Parmitano racconta la sua passeggiata spaziale da brivido
Sfiorata la morte per annegamento

Sono stati momenti drammatici, nei quali l'astronauta Luca Parmitano ha
sfiorato la morte per annegamento nella seconda passeggiata spaziale
della sua carriera, il 16 luglio scorso. A raccontarli è direttamente
l'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) nel suo blog.
La passeggiata spaziale, insieme all'americano Chris Cassidy, era
iniziata nel migliore dei modi quando, dopo poco più di un'ora di
lavoro, Parmitano comunica che ha dell'acqua all'interno del casco.
''Sento - scrive l'astronauta - che qualcosa non è in ordine. La
sensazione, inattesa, di acqua sulla nuca, mi sorprende e sono in un
posto dove preferirei non avere alcuna sorpresa. Muovendo la testa
lateralmente confermo la prima impressione, e con uno sforzo di volonta'
sovrumano mi impongo di riferire a Houston quello che sento''.
Da Terra capiscono la gravità della situazione e ordinano agli
astronauti l'immediato rientro. ''L'acqua ricopre il mio naso, una
sensazione davvero sgradevole, peggiorata dai miei sforzi, inutili, di
spostare l'acqua dal mio volto scuotendo la testa. La parte superiore
del casco è ormai piena di acqua, e non so neanche se la prossima volta
che respirerò dalla bocca riuscirò a riempirmi i polmoni di aria e non
di liquido''.
Grazie all'addestramento, Parmitano non si fa prendere dal panico ed
elabora possibili soluzioni, ma i minuti passano. Finalmente gli
astronauti arrivano all'interno del modulo.
''Cercando di muovermi il meno possibile, per evitare movimenti
dell'acqua dentro il casco, continuo a dare informazioni sul mio stato
di salute, ripetendo che sto bene. So che, nel caso l'acqua dovesse
sopraffarmi, potrei sempre aprire il casco: probabilmente perderei
conoscenza, ma sarebbe comunque meglio che annegare dentro il casco. I
lunghissimi minuti passano - prosegue - e finalmente, con un sollievo
che non mi aspettavo, vedo il portello interno aprirsi e l'equipaggio al
completo è lì, pronto ad aiutare. Mi tirano fuori e, non appena
possibile, la collega sgancia il mio casco e con delicatezza lo solleva
sopra la mia testa. Gli altri mi passano un asciugamano, e li ringrazio
senza sentire le loro parole perche' le mie orecchie, e il mio naso,
saranno ancora pieni di acqua per qualche minuto''.
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