Il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU ha duramente criticato la gestione post emergenza del disastro di Fukushima dal punto di vista sanitario: cattiva gestione dell'evacuazione e delle compensazioni economiche, mancanza di screening su ampie fasce della popolazione e poca trasparenza.
Il rappresentante del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani Anand Grover è tornato a visitare il Giappone ed ha emesso un duro giudizio sulla gestione della crisi dal punto di vista strettamente umanitario.
La lista delle lamentele di Grover è piuttosto lunga;
- occorre uno screening di tutta la popolazione che è stata esposta a più di 1 mSv per anno, secondo gli standard internazionali;
- non è opportuno riavviare attività economiche in zone che sono state esposte a 20 mSv o meno;
- i 150000 evacuati dovrebbero poter tornare solo quando il livello di radiazioni si è abbassato il più possibile e comunque al di sotto della soglia di 1 mSv/anno. Gli studi epidemiologici affermano infatti che non c’è una soglia minima per l’insorgere di leucemia;
- il governo giapponese ha gestito male l’evacuazione; alcuni sfollati sono finite in zone successivamente colpite dal fallout radioattivo. Non si tratta di una casualità, perché i percorsi dello spread possono essere simulati in base alle previsioni dei venti con il programma SPEEDI.
- Le perdite di TEPCO sono state compensate dall’acquisizione pubblica, facendo pagare il conto della crisi a tutti i cittadini;
- le previste compensazioni di circa 20000 € non sono sufficienti ai rifugiati per rifarsi una vita;
- ottenere le compensazioni è praticamente uno sport olimpico: occorre compilare un modulo di 60 pagine.
La maggior parte dei 47 reattori nucleari giapponesi è tutt’ora in shutdown: la produzione dei primi mesi del 2013 è calata del 96% rispetto al corrispondente periodo del 2010,prima dell’incidente.
Fonti. Washington Post, The Japan Times e Asahi Shimbun
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