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Thursday, March 18, 2021

La Nasa ha un'idea: faremo tornare l'acqua su Marte

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Il progetto è ricreare il campo magnetico del pianeta rosso. Così si scioglierebbero i ghiacci e si formerebbero oceani. E noi potremmo andare a viverci

 È noto a tutti come il Pianeta Rosso, per via dell’ossido di ferro abbondante sulla sua superficie. Ma qualcuno è convinto che non sarà così per sempre. James Green, direttore della divisione di scienze planetarie della Nasa, ha un progetto, presentato al recente Planetary Science Vision 2050 Workshop di Washington, per convertire Marte in un pianeta più simile alla Terra, perché dotato di oceani. Un pianeta azzurro, insomma. Come è stato del resto fino a 3,5 miliardi di anni fa, prima che la sua atmosfera venisse erosa dall’azione implacabile del vento solare.

Dottor Green, perché dovremmo trasformare Marte in una seconda Terra?
«Rendere Marte più ospitale e sicuro ci consentirà di effettuare missioni con presenza umana prolungata, come quelle che sono ipotizzate dal 2050 in avanti. Le prime missioni, previste non prima del 2030, saranno invece solo orbitali e poi con una semplice “toccata e fuga”, perché Marte è ancora troppo pericoloso e ostile».

NASA scientist at Hancock Symposium: New study 'first indication' of  Venusian life


Cosa rende Marte così inospitale per l’uomo?
«L’ossigeno (senza il quale in cinque minuti il nostro cervello subisce danni irreparabili) è solo lo 0,13 per cento dell’atmosfera, che, per di più, è molto rarefatta. La pressione è meno dell’1 per cento di quella terrestre, e quindi non protegge il pianeta dai raggi cosmici e non trattiene il calore sulla superficie. Risultato: su Marte c’è una spaventosa escursione termica. In una giornata si possono avere cento gradi di differenza tra le minime e le massime. La bassissima pressione atmosferica, poi, fa sì che l’acqua su Marte passi direttamente dallo stato ghiacciato allo stato di vapore. Questo significa sia che oggi non possiamo avere oceani o fiumi, sia che non possiamo sopravvivere senza tuta pressurizzata: il nostro sangue bollirebbe in pochi secondi. Le grandi riserve di ghiaccio che la sonda Mars Odissey ha permesso di rilevare sotto le superfici polari non possono sciogliersi in acqua: possono solo sublimare in vapore. Un soggiorno su Marte assomiglia insomma a un incubo. Però sarà cruciale stabilire lì delle basi operative. Sia scientifiche, per studiare Marte “sul campo”, che logistiche: avamposti per l’esplorazione del resto del sistema solare. E magari in un lontano futuro, chissà, una parte d’umanità si trasferirà davvero.

A proposito: Stephen Hawking di recente ha profetizzato che ci restano solo cent’anni per abbandonare la Terra prima che cambiamento climatico, epidemie e sovrappopolazione scatenino l’Apocalisse…
«Non condivido questo allarme e non credo che Marte sarà una sorta di salvagente per l’umanità. Però sono convinto che sia utile rendere Marte più compatibile con la vita umana. E possiamo farlo con un progetto molto ambizioso, un fantastico esperimento su scala planetaria, impossibile sulla Terra, che può farci imparare molto e stimolarci a sviluppare tecnologie preziose anche per risolvere i problemi terrestri. Magari ci insegnerà a padroneggiare il clima...».

Di che cosa si tratta?
«La sonda della missione Maven (Mars Atmosphere and Volatile Evolution), che dal 2014 si trova nell’orbita di Marte, ci ha rivelato quest’anno che a soffiare via verso lo spazio la massima parte dei gas atmosferici marziani è stato il vento solare. Questo è successo a partire da 3,5 miliardi di anni fa, quando Marte, per motivi ancora ignoti, ha perso il suo campo magnetico, vale a dire la sola protezione contro il vento solare. Non possiamo ridare a Marte il suo campo magnetico, ma possiamo sistemarne uno artificiale, a mo’ di scudo, tra Marte e il Sole. Non è un’idea fantascientifica: abbiamo già la tecnologia necessaria, anche se non è stato fatto alcuno studio di fattibilità sui costi o sul consenso internazionale che un’operazione di tale portata dovrebbe richiedere prima di essere intrapresa».

