Buzz Aldrin è stato, 50 anni fa, il secondo astronauta a mettere piede sul suolo lunare,
seguendo Neil Armstrong fuori dal modulo lunare. Ora però che l’epopea
della conquista della Luna è storia, Aldrin ha scritto una lettera aperta sul Washington Post, invitando
gli Stati Uniti a lavorare già nel nostro tempo al fine di rendere
possibile nei tempi più brevi un’emigrazione di massa dell’intera
umanità su Marte.
Aldrin infatti ha ringraziato il governo degli Stati Uniti per aver finanziato un progetto a lungo termine che prevede lo sbarco dei primi astronauti su Marte tra
il 2030 e il 2040, ma ha affermato che quello non dev’essere il fine
della missione, bensì l’inizio di un percorso più complesso che consenta
alla nostra specie di trasferirsi sul Pianeta Rosso.
Dietro l’invito, anche se non formulata in maniera esplicita, c’è ovviamente la consapevolezza delle condizioni del nostro Pianeta, ormai a un passo dall’essere irreversibilmente compromesse, e la paura che possa poi essere troppo tardi per gli esseri umani riuscire a sopravvivere sulla Terra.
Per Aldrin quindi sarebbe necessario non soltanto parlare
genericamente di esplorazione marziana, ma iniziare sin da subito a
programmare una serie di missioni che dovranno approfondire la
conoscenza del Pianeta e anche tutti gli aspetti legati all’abitabilità
dello stesso.Come sappiamo infatti ci sono progetti generici e studi di vario tipo, finanziati dalla NASA, per comprendere che tipo di motori utilizzare per arrivare su Marte, come sopravvivere a viaggi spaziali così lunghi e una volta lì come abitare
e persino eventualmente come procedere alla terraformazione di Marte,
ma allo stato attuale non fanno parte di una visione omogenea e di un
articolato progetto su vasta scala temporale. Basterà l’appello di
Aldrin?
Alessandro Crea
Fonte
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