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Aldrin infatti ha ringraziato il governo degli Stati Uniti per aver finanziato un progetto a lungo termine che prevede lo sbarco dei primi astronauti su Marte tra il 2030 e il 2040, ma ha affermato che quello non dev’essere il fine della missione, bensì l’inizio di un percorso più complesso che consenta alla nostra specie di trasferirsi sul Pianeta Rosso.
Dietro l’invito, anche se non formulata in maniera esplicita, c’è ovviamente la consapevolezza delle condizioni del nostro Pianeta, ormai a un passo dall’essere irreversibilmente compromesse, e la paura che possa poi essere troppo tardi per gli esseri umani riuscire a sopravvivere sulla Terra.
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Per Aldrin quindi sarebbe necessario non soltanto parlare genericamente di esplorazione marziana, ma iniziare sin da subito a programmare una serie di missioni che dovranno approfondire la conoscenza del Pianeta e anche tutti gli aspetti legati all’abitabilità dello stesso.Come sappiamo infatti ci sono progetti generici e studi di vario tipo, finanziati dalla NASA, per comprendere che tipo di motori utilizzare per arrivare su Marte, come sopravvivere a viaggi spaziali così lunghi e una volta lì come abitare e persino eventualmente come procedere alla terraformazione di Marte, ma allo stato attuale non fanno parte di una visione omogenea e di un articolato progetto su vasta scala temporale. Basterà l’appello di Aldrin?
Alessandro Crea
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