Qualche dettaglio?
«Abbiamo calcolato che il campo magnetico utile allo scopo dovrebbe misurare almeno 20.000 Gauss. Noi oggi siamo in grado di lanciare e posizionare nel punto giusto tra Marte e il Sole un magnete in grado di generare un campo magnetico da 2.000 Gauss. Potremmo quindi usare più magneti e sommare i loro campi magnetici. Alimenteremmo il campo magnetico con l’energia solare. Immagino un grande pallone gonfiabile, con la superficie tutta tappezzata di panelli solari. Facendo passare una corrente elettrica all’interno del pallone, generiamo il campo magnetico».

Ammettiamo che ci riusciate: cosa succederebbe una volta attivato lo scudo magnetico?
«La pressione atmosferica aumenterebbe, e così anche la temperatura sulla superficie. Ora: sappiamo che sotto la superficie del Polo Nord marziano c’è una grande quantità di ghiaccio, ricoperta da uno strato di “ghiaccio secco” (CO2 allo stato solido). Col salire di pressione e temperatura – basterebbero 4 gradi Celsius in più – la CO2 sublimerà allo stato gassoso, e creerà un effetto serra. Così la temperatura salirà ancora di più. Fino al punto da sciogliere l’acqua ghiacciata, che grazie alla pressione aumentata potrà rimanere nello stato liquido: su Marte si riformerà l’oceano, circa un settimo dei vasti oceani di 3,5 miliardi di anni fa».

E il Pianeta rosso diventerebbe… azzurrino. Quali sono i vantaggi di questo piano?
«In passato era stato proposto di liberare nell’atmosfera marziana gas derivati artificialmente dal fluoro e 10 mila volte più efficaci, per l’effetto serra, della CO2. Questo approccio, una volta messo in atto, potrebbe rivelarsi utile, ma sarebbe molto più “invasivo” rispetto alla nostra idea, e probabilmente poco controllabile se qualcosa dovesse andare storto. Va anche detto, però, che proprio il fatto di portare esperimenti di questa scala su Marte e non sulla Terra garantisce che, in caso di un errore marchiano da “apprendisti stregoni”, non si rischi l’estinzione dell’umanità. È un bene che abbiamo iniziato a chiederci seriamente cosa fare con Marte, perché ciò farà avanzare la scienza».

Elon Musk (creatore di Tesla Motors e di SpaceX) ha proposto di sciogliere i ghiacci di Marte bombardando le regioni polari con missili nucleari…
«Non mi pare una buona idea usare armi nucleari: perché aumentare il livello di radiazioni sulla superficie marziana? Meglio valutare prima sistemi più sicuri. Lo scudo magnetico ci sembra il più ragionevole e, in fondo, il meno “artificiale”, perché userebbe la capacità di Marte di rispondere in modo naturale alle nostre sollecitazioni».

Se il vostro progetto andasse in porto, quanto tempo ci vorrebbe per trasformare Marte?
«Con lo scudo magnetico a proteggerlo, Marte cambierebbe nel tempo delle nostre vite. Una prima, rozza, stima che abbiamo fatto ci ha dato un risultato molto incoraggiante: in 10-15 anni potrebbe arrivare ad avere una pressione atmosferica pari alla metà di quella terrestre. L’atmosfera più densa offrirebbe un potente schermo antiradiazioni, benefico per astronauti e scienziati su Marte, e faciliterebbe anche la discesa sulla superficie senza incidenti».

Giuliano Aluffi

Fonte 

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