I riflettori sono puntati, gli attori
non mancano così come la sceneggiatura, forse già abbastanza conosciuta,
sembrerebbe prendere forma. E’ il palco ad assumere dimensioni mondiali
mentre l’atmosfera, già abbastanza critica, finisce sotto forma di
crude immagini nelle tv di ogni angolo della terra.

Anni fa avremmo parlato della Libia, oggi a far preoccupare il mondo è la Siria.
Sempre di più sono le stragi di civili innocenti, scene di bambini
avvelenati per la sola colpa di essere venuti al mondo in quella terra,
da tempo preda di interessi strategici internazionali. La fase della
guerra fredda sembrava essere superata, ma oggi sono proprio quei due
blocchi a trascinarsi dietro un nuovo quanto già abbastanza consolidato
sistema di alleanze. Da un lato la più grande “democrazia” occidentale,
quella degli Stati Uniti affiancata a Israele,
pronta a finanziare ed appoggiare con ogni mezzo i “ribelli siriani”,
gli stessi che quotidianamente si macchiano di crimini orrendi compiendo
stragi tra la popolazione e pubblicando foto di teste mozzate di gente
che si rifiuta di combattere al loro fianco. Nonostante il parere
favorevole della Francia nell’intraprendere un’azione immediata in Siria
a fianco di Obama, è lo stesso quotidiano francese “Le Figaro” a
sostenere che gli USA da “diversi mesi addestrano con discrezione, in un
campo installato alla frontiera giordano-siriana dei combattimenti
dell’esercito siriano libero”.
Dall’altro una Russia sempre
più determinata a difendere la posizione del Presidente Siriano Bashar
Al-Assad. D’altronde, fin dall’inizio, diverse sono state le opinioni su
quelle che viene definita “crisi siriana”: lo avevamo visto quando si
spaccò il G8 di Enniskillen, nell’Irlanda del Nord. In quella occasione
infatti, il tema delle forniture militari lasciò scettica anche
l’Europa, mentre gli americani, preoccupati per la presenza delle
milizie di Hezbollah a fianco di Assad, insistettero
nel realizzare tale progetto tirando in ballo la questione delle armi
chimiche ed attribuendo le colpe al regime siriano.
Se è vero che anche la Russia ha i suoi
interessi nel non far diventare la Siria una seconda Libia, a parlare di
“Nuovo Ordine Mondiale” è stato proprio Vladimir Putin che avrebbe
sbugiardato i “ribelli” inviando all’Onu le immagini e i video dei
satelliti russi dove si dimostra che i razzi lanciati in Siria e
responsabili della morte di circa 1300 persone, sarebbero partiti
proprio da zone appartenenti ai gruppi salafiti.
L’obiettivo sarebbe quello dell’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale, un
mondo costituito da una gigantesca massa di individui tutti uguali
(sotto la scusa dei “diritti civili” tanto cari a quella gente che si
rifiuta di guardare oltre le apparenze) e pronta a sottostare al volere
di pochi eletti, della finanza e delle logiche di mercato. Un progetto,
quello per la Siria, che avrebbe avuto origini proprio subito dopo gli
attentati alle “Twin Towers” a New York, come ha affermato il generale
americano Wesley Clark.
Oggi però la Siria non è sola. Da un
lato può vantare dell’aiuto di una Russia che intensificherà la sua
presenza nel Mediterraneo, come ha annunciato il Colonnello Leonid
Ivashov, Presidente dell’accademia russa di problemi geopolitici, dopo
la decisione del Pentagono di inviare la nave da guerra USS Mahan negli
stessi mari. Dall’altro, ad aggiungersi agli sciiti libanesi
dell’Hezbollah vi è anche il sostegno dell’Iran che
avrebbe mandato almeno 4 mila guardie rivoluzionarie in territorio
siriano per sostenere l’esercito di Assad. “Siamo molto preoccupati – ha
detto Abbas Araghchi, portavoce del ministero iraniano degli Esteri –
per le informazioni sull’uso di armi chimiche in Siria e condanniamo con
forza l’uso di queste armi. Esistono prove che sono stati i gruppi
terroristici a commettere simili atti”.
“Rifiutiamo e condanniamo le minacce
degli Stati Uniti per lanciare un’aggressione contro la Siria”: anche
Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, afferma che
Obama si sta preparando per una guerra in Medio Oriente, un conflitto
che sta già colpendo i popoli siriani ed egiziani.
Nel frattempo, come vi ha già riferito
la nostra redazione, è stato scoperto un magazzino dei “ribelli” pieno
di barili e maschere antigas di produzione saudita, mentre diversi
soldati sono stati ricoverati in ospedale per aver inalato sostanze
chimiche. Chi userebbe dunque queste sostanze e contro chi?
Gli Usa mandano gli ispettori Onu in
Siria per verificare l’uso di queste maledette armi chimiche mentre il
mondo, giustamente impressionato dalle crudeli e massacranti immagini di
bambini avvelenati e coperti dalle macerie, presta poca attenzione nel
domandarsi da chi realmente questa guerra sia voluta ed alimentata.
Mentre l’Italia, dove sembrano più preoccupare le sentenze di Berlusconi
piuttosto che la politica estera, diventa sempre più una portaerei
americana esposta in primo luogo ad eventuali attacchi da parte dei
numerosi nemici degli Stati Uniti d’America.
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