“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” - Parafrasando Nanni Moretti, probabilmente a Roma qualcuno si è chiesto se sia meglio ammettere sottovoce di aver ricevuto delle comunicazioni classificate sul pericolo di una pandemia e di non averle lette (come sembra abbia fatto il presidente americano) o se valga la pena negare fino alla morte qualunque comunicazione. Per adesso, gli eroi italici sono arroccati sulla posizione della negazione ad ogni costo.
Andiamo per ordine e ricostruiamo per mezzo dei più illustri media internazionali quello che si sa.
Alcuni "geniali" commentatori degraderanno tutto questo a complotto: francamente, è un tentativo un po’ miserevole di coprire, anche in buona fede, che cosa è successo quando i danni della pandemia potevano essere ancora limitati.
La pandemia? Era attesa da almeno tre anni dalle spie USA
Partiamo da NBC1, secondo la quale è un fatto accertato che da anni l’intelligence americana tenesse un occhio puntato sul pericolo di una nuova pandemia causata da un coronavirus cinese: nonostante non fossero riuscite “ad anticipare alcuni grandi sviluppi, dalla disintegrazione dell'Unione Sovietica alla rapida crescita dell'ISIS… le spie hanno previsto qualcosa come il coronavirus”.
Per anni, le agenzie di intelligence americane hanno messo in guardia sui crescenti rischi di una pandemia globale che potrebbe mettere a dura prova le risorse e danneggiare l'economia del Pianeta, osservando che la frequenza e la diversità delle epidemie di malattie globali sono aumentate.
In una valutazione delle minacce in tutto il mondo nel 2018 e 20172,3, gli analisti dell'intelligence hanno persino citato un cugino dell'attuale COVID-19, affermando che aveva "potenziale pandemico… e per acquisire un'efficiente trasmissibilità da uomo a uomo". È del gennaio 2019 la valutazione dell'Ufficio del direttore dell'intelligence nazionale secondo il quale “gli Stati Uniti e il mondo rimarranno vulnerabili alla prossima pandemia… che potrebbe portare a massicci tassi di morte e disabilità, compromettere gravemente l'economia mondiale”.
NBC ricorda che gli Stati Uniti spendono più di 80 miliardi di dollari all'anno per la raccolta di informazioni.
L’epidemia già imperversava in Hubei a novembre
Secondo il canale israeliano Channel 12, la comunità dell'intelligence statunitense è venuta a conoscenza della malattia emersa a Wuhan nella seconda settimana del novembre 20194. D’altronde, “già a fine novembre, i funzionari dell'intelligence degli Stati Uniti si erano impegnati nell’avvertire le autorità che un contagio stava imperversando nella regione cinese di Wuhan, cambiando gli standard di vita e di lavoro e rappresentando una minaccia per la popolazione, secondo quattro fonti” arrivate ad ABC5.
A fornire tutti i dettagli fu un rapporto dell'intelligence prodotto nel novembre 2019 dal National Center for Medical Intelligence (NCMI) dell'esercito americano. Ad allarmare gli analisti era il fatto che una epidemia fuori controllo avrebbe costituito una grave minaccia per le forze statunitensi in Asia, forze che dipendono dal lavoro dell'NCMI. Non a caso consigliarono il governo statunitense di “intensificare gli sforzi di mitigazione e contenimento molto prima per prepararsi… a un evento che potrebbe essere catastrofico”.
Il rapporto fu fatto circolare ma Trump lo ignorò (come fa sempre)
Lungi dal finire solo sulla scrivania di Trump, “il rapporto NCMI è stato reso ampiamente disponibile alle persone con accesso alle informazioni della comunità di intelligence americana. In seguito al rilascio del rapporto, altri bollettini della comunità dell'intelligence hanno iniziato a circolare attraverso canali confidenziali in tutto il governo” attorno al 28 novembre. Secondo dette analisi, “la leadership cinese sapeva che l'epidemia era fuori controllo anche se teneva nascoste informazioni così cruciali ai governi stranieri e alle agenzie internazionali”6. Chi doveva leggerlo, cioè lo stesso presidente Trump, lo ignorò di proposito perché “si rifiuta notoriamente di leggere i rapporti di intelligence”. Non a caso, l’inquilino della Casa Bianca fece il suo primo commento sul coronavirus il 22 gennaio, dicendo alla CNBC che "l'abbiamo completamente sotto controllo ... andrà tutto bene." Ricordiamo che per adesso, il conto negli USA è di oltre 100.000 morti…
Israele e la NATO sapevano…
Nonostante il silenzio di Trump, gli americani decisero - pur non fornendo il testo del rapporto - di aggiornare due alleati strategici con alcuni contenuti classificati: la NATO e Israele. Gerusalemme prese talmente sul serio la cosa che “funzionari militari israeliani a fine novembre discussero circa la possibilità della diffusione del virus nella regione e di come questo avrebbe influenzato Israele e i paesi vicini”7. Viceversa, il ministero della Salute non ritenne di dover approntare misure precauzionali di sorta8. È bene ricordare che l’Italia è un membro della NATO e non è esclusa da nessun briefing e informazione anche classificata.
La Cina voleva ancora nasconderlo a gennaio…
Mentre il mondo ancora sapeva poco o nulla della prossima pandemia, a gennaio il presidente cinese Xi Jinping era impegnato a fare pressioni sul direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità “affinché si trattenesse dall'emettere un avvertimento globale sull'epidemia di coronavirus”9: la conversazione del 21 gennaio tra Jinping e Tedros Adhanom Ghebreyesus è stata pubblicata da Der Spiegel10, che ha citato un rapporto dei servizi di intelligence tedeschi. "Gli sforzi di Pechino per mettere a tacere scienziati, giornalisti e cittadini e diffondere la disinformazione hanno esacerbato i pericoli di questa crisi sanitaria", come dichiarato dal Dipartimento di Stato americano11.
Evidentemente, un po’ tutti all’estero hanno pubblicato liberamente dei rapporti riservati e delle informazioni classificate: poi, da noi, certi commentatori nostrani hanno frettolosamente derubricato tutto questo materiale come “complotti” solo per renderlo meno credibile per il lettore. Per favore, risparmiateci la caccia alla “strega complottista” e pensate che avremmo potuto almeno in parte prevenire il massacro.
David Rossi
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Foto: presidenza del consiglio dei ministri / Ministry of National Defense of the People's Republic of China / web
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