Il progetto è ricreare il campo magnetico del pianeta rosso. Così si scioglierebbero i ghiacci e si formerebbero oceani. E noi potremmo andare a viverci
È noto a tutti come il Pianeta Rosso, per via dell’ossido di ferro
abbondante sulla sua superficie. Ma qualcuno è convinto che non sarà
così per sempre. James Green, direttore della divisione di scienze
planetarie della Nasa, ha un progetto, presentato al recente Planetary
Science Vision 2050 Workshop di Washington, per convertire Marte in un
pianeta più simile alla Terra, perché dotato di oceani. Un pianeta
azzurro, insomma. Come è stato del resto fino a 3,5 miliardi di anni fa,
prima che la sua atmosfera venisse erosa dall’azione implacabile del
vento solare.
Dottor Green, perché dovremmo trasformare Marte in una seconda Terra?
«Rendere Marte più ospitale e sicuro ci consentirà di effettuare
missioni con presenza umana prolungata, come quelle che sono ipotizzate
dal 2050 in avanti. Le prime missioni, previste non prima del 2030,
saranno invece solo orbitali e poi con una semplice “toccata e fuga”,
perché Marte è ancora troppo pericoloso e ostile».
Cosa rende Marte così inospitale per l’uomo?
«L’ossigeno (senza il quale in cinque minuti il nostro cervello subisce
danni irreparabili) è solo lo 0,13 per cento dell’atmosfera, che, per di
più, è molto rarefatta. La pressione è meno dell’1 per cento di quella
terrestre, e quindi non protegge il pianeta dai raggi cosmici e non
trattiene il calore sulla superficie. Risultato: su Marte c’è una
spaventosa escursione termica. In una giornata si possono avere cento
gradi di differenza tra le minime e le massime. La bassissima pressione
atmosferica, poi, fa sì che l’acqua su Marte passi direttamente dallo
stato ghiacciato allo stato di vapore. Questo significa sia che oggi non
possiamo avere oceani o fiumi, sia che non possiamo sopravvivere senza
tuta pressurizzata: il nostro sangue bollirebbe in pochi secondi. Le
grandi riserve di ghiaccio che la sonda Mars Odissey ha permesso di
rilevare sotto le superfici polari non possono sciogliersi in acqua:
possono solo sublimare in vapore. Un soggiorno su Marte assomiglia
insomma a un incubo. Però sarà cruciale stabilire lì delle basi
operative. Sia scientifiche, per studiare Marte “sul campo”, che
logistiche: avamposti per l’esplorazione del resto del sistema solare. E
magari in un lontano futuro, chissà, una parte d’umanità si trasferirà
davvero.
A proposito: Stephen Hawking di recente ha profetizzato che ci
restano solo cent’anni per abbandonare la Terra prima che cambiamento
climatico, epidemie e sovrappopolazione scatenino l’Apocalisse…
«Non condivido questo allarme e non credo che Marte sarà una sorta di
salvagente per l’umanità. Però sono convinto che sia utile rendere Marte
più compatibile con la vita umana. E possiamo farlo con un progetto
molto ambizioso, un fantastico esperimento su scala planetaria,
impossibile sulla Terra, che può farci imparare molto e stimolarci a
sviluppare tecnologie preziose anche per risolvere i problemi terrestri.
Magari ci insegnerà a padroneggiare il clima...».
Di che cosa si tratta?
«La sonda della missione Maven (Mars Atmosphere and Volatile Evolution),
che dal 2014 si trova nell’orbita di Marte, ci ha rivelato quest’anno
che a soffiare via verso lo spazio la massima parte dei gas atmosferici
marziani è stato il vento solare. Questo è successo a partire da 3,5
miliardi di anni fa, quando Marte, per motivi ancora ignoti, ha perso il
suo campo magnetico, vale a dire la sola protezione contro il vento
solare. Non possiamo ridare a Marte il suo campo magnetico, ma possiamo
sistemarne uno artificiale, a mo’ di scudo, tra Marte e il Sole. Non è
un’idea fantascientifica: abbiamo già la tecnologia necessaria, anche se
non è stato fatto alcuno studio di fattibilità sui costi o sul consenso
internazionale che un’operazione di tale portata dovrebbe richiedere
prima di essere intrapresa».
