La Nasa ha condotto un esponenziale studio sui
problemi che si potrebbero avere nella comunicazione tra esseri e
extraterrestri. Questo elaborato studio ha dato vita al libro
"Archaeology Anthropology and Interstellar Communication". Forse non
diventerà mai un best-seller, ma per il genere a cui appartiene, questo
libro si rivela un ottimo filo conduttore che unisce domande e risposte
su una possibile comunicazione con gli alieni.
La Nasa e i suoi programmi - Condotto sulla base del programma spaziale americano, il volume di circa 300 pagine disponibile in e-book sul sito della Nasa è un exploit che unisce storia e innovazione, nel tentativo di fornire se non risposte, almeno spiegazioni. In questo senso è curiosa l'osservazione per cui se gli umani non hanno ancora imparato a parlare con le api che seguono il linguaggio della luce, la semantica delle balene che si muovono nelle acque terrestri e non hanno completato la comunicazione con i simili primati, è difficile pensare di poter comunicare con forme aliene. Come dice uno degli autori dello studio, John Traphagan: "Una specie arrivata da distanze spazio temporali inconcepibili potrebbe anche capire le parole ma avrebbe sicuramente un quadro di riferimento culturale radicalmente diverso dal nostro". "Quello che noi intendiamo dire - continua lo studioso di religioni e teologia - ha senso perché viene riferito all'esperienza comune dell'umanità, ma quale senso avrebbe per chi ha esperienze completamente diverse? Che cosa può essere il bene e il male per loro?".
Pronostico ventennale - Lo studio inoltre mette in dubbio anche le capacità degli alieni sulla possibilità di avere sviluppato una cultura planetaria e quindi una lingua e una civiltà unitaria. Se per questo neanche l'essere umano ci è mai riuscito se si considera che gli etnologi contano 6909 lingue diverse parlate sul pianeta terrestre. Dunque i dubbi e le domande sulla possibilità di comunicazione con forme aliene superano di gran lunga le risposte, ma rimane il pronostico ventennale della Nasa per il primo contatto.
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La Nasa e i suoi programmi - Condotto sulla base del programma spaziale americano, il volume di circa 300 pagine disponibile in e-book sul sito della Nasa è un exploit che unisce storia e innovazione, nel tentativo di fornire se non risposte, almeno spiegazioni. In questo senso è curiosa l'osservazione per cui se gli umani non hanno ancora imparato a parlare con le api che seguono il linguaggio della luce, la semantica delle balene che si muovono nelle acque terrestri e non hanno completato la comunicazione con i simili primati, è difficile pensare di poter comunicare con forme aliene. Come dice uno degli autori dello studio, John Traphagan: "Una specie arrivata da distanze spazio temporali inconcepibili potrebbe anche capire le parole ma avrebbe sicuramente un quadro di riferimento culturale radicalmente diverso dal nostro". "Quello che noi intendiamo dire - continua lo studioso di religioni e teologia - ha senso perché viene riferito all'esperienza comune dell'umanità, ma quale senso avrebbe per chi ha esperienze completamente diverse? Che cosa può essere il bene e il male per loro?".
Pronostico ventennale - Lo studio inoltre mette in dubbio anche le capacità degli alieni sulla possibilità di avere sviluppato una cultura planetaria e quindi una lingua e una civiltà unitaria. Se per questo neanche l'essere umano ci è mai riuscito se si considera che gli etnologi contano 6909 lingue diverse parlate sul pianeta terrestre. Dunque i dubbi e le domande sulla possibilità di comunicazione con forme aliene superano di gran lunga le risposte, ma rimane il pronostico ventennale della Nasa per il primo contatto.
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