La recente notizia di un bagliore avvistato dal rover Curiosity su Marte
ha destato interesse sui media e in particolare tra gli esperti e
appassionati di ufologia che hanno subito parlato di un’emissione
luminosa generata da un’intelligenza aliena.
La Nasa naturalmente non ha
perso tempo a negare l’ipotesi extraterrestre
ricorrendo – come sempre –
a spiegazioni a parer mio, superficiali e sbrigative. Innanzitutto
va precisato che gli avvistamenti sono stati due, in due giorni diversi
e da angolature differenti, circa nella stessa ora del giorno marziano,
cioè al tramonto in direzione ovest-nordovest dal waypoint
Kimberley. Il primo bagliore è stato registrato dal sistema di ripresa
Navcams di Curiosity in data marziana Sol 588, corrispondente al giorno
terrestre 2 aprile 2014 – UTC 09:04:28. Va premesso che le Navcams, cioè
le camere di navigazione di Curiosity che riprendono in b/n si trovano
su un albero metallico che sovrasta il rover. Il sistema comprende
quattro obiettivi sovrapposti: destro A, sinistro A – destro B, sinistro
B. Gli obiettivi funzionano come gli occhi umani: sovrapponendo le foto
riprese da ognuna delle coppie si può ottenere un’immagine
stereoscopica. Ma che cosa è successo in questo caso?
Uno degli occhi,
quello destro (B) ha visto il bagliore, mentre l’altro occhio, il
sinistro (B), non ha registrato alcunché. Fatto
strano: vi è mai capitato di osservare una luce lontana e di percepirla
da un occhio solo? Direi che sia in pratica impossibile, salvo che non
abbiate qualche serio problema alla vista. Ad esclusione di un caso…
Aspettiamo però a trarre conclusioni. Passiamo al giorno successivo: Sol
589 su Marte, sulla Terra il 3 aprile 2014 UTC 10:00:03, ecco apparire
attraverso l’occhio destro (B) delle Navcams, ancora una volta lo stesso
bagliore. Naturalmente, nel frattempo, in circa 25 ore terrestri, il
rover si è mosso raggiungendo l’altro versante di una collinetta che
s’intravede sulla sinistra nella foto del giorno prima. Guarda caso,
anche in questa occasione, l’occhio sinistro delle Navcams non
percepisce alcun bagliore. Come può essere accaduto tutto ciò? Vediamo
come la Nasa spiega il mistero: “One possible explanation for the bright spot in this image is a glint from a rock surface reflecting the sun. Another is a cosmic ray hitting the camera’s light detector,
a CCD (charge-coupled device). Cosmic ray patterns in Mars rover images
vary from a dot to a long line depending on the angle”.
In
poche parole, la Nasa ci spiega che il bagliore può essere stato
causato da una roccia che ha riflettuto la luce del sole al tramonto,
oppure da un raggio cosmico peregrino che in due giorni diversi ma circa
alla stessa ora ha colpito lo stesso occhio delle Navcams. Ma come può
essere accaduto tutto questo se nel frattempo il rover si è mosso?
Se
le cose fossero andate come spiega la Nasa, nel primo caso (pietra
riflettente) l’emissione luminosa ripetutasi per due giorni consecutivi
dovrebbe aver avuto un ampio angolo d’irradiazione per essere vista
anche dalla nuova posizione; ancor più facilmente, però, sarebbe stata
rilevata dall’occhio sinistro delle Navcams. Ma questo non è avvenuto.
Nel secondo caso, invece (raggio cosmico), dovrebbe essere accaduto lo
stesso fenomeno sulla medesima videocamera a 25 ore terrestri di
distanza. Non vi sembrano entrambe spiegazioni forzate? Poco più sopra
ho lasciato in sospeso una possibile soluzione dell’enigma. Adesso,
capovolgendo il punto di osservazione, provo ad avanzare un’ipotesi.
Qualche scettico storcerà il naso, perché per far ciò, avrò bisogno di
un intervento “esterno”, più esattamente “alieno” del tipo omini verdi o
grigi, a vostro piacimento. Supponiamo che una pattuglia di questi omini
dotati di un’apparecchiatura laser abbia individuato il rover e abbia
eseguito un rilevamento di telemetria dirigendo il raggio in un punto
preciso, cioè l’occhio destro B delle Navcams. E’ evidente che, per la
natura dei raggi laser di poter concentrare la luce in una minuscola
superficie, l’occhio sinistro B non ha visto nulla. La stessa cosa è
avvenuta il giorno successivo. Se poi non si è trattato di telemetria ma
di lanciare un messaggio ottico, l’operazione è pienamente riuscita.
Oserei dire che in questo secondo caso gli omini hanno fatto tesoro dell’insegnamento di Marshall McLuhan: il medium è il messaggio. Quale messaggio più chiaro di quello appena ricevuto?
Flavio Vanetti
Fonte
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