di Piero Bianucci
Di solito la Nasa, se i moti celesti e la legge di gravità lo consentono, organizza le proprie imprese spaziali in modo che si realizzino il 4 luglio, Festa dell’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Così, per esempio, in questo giorno sono scesi robot su Marte (Pathfinder, 1997) e un proiettile lanciato dalla missione “Deep Impact” ha colpito il nucleo della cometa Tempel -1 (2005).
Quest’anno c’è poco da festeggiare. Semmai è opportuno distrarre l’attenzione del pubblico appassionato alle imprese spaziali. L’ultimo volo dell’ultimo shuttle, infatti, partirà da Cape Canaveral l’otto luglio, mentre non sarebbe stato difficile anticiparlo di quattro giorni.
Ma i giornalisti, si sa, sono maligni. L’autorevole “Economist”, dopo aver dedicato una sua recente copertina a Berlusconi con il titolo “L’uomo che ha fottuto un intero Paese”, questa volta titola “Fine dell’era spaziale”.
In effetti con la missione STS 135 dell’”Atlantis” – 12 giorni in orbita, con attracco alla Stazione Spaziale Internazionale del modulo logistico “Raffaello” – finisce un’epoca, quella dei veicoli recuperabili, e rischia di avviarsi ad un malinconico tramonto l’esplorazione stessa dello spazio.
Certo la mia generazione ha visto tutti gli anni ruggenti, ed è difficile immaginare che tutti gli anni possano ruggire. Tra il 1960 e il 2010 in pratica non c’è corpo del Sistema Solare significativo che non sia stato raggiunto e studiato da vicino, per non parlare dei sei sbarchi sulla Luna. Una esplorazione esaltante e irripetibile che le prossime generazioni ci invidieranno.
Rimangono da svelare i grandi asteroidi e la nuova categoria dei “pianeti nani”. Ma non c’è molto da aspettare. Il 16 luglio la missione della Nasa “Dawn” raggiungerà Vesta (foto), asteroide dal diametro medio di 530 chilometri, scoperto da Olbers il 29 marzo 1807. Poi la stessa navicella punterà su Cerere, “pianeta nano” individuato da Giuseppe Piazzi il giorno di Capodanno del 1801. L’arrivo è previsto nell’agosto 2015. C’è poi la missione “New Horizon”, sempre della Nasa, che in quell’anno, a luglio, raggiungerà il pianeta nano Plutone. Il resto, sarà un affinamento di missioni già realizzate, anche se si tratta di affinamenti di grande interesse, specialmente per quanto riguarda Marte.
Ricordo nitidamente il primo volo dello shuttle “Columbia”, partito il 12 aprile 1981. E tutti abbiamo ancora negli occhi come si disintegrò il 1° febbraio 2003 al rientro dalla sua ventottesima missione con sette astronauti a bordo. Ricordo la partenza del primo Spacelab, novembre 1983, l’emozione del lancio, il rombo dei motori della navetta che scuoteva il petto a 4 miglia di distanza, dove stava la tribuna dei giornalisti. Prima ancora, nel 1979, ricordo la salita in cima alla rampa 39°, dalla quale decollarono i Saturno 5 delle missioni Apollo, appena ristrutturata per accogliere le navette.
Bene, tutto questo con l’otto luglio viene archiviato. La vicenda Shuttle si chiude, due navette perse drammaticamente, le altre chiuse in musei. E lo scettro dell’esplorazione spaziale che sta per essere rilevato dalla Cina e magari dall’India. Ma con l’Europa che tiene duro.
In ogni modo oggi 4 luglio una cosa da festeggiare c’è: alle ore 15 la Terra passa all’afelio, cioè nel punto della sua orbita più lontano dal Sole. Si troverà a 152.102.196 chilometri dalla nostra stella e, rispettando le leggi di Keplero, si muoverà più lentamente rispetto al resto dell’orbita. E’ questo il motivo per cui il periodo primavera-estate dura sette giorni di più nel nostro emisfero boreale, con stagioni più smussate rispetto all’emisfero australe.
Fonte: http://www3.lastampa.it
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