Alla NASA c'è chi sta cercando di produrre il motore a curvatura che permette alla nave Enterprise di
Star Trek di compiere viaggi interstellari a velocità maggiori della
luce. Certamente si tratta di un progetto prematuro, ma secondo alcuni
sarebbe l'unico modo per raggiungere pianeti abitabili che orbitano
intorno a stelle vicine e in questo modo assicurare all'umanità un
futuro a lungo termine
di Mark Alpert
Come può confermare ogni fan di Star Trek, l'eccentrico fisico Zefram
Cochrane ha inventato il propulsore a curvatura nell'anno 2063. Non è
stato facile. Cochrane ha dovuto vedersela con malvagi alieni che
viaggiano nel tempo, determinati a impedirgli di costruire il sistema di
propulsione che consente di muoversi più velocemente della luce (per
ulteriori dettagli si veda il film del 1996 Star Trek: Primo contatto).
Ma alla fine ci è riuscito, e secoli dopo il suo propulsore a curvatura
ha permesso i viaggi interstellari dell'astronave Enterprise.
Quello
che i fan di Star Trek non possono sapere è che nel mondo reale un
fisico del Johnson Space Center della NASA a Houston sta studiando la
possibilità di costruire un vero e proprio motore a curvatura.
Harold
“Sonny” White, capo del programma di propulsione avanzata del centro,
ha assemblato in laboratorio un apparato sperimentale progettato per
creare piccole distorsioni nello spazio-tempo, il tessuto flessibile
dell'universo. Se avesse successo, potrebbe infine portare allo sviluppo
di un sistema in grado di generare una bolla di spazio-tempo deformato
intorno a un veicolo spaziale.
Invece di aumentare la velocità
della nave, il motore a curvatura altererebbe lo spazio-tempo lungo il
suo percorso, permettendo così di eludere le leggi della fisica che
impediscono i viaggi più veloci della luce. Una simile nave spaziale
potrebbe superare le enormi distanze tra le stelle in poche settimane.
Per
i lettori e gli scrittori di fantascienza, la notizia è straordinaria. E
non importa che altri fisici deridano l'idea di White, sostenendo che
modificare lo spazio-tempo in questo modo è impossibile. E neppure
importa che per la ricerca sul propulsore a curvatura la NASA abbia
stanziato solo 50.000 dollari, una goccia nel mare dei 18 miliardi
dollari di bilancio dell'agenzia spaziale americana.
Ciò che
rende il progetto di White così eccitante è l'immensità della sfida. È
incoraggiante sapere che anche in questa epoca in cui la parola d'ordine
è stringere la cinghia, il governo federale è disposto a scommettere
sul grande sogno dei viaggi interstellari.
Un numero sorprendente
di scienziati, ingegneri e appassionati di spazio crede ardentemente in
questo sogno. Hanno condiviso speranze e ipotesi nel corso di
conferenze accademiche. Hanno fondato organizzazioni - come il progetto 100 Year Starship, la Tau Zero Foundation e Icarus Interstellar
- cercando di gettare le basi per una missione interstellare senza
equipaggio che potrebbe essere lanciata entro la fine del secolo. La
loro convinzione è cresciuta negli ultimi anni, via via che gli
astronomi hanno individuato una serie di pianeti simili alla Terra che
orbitano attorno a stelle relativamente vicine al Sole.
Alcune
decine di questi mondi occupano la cosiddetta “zona Goldilocks” intorno
alle loro stelle: non sono né troppo caldi né troppo freddi per
sostenere la vita. Se ulteriori osservazioni confermassero l'esistenza
di un idilliaco pianeta abitabile nel nostro angolo di galassia, come
potremmo resistere dall'inviare una sonda interstellare aesplorare
questo nuovo strano mondo?
Il problema è portarci la navicella in
un ragionevole lasso di tempo. La NASA ha già una sonda che sta
attraversando lo spazio interstellare: si tratta di Voyager 1,
l'impavida navicella da 700 chilogrammi lanciata nel 1977 per studiare
Giove, Saturno e i loro satelliti naturali. Dopo aver completato la sua
missione primaria, la sonda ha oltrepassato l'orbita dei pianeti
esterni, e nel 2012 ha lasciato il sistema solare, proseguendo verso lo
spazio interstellare.
Voyager ha viaggiato per oltre 19 miliardi
di chilometri dal suo lancio e attualmente si sta allontanando da noi a
62.136 chilometri all'ora. Ma anche a quella incredibile velocità,
occorrerebbero almeno 70.000 anni per raggiungere una delle stelle
vicine che potrebbero ospitare pianeti abitabili. Bisognerebbe perciò
fare qualche significativo progresso nella propulsione spaziale per
arrivare più velocemente.
