologiche prendono ispirazione dalla
fantascienza, per rendere reale ciò che solo fino a qualche decennio
prima era da considerarsi una prerogativa di romanzi e film sci-fi.
Potrebbe accadere anche con la nave stellare di
Star Trek, se un ambizioso progetto della
NASA dovesse rivelarsi fattibile.
Harold White, a capo del team Advanced Propulsion dell’agenzia
spaziale americana, in collaborazione con l’artista Mark Rademaker, ha
presentato
IXS Enterprise (nome in codice IXS-110). Si tratta di un concept che mostra come potrebbe essere una navicella in grado di viaggiare ad una
velocità maggiore rispetto a quella della luce. In altre parole, un mezzo per l’esplorazione dello spazio basato sul
warp drive, ovvero la
propulsione a curvatura
utilizzata come espediente narrativo per le avventure del capitano Kirk
e del suo equipaggio. È possibile dare un’occhiata alla galleria di
immagini (non riproducibili qui per motivi legati al copyright) sulle
pagine di
Flickr. Utilizzare il condizionale è comunque d’obbligo: non ci si illuda di poter intraprendere
viaggi interstellari
a breve. Tutto è ancora in una fase prettamente teorica, con lo studio
di complessi modelli matematici finalizzati a comprendere l’eventuale
possibilità di creare nella realtà una
bolla di curvatura
stabile. Ricerche di questo tipo potrebbero però spalancare le porte
all’avvento di innovazioni come l’incremento della velocità alla quale
spostarsi al di fuori dell’orbita terrestre. Ipotizzando di poter
raggiungere anche solo lo 0,1% della velocità della luce, la
colonizzazione della Luna e di Marte diventerebbero imprese molto più
alla portata dell’uomo. L’1% consentirebbe invece di raggiungere
qualsiasi punto del sistema solare in breve tempo. Il progetto di White e Rademaker ha però anche un altro scopo: quello
di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle ricerche della
NASA, facendo immaginare scenari familiari alle
persone prendendo spunto proprio dalla fantasia collettiva. In questo
caso, l’obiettivo può considerarsi già raggiunto.
Fonte
Commento di Oliviero Mannucci: Aaahhh che soddisfazione questa notizia! Essendo stato alla NASA un paio di anni fa, ed avendo un amico carissimo che lavora lì a progetti avanzatissimi del quale naturalmente non posso fare il nome, ero a conoscenza di quanto stava accadendo e ne ho parlato anche su questo blog, ma anche in qualche forum dove albergano i soliti scientisti da quattro soldi che credono solo a ciò che vedono, e quindi solo a quello che i loro sensi e intelligenza limitata gli permettono di percepire. Sono stato preso in giro, quando ho accennato che alla NASA stavano lavorando a questo progetto, ma alla fine i fatti mi danno ragione. Quindi ribadisco il concetto, se noi arriveremo ad avere questa tecnologia da qui a poco tempo, perchè "altri" non dovrebbero già possederla e utilizzarla anche per arrivare sulla Terra? L'ultimo baluardo scientifico tanto caro a Margherita Hack e ai suoi fans crolla miserabilmente, credere nell' impossibilità di attraversare le grandi distanze interstellari appartiene oramai ad una scienza desueta, come quando si credeva che la Terra fosse al centro dell'universo. Un consiglio, aprite la mente, ragionate con il vostro cervello e non parlate per partito preso se non sapete veramente quello che state dicendo. Nelle antiche scritture Vediche, più di 5000 anni fa, si parlava già di queste cose. Tanti auguri cari scettici del cavolo!
PS: I tempi sono sempre più maturi
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