Al posto delle acque che s’estendono a largo di Roma e Napoli esisteva
migliaia d’anni fa un continente perduto. ”Le origini dell’uomo” di
Evelino Leonardi, clinico omeòpata e ricercatore oggi dimenticato, è un
eccezionale testo d’archeologia alternativa, tutt’ora scarsamente presa
in considerazione da quella ufficiale
Nato nel 1871, scomparso nel
’39, Evelino che negli anni ’30 visse a lungo al Circeo (Villino Blanc)
avallò con fonti mitologico - storiografiche i risultati delle sue
ricerche ipotizzando che quel continente fosse Atlantide, inabissatasi,
racconta Platone, 11.000 anni fa. L’archeologia alternativa di questo
singolare ricercatore studia, come quella tradizionale, geologia,
flora,fauna, rivolgimenti tellurici, vulcanici e sub marini
ripercorrendo con studi appassionati i diversi mutamenti della zona
costiera e submarina tra Lazio e Campania avvenuti nel corso d’ere
antichissime. Il Circeo rappresenta una delle prime culle di civiltà.
Basti pensare al ritrovamento dell’uomo di Neanderthal (Paleolitico)
ancor oggi visibile nell’antica rocca di San Felice, la parte alta
della città.
Evelino Leonardi per audacia d’ipotesi e singolarità di
scoperte fu ignorato dalla scienza ufficiale anni ’30. Sostenne che,
scampato a imponenti cataclismi, un gruppo esiguo di popolazioni
endemiche del Lazio e Campania, dal Circeo e terre limitrofe riuscì a
raggiungere l’Egitto fondendosi con la civiltà dei Faraoni o
addirittura iniziandola.
Sensazionale tra le sue scoperte i
Pietrefatti che in zona abbondano. La maggior parte dei geologi
appartenenti alla scienza togata riteneva che queste formazioni litiche
fossero state modellate da erosioni naturali (vento,piogge, mareggiate)
mentre secondo Evelino ci troviamo di fronte ad animali vivi rimasti
imprigionati nella roccia granitica.
Certo è che grandi cataclismi
misero in fuga animali che, proveniendo da altre terre, sconvolte o
addirittura scomparse, andarono a rifugiarsi sull’ultimo tratto ancora
emerso del Circeo. La grande tragedia ebbe epilogo dopo battaglie immani
per sopravvivere a fame e sete, finchè il granito imprigionò la vita
pietrificandola. In località Peretto Evelino trovò i resti d’un Drago
Alato, un uccellone di quattro metri quadri, un mostro lungo cinque,
una Chimera, la Renna Gigante e il Megacero.
Benchè sia difficile
raggiungerli, se non si è rocciatori esperti, alcuni di questi
Pietrefatti si possono ancora ammirare nella sella tra i colli
Monticchio e Guardia d’Orlando e nella spianata nord del Peretto.
Inoltre il geniale ricercatore rinvenne fossili così numerosi da
riuscire a riempire nove casse. Lasciata in eredità allo Stato Italiano
la preziosa collezione, informa Tommaso Lanzuisi in”Lazio ieri e oggi”,
giaceva a Roma negli scantinati del Museo delle Terme smentendo, in
modo silenzioso ma inequivocabile, le teorie ufficiali sulla nostra
preistoria sicchè nessuno trovò il coraggio di disfarsene o esporla al
pubblico. Dove sono oggi le casse? Per giusto tributo alla verità e all’
appassionato lavoro d’Evelino Leonardi scoprirlo sarebbe doveroso.
Tornando
ad Atlandite (o Tirrenide? o Terra di Saturno?) il promontorio del
Circeo e l’arcipelago pontino (Ponza, Ventotene, Palmarola e
Zannone,quest’ultima appartenente oggi al Circeo) rappresentano per lo
scienziato le propaggini d’una vasta piattaforma terrestre sprofondata
in mare.
Insieme all’arcipelago toscano,e parte della Sardegna e
della Corsica quella piattaforma raggiungeva anche Ischia e Procida.
Ricordi dei grande cataclismi,che stravolsero l’orografìa d’una
superficie tanto estesa, possono individuarsi in molti miti greci e
romani, confermando quanto di Atlantide racconta “Crizia”, il
dialogo di Platone. Filosofo tra i più geniali Giovan Battista Vico
sostenne che le mitologie, specie se dirette e facili, contengono
germi di storie vere. Quella di Polifèmo, gigante dall’unico grande
occhio al centro della fronte, che Omero fa accecare da Ulisse, non
è favoletta, infatti la zona come indicano le mura ciclopiche di
resegone a grandi scaglioni visibili sul picco più alto del monte è
stata sicuramente(vedi appunto il mito di Polifemo) abitata da
creature rispetto a noi gigantesche, in analogìa coi dinosauri
diventati oggi lucertole.