Sebbene
siano solo White e pochi altri scienziati a essere stuzzicati dalla
possibilità di un propulsore a curvatura, la maggior parte degli
appassionati interstellari ha concentrato la propria attenzione su
tecnologie meno ipotetiche. Icarus Interstellar, per esempio, sta
coordinando uno studio su un progetto di missione in cui, per spingere
la navicella, si utilizzerebbe la fusione nucleare, l'energia prodotta
facendo fondere tra loro i nuclei di diversi atomi.
La fusione
nucleare è la fonte energetica utilizzata per produrre la bomba
all'idrogeno e, se fosse adeguatamente controllata e sfruttata, la sua
energia potrebbe accelerare una sonda fino a velocità fenomenali,
migliaia di volte maggiori di quella di Voyager 1.
Ma sono
cinquant'anni che i ricercatori cercano di costruire una centrale
elettrica a fusione, senza molto successo. La tecnologia non è ancora
stata messa a punto sulla Terra, e non è certo pronta per essere
installata su una sonda spaziale.
Un altro grosso problema è la
polvere interstellare. Anche se sono microscopici, i grani di polvere
nello spazio profondo farebbero grossi danni a una sonda che li
attraversasse alla velocità di milioni di chilometri all'ora. La
navicella dovrebbe essere equipaggiata con una schermatura pesante, il
che aumenterebbe la quantità di carburante necessaria per la
propulsione.
Ci
sarebbe poi la necessità di rallentare la sonda prima che raggiunga la
sua destinazione. È inutile mandare una navicella spaziale per un
viaggio di cento anni a una stella vicina, se si corre il rischio che
arrivi oltre la zona dei pianeti abitabili della stella. Durante le
ultime fasi del viaggio, la sonda dovrebbe invertire i motori e
azionarli in modo da ottenere una spinta nella direzione opposta e così
rallentare. E ancora una volta, occorrerebbe prevedere un ulteriore
carico di carburante.
Le complicazioni sembrano dunque infinite,
come lo stesso spazio. L'enorme difficoltà del volo interstellare
consente di spiegare il famoso paradosso formulato per la prima volta da
Enrico Fermi nel 1950: se l'universo è pieno di alieni, dove sono tutti
quanti? Forse gli extraterrestri non hanno mai visitato la Terra perché
è troppo difficile raggiungerla.
Nonostante tutto, il sogno di
un viaggio interstellare rimane ostinatamente in vita. Lo scorso
settembre, il progetto 100 Years Starship ha tenuto un simposio sul tema
appena un mese dopo la conferenza di Icarus Interstellar.
Mentre
la NASA lotta per finanziare tutte le sue priorità, ovvero la
costruzione di un nuovo sistema di lancio per i suoi astronauti e
l'invio di nuove sonde su Marte, pianificare una missione interstellare
può sembrare assurdamente precoce. Ma persone come Jill Tarter, pioniera
della caccia ai segnali radio provenienti da civiltà extraterrestri,
ritengono che l'esplorazione di altri sistemi stellari sia essenziale
per la sopravvivenza a lungo termine dell'umanità.
Finché che
la razza umana è limitata alla Terra siamo ad alto rischio di estinzione
per effetto di una catastrofe, sia essa una guerra nucleare planetaria,
una pandemia o un asteroide. L'unico altro pianeta nel nostro sistema
solare che potrebbe essere abitabile è Marte, ma occorrerebbero
centinaia di anni di terraforming per rendere il Pianeta Rosso vivibile
per gli esseri umani.
Così il destino ultimo della nostra specie
potrebbe essre tra le stelle. Forse in mille anni o giù di lì la nostra
civiltà sarà simile alla Federazione dei Pianeti Uniti di Star Trek. Per
raggiungere questo obiettivo, però, bisogna adottare il motto della
nave stellare Enterprise: “Arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”.
Fonte
Commento di Oliviero Mannucci: Se il genere umano sta cominciando a lavorare allo sviluppo del cosidetto motore a curvatura; perchè altre civiltà nell'universo, più avanzate di noi, non lo avrebbero già disponibile?
Che sono tutti più deficienti di noi?! Rispondendo a questa domanda potete capire quanto sia reale la visita extraterrestre sul nostro pianeta. Chi ancora ostenta scetticismo è paragonabile a chi non voleva mettere l'occhio nel telescopio di Galileo Galilei perchè lo giudicava uno strumento del diavolo. A quando la fine del medio evo sulla Terra?
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