Qualche dettaglio?
«Abbiamo calcolato che il campo magnetico utile allo scopo dovrebbe
misurare almeno 20.000 Gauss. Noi oggi siamo in grado di lanciare e
posizionare nel punto giusto tra Marte e il Sole un magnete in grado di
generare un campo magnetico da 2.000 Gauss. Potremmo quindi usare più
magneti e sommare i loro campi magnetici. Alimenteremmo il campo
magnetico con l’energia solare. Immagino un grande pallone gonfiabile,
con la superficie tutta tappezzata di panelli solari. Facendo passare
una corrente elettrica all’interno del pallone, generiamo il campo
magnetico».
Ammettiamo che ci riusciate: cosa succederebbe una volta attivato lo scudo magnetico?
«La pressione atmosferica aumenterebbe, e così anche la temperatura
sulla superficie. Ora: sappiamo che sotto la superficie del Polo Nord
marziano c’è una grande quantità di ghiaccio, ricoperta da uno strato di
“ghiaccio secco” (CO2 allo stato solido). Col salire di pressione e
temperatura – basterebbero 4 gradi Celsius in più – la CO2 sublimerà
allo stato gassoso, e creerà un effetto serra. Così la temperatura
salirà ancora di più. Fino al punto da sciogliere l’acqua ghiacciata,
che grazie alla pressione aumentata potrà rimanere nello stato liquido:
su Marte si riformerà l’oceano, circa un settimo dei vasti oceani di 3,5
miliardi di anni fa».
E il Pianeta rosso diventerebbe… azzurrino. Quali sono i vantaggi di questo piano?
«In passato era stato proposto di liberare nell’atmosfera marziana gas
derivati artificialmente dal fluoro e 10 mila volte più efficaci, per
l’effetto serra, della CO2. Questo approccio, una volta messo in atto,
potrebbe rivelarsi utile, ma sarebbe molto più “invasivo” rispetto alla
nostra idea, e probabilmente poco controllabile se qualcosa dovesse
andare storto. Va anche detto, però, che proprio il fatto di portare
esperimenti di questa scala su Marte e non sulla Terra garantisce che,
in caso di un errore marchiano da “apprendisti stregoni”, non si rischi
l’estinzione dell’umanità. È un bene che abbiamo iniziato a chiederci
seriamente cosa fare con Marte, perché ciò farà avanzare la scienza».
Elon Musk (creatore di Tesla Motors e di SpaceX) ha proposto di
sciogliere i ghiacci di Marte bombardando le regioni polari con missili
nucleari…
«Non mi pare una buona idea usare armi nucleari: perché aumentare il
livello di radiazioni sulla superficie marziana? Meglio valutare prima
sistemi più sicuri. Lo scudo magnetico ci sembra il più ragionevole e,
in fondo, il meno “artificiale”, perché userebbe la capacità di Marte di
rispondere in modo naturale alle nostre sollecitazioni».
Se il vostro progetto andasse in porto, quanto tempo ci vorrebbe per trasformare Marte?
«Con lo scudo magnetico a proteggerlo, Marte cambierebbe nel tempo delle
nostre vite. Una prima, rozza, stima che abbiamo fatto ci ha dato un
risultato molto incoraggiante: in 10-15 anni potrebbe arrivare ad avere
una pressione atmosferica pari alla metà di quella terrestre.
L’atmosfera più densa offrirebbe un potente schermo antiradiazioni,
benefico per astronauti e scienziati su Marte, e faciliterebbe anche la
discesa sulla superficie senza incidenti».
Giuliano Aluffi
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