La questione delle mura ciclopiche non è
stata mai affrontata dalla storiografìa archeologica ma certo un
recinto del genere furono in grado di costruirlo solo giganti in senso
fisico o spirituale. Prima di acquisire razionalità l’uomo a partire
dall’era cosmica del Cancro ebbe conoscenza e poteri da sciamano.
Perchè escludere che, giganti o non giganti, i costruttori siano stati
aiutati (se vogliamo escludere popoli extraterrestri) dal loro
eccezionale potere sciamanico che 10.000 anni fa per gli abitanti della
Terra rappresentava la norma?
Sempre ne “Le origini dell’uomo”
Leonardi racconta che dell’antica città di Amukla italica, situata tra
Terracina e Gaeta , Marziale aveva cantato un vino famoso e Plinio
sostiene che la tradizione dei serpenti marini nasce da noi, non in
Grecia. Fu infatti rinvenuto nel Lazio, dove è rimasto, lo straordinario
gruppo scultoreo del Laokoonte; il suo rito si svolgeva ad Amucle,
l’attuale Sperlonga, uno dei primi centri del Culto Solare. Come
interpretò il geniale archeologo l’invasione dei serpenti di mare
descritta dal mito? Amucle sarebbe stata distrutta dalle ondate d’un
violento maremoto che devastò il litorale. Titaniche,sinuose, nei
millenni quelle onde divennero, in metafora, giganteschi serpenti di
mare scolpiti dallo straordinario artista che regalò al mondo il
Laokoonte.
Gaeta (Aietes) vanta, a metà strada tra Roma e Napoli,
la Montagna Spaccata. Profonda,arcana, drammatica la fenditura aperta
nella roccia all’infuori dell’ intervento umano precipita in mare non
lontano da monte Orlando. La montagna, racconta la leggenda, si spaccò
in due nell’ora in cui morì Gesù.Ben visibile, al di là delle prove
archeologiche, ll trauma subito dalla montagna confermerebbe la tesi
di Evelino, quella della piattaforma terrestre sprofondata nel
Tirreno (Atlantide o Tirrenide?).
E’ probabile che la spaccatura
della montagna nasca da un’incrinatura della roccia già esistente prima
della Crocefissione. La straordinaria potenza cosmica dell’evento
Cristo potrebbe aver trasformato una semplice incrinatura della roccia
risalente al megalitico di Circe e dei Ciclopi nell’attuale Montagna
Spaccata, è solo un’ipotesi.
Vegetazione rigogliosa,
fitta,multiforme, nasce all’epoca delle bonifiche pontine il Parco
nazionale del Circeo.Il cerro, nella selva, prevale su farnia,
farnetto, orniello, acero campestre e carpino. Ai piedi del Precipizio
quercia da sughero e sugherella. Rosseggia sui tappeti d’edera il
pungitopo, inodori in autunno profumano acuti, intensi i ciclamini di
primavera .
Onorando insieme a Venere la maga Circe, d’estate il
sole schiude corolle al mirto,illuminando minuscoli cuori d’oro tra i
petali sericei. Il rimboschimento anni’30 infoltì la selva con pini
domestici, eucalipti e pioppi. Giunco, scirpo, gramigna delle arene
sulle rive dei quattro laghi. Le dune di Sabaudia e il ginepro fenicio.
Il
fico degli Ottentotti coi fiori purpurei di primavera.
Mirto,lentisco, erica, fillirèa, ginestra, corbezzolo e rosmarino
infittiscono la macchia mediterranea a Quarto Caldo dove, a due passi
dal mare, oltre palma nana, elicriso e cisto, troviamo la famosa
centaurèa di Circe. Spicca, per rigoglio e maestà, la zona che
avvolgendolo a tornanti sale al Faro, luce nella notte, guida a
naviganti e nocchieri sulle orme d’ Ulisse.
Fu qui, nel villino
Blank in Via del Faro, che Evelino Leonardi affondò radici per
studiare della civiltà megalitica rocce, fossili, resti di fauna e
flora (legno pietrificato) istituendovi un museo dei suoi Petrefatti.
Deve essersi posto una domanda: :”perchè la vegetazione è fitta e
multiforme all’inverosimile? La risposta è facile: l’humus adatto poteva
nascere solo da una Terra radioattiva che,come il Circèo,inglobò nei
millenni residui d’ esplosioni vulcaniche sottomarine e terrestri,
incrostazioni di litodomi, legni pietrificati e ridisciolti. Terre
sprofondano, risalgono, vulcani eruttano verso il cielo e sott’acqua.
Se tutto questo avviene nel corso di migliaia d’anni pensarlo sconvolge,
s’affatica la mente percorrendo a ritroso gli alterni sconvolgimenti
d’acqua, aria,terra, fuoco ma esulta l’anima, trabocca gratitudine il
cuore per il dono meraviglioso di Dio: la Natura. Grazie,Terra di
Circe,quanto devi aver sofferto per diventare così bella!
(grazia lago)
Fonte
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