Ora i ricercatori, confrontando il
nostro codice genetico con quello neandertaliano, vogliono individuare i
geni che ci rendono effettivamente umani e quelli legati a qualche
origine in comune con i nostri cugini preistorici. C’è stato un
contatto. Quando?
I ricercatori hanno osservato
che nei Neandertal i geni associati all’iperattività, al comportamento
aggressivo e allo sviluppo di alcune sindromi, come l’autismo, sono
assenti.
Nel periodo compreso tra un milione e
500 mila anni fa circa, il numero dei Neandertal si ridusse
drasticamente, limitando la popolazione a un piccolo gruppo. Questo
evento ebbe un impatto molto negativo sui Neandertal e in particolare
sui loro geni.
Infatti la selezione naturale in
popolazioni di piccole dimensioni ha meno capacità di eliminare le
mutazioni genetiche negative.
Hanno esaminato i geni di due
Neandertal, uno proveniente dalla Spagna e uno dalla Croazia. Poi hanno
confrontato il DNA di questi individui con quello di un terzo Neandertal
vissuto in Siberia e con quello di alcuni esseri umani moderni. Si è scoperto che i Neandertal hanno una variabilità genetica minore rispetto a quella degli uomini moderni.
La diversità genetica tra i Neandertal, infatti, era un quarto di
quella esistente oggi tra gli africani, e un terzo di quella che c’è tra
gli europei o gli asiatici.
Il confronto ha anche mostrato
che l’umanità moderna possiede dei geni legati alla salute del cuore e
al metabolismo che erano invece assenti nei nostri antichi cugini.
Possediamo anche dei geni legati al colore dei capelli e della pelle
che i Neandertal non hanno e che probabilmente sono le mutazioni che
potrebbero aver contribuito alle differenze nella pigmentazione presenti
tra gli esseri umani di oggi.
Gli scienziati vogliono capire cosa ci
separa realmente dai Neandertal e cosa abbiamo in comune, ma per farlo
allora bisogna scoprire cosa abbiamo ereditato dai primi uomini
cacciatori-raccoglitori e cosa proviene invece dal nostro più recente
adattamento alla vita stanziale.
La cosa sicura è che nel nostro DNA c’è una sorpresa.
Infatti in comune con i Neandertal
abbiamo più di quanto pensiamo. I moderni euro-asiatici possiedono
infatti circa il 2% di geni neandertaliani, mentre negli attuali
melanesiani la percentuale ereditata dai denisoviani arriva addirittura
al 5%. Ma la storia non finisce qua, con la sola presenza di geni o
mutazioni ereditate.
I Neandertal non erano meno evoluti
degli esseri umani moderni. Hanno avuto anche loro una storia e
un’evoluzione, che però ha preso una strada diversa. Ma il DNA
neandertaliano che abbiamo ereditato è stato essenziale per la
sopravvivenza della nostra specie.
Sessantamila anni fa, quando i primi
uomini moderni lasciarono l’Africa, trovarono il continente auroasiatico
già abitato da Neandertal. Sappiamo che almeno alcuni di quegli
incontri produssero prole, perché il genoma di esseri umani che oggi
vivono fuori dall’Africa è neadertaliano per l’1-4%. Alcune parti di
genoma non africano sono totalmente prive di DNA neandertaliano, ma
altre invece ne hanno in abbondanza, tra cui quelle che contengono i
geni legati alla pelle e ai capelli. E ciò suggerisce che i geni
neanderteliani abbiano comportato alcuni benefici, e che quindi si siano
conservati nel processo evolutivo.
Sembra piuttosto evidente che
quando Homo sapiens lasciò l’Africa e incontrò i Neandertal scambiando
materiale genetico, finì per assumere alcune varianti genetiche
adattative che gli offrirono un vantaggio per affrontare le diverse
condizioni climatiche.
Il fatto che il DNA neandertaliano sia
completamente assente in altre parti del genoma odierno non africano
suggerisce che la loro versione dei geni in quelle regioni avrebbe
invece rappresentato uno svantaggio evolutivo per H. sapiens, e quindi
furono eliminati dalla selezione naturale.
La versione neandertaliana del gene
della pelle POU2F3, ad esempio, si trova in circa il 66% degli asiatici
orientali, mentre quella del gene BNC2, che incide tra l’altro sul
colore della pelle, si trova ben nel 70%.
Incredibile. Queste versioni
neandertaliane possono aver aiutato i nostri antenati a sopravvivere in
aree geografiche a cui i Neandertal si erano già adattati, in quanto
erano presenti in quelle zone da centinaia di migliaia di anni.
Quando pensiamo a come siamo fatti,
immaginiamo che siamo sempre stati cosi come siamo oggi. Abbiamo
studiato l’evoluzione sin dalle scuole, ma è difficile capirla
veramente. Oggi sappiamo che il contributo genetico che i primi uomini
ricevettero dai Neandertal è stato vitale per la nostra specie e alcune
parti di quel materiale genetico ci accompagna ancora oggi.
Già solo queste nozioni sono sufficienti a far sparire ogni traccia di razzismo nell’epoca moderna.
Fabrizio Spagiari
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.