di
Piero Cammerinesi
(corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)
“Lo spirito che guarisce” titola la copertina di questa settimana di Der Spiegel, il più diffuso e autorevole settimanale tedesco.
http://www.altrainformazione.it/wp/2013/05/25/lo-spirito-che-guarisce/
“Lo spirito che guarisce” titola la copertina di questa settimana di Der Spiegel, il più diffuso e autorevole settimanale tedesco.
Ebbene
sì – dopo anni che chi segue vie interiori cerca di trasmettere la
propria esperienza, nella maggior parte dei casi invano – oggi i
neuroscienziati hanno fatto la grande scoperta: lo spirito può guarire
il nostro corpo[1].
Raccontano stupefatti – e ancora increduli – come l’anima possa
modificare la struttura biologica del corpo e la possa aiutare a
superare la malattia.
Vale a dire di come qualcosa di non misurabile, pesabile, visibile, possa in qualche modo modificare il visibile, pesabile, misurabile.
Vale a dire di come qualcosa di non misurabile, pesabile, visibile, possa in qualche modo modificare il visibile, pesabile, misurabile.
Meditare, fare Yoga e pensare positivamente – strilla Der Spiegel – conquistano ora la medicina ufficiale.
Quello
che decine di tradizioni sapienziali, di centinaia di ricercatori
indipendenti e di migliaia di persone che lo praticano quotidianamente
hanno sempre saputo, oggi – udite, udite – è verità scientifica!
Beh, allora deve essere proprio vero…
Di documentazione la rivista tedesca ne fornisce in gran quantità, compresi alcuni filmati che si possono vedere sul sito web[2].
Qui di seguito i risultati di alcune interessanti ricerche su questo argomento.
Iniziamo
da due autorevoli psicologi, Vladimir Bostanov e Philipp Keune, i quali
avrebbero scoperto l’azione guaritrice dello spirito sul corpo umano
mediante esame neurologico – misurazione dell’attività elettrica delle
cellule cerebrali – del cervello dei soggetti sotto indagine prima e
dopo un corso di meditazione.
I
risultati di questo studio hanno evidenziato come il cervello, dopo il
corso di meditazione di otto settimane, abbia significativamente
incrementato la propria reattività. Il cervello dei soggetti che
lavoravano meditativamente aveva imparato a non rimuginare
continuamente, indirizzando le risorse di attenzione liberate
concentrandosi sul test.
“Meditare aiuta i pazienti a controllare la propria attenzione – ha dichiarato il Dr.Keune – e li rende meno inclini a perdersi in pensieri negativi”.
Allo
stesso modo di Keune anche la psicologa Bethany Kok, sta indagando il
potere di guarigione della mente. La scienziata americana studia in
particolare il nervo vago.
Insieme ai colleghi della University of North Carolina la
Kok ha portato avanti un interessante esperimento: per nove settimane
65 donne e uomini ogni sera dovevano annotare in un questionario i
sentimenti e le esperienze sia positivi che negativi della giornata. La
metà del gruppo partecipava poi a un corso di meditazione dove si
imparava ad esprimere emozioni come amore, gentilezza e compassione.
Bethany Kok ha presentato il risultato della ricerca sulla rivista Psychological Science[3]: ebbene, il tono del nervo vago di coloro che meditavano è aumentato in modo significativo.
“Chi alimenta buoni sentimenti migliora il tono del proprio nervo vago – conclude la Kok, che oggi lavora al Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia – e questo a sua volta è collegato con una buona salute e probabilmente con un allungamento della vita”.
Il nervo, da sempre poco conosciuto, potrebbe rappresentare il collegamento decisivo tra sentimenti positivi e salute fisica. “Le conoscenze acquisite – così il Dr.Thomas Schlaepfer dalla Clinica di Psichiatria e Psicoterapia dell’Università di Bonn – rendono molto verosimile che il nervo vago sia proprio la struttura di collegamento tra corpo e anima”.
“È lo spirito ad edificare il corpo” scriveva
Friedrich Schiller otre due secoli or sono. Ed ecco che – passo dopo
passo – la neuroscienza riconosce quello che il poeta, che peraltro era
anche medico, sosteneva: vale a dire che l’anima può cambiare il corpo.
In
molti ospedali universitari oggi psicologi e medici stanno lavorando
per abbinare tecniche meditative ricavate da Buddhismo e Induismo alla
medicina moderna. Nel suo libro “La meditazione per gli scettici[4]” Ulrich Ott vom Bender dell’Institute of Neuroimaging dell’Università di Gießen illustra il sentiero della meditazione, utile “ad ampliare la coscienza ed a liberarsi dagli stereotipi di pensiero e comportamentali acquisiti”.
Anche
al Massachussetts General Hospital di Boston è recentemente stata
eseguita una ricerca su 15 pazienti, inizialmente agitati, con sonno
disturbato e pieni di preoccupazioni. La diagnosi: disturbi d’ansia
generalizzata. Per otto settimane hanno frequentato un corso di
meditazione; al termine erano in grado di controllare meglio le loro
paure e hanno ricominciato a dormire bene. L’indagine ha rivelato che il
loro cervello, meditando, aveva subito una modificazione positiva; zone
della corteccia prefrontale (deputata alla coscienza di sé)
registravano una irrorazione sanguigna superiore, così come le aree
deputate alla regolazione del sentimento. Inoltre si evidenziava una
maggiore connessione tra la corteccia prefrontale e l’amigdala, il
centro della paura nel cervello, rispetto ai pazienti che non avevano
meditato.
“Nell’essere umano vi sono elementi chiave per la guarigione - sostiene Winfried Rief, del Dipartimento di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’Università di Marburg – egli, se vuole, può influenzare il suo recupero anche con gravi malattie fisiche”.
“Per guarire con lo spirito si ha bisogno della connessione tra anima e corpo”,
dice lo psicologo Manfred Schedlowski, dell’Istituto di Psicologia
Medica e Immunobiologia Comportamentale dell’Università di Essen. “Sia
che io mediti o che il mio medico susciti un’aspettativa di me, produco
dei cambiamenti biochimici che raggiungono i miei organi attraverso il
sangue e i nervi”.
Che
un atteggiamento positivo verso la vita e la salute siano collegati,
viene confermato anche dagli studi epidemiologici. Negli Stati Uniti, i
ricercatori hanno studiato fotografie di 196 giocatori di baseball, a
partire dal 1952, individuando quelli che sorridevano. Poi hanno
ricercato quelli ancora in vita nel 2009. Il risultato: coloro che
ridevano avevano avuto un grado di mortalità molto più basso!
Ma non è tutto.
Alla
Duke University Medical Center hanno scoperto che anche la fede
garantisce maggiore serenità. In uno studio su 3851 anziani in North
Carolina, coloro che pregano e meditano, hanno avuto una vita più lunga.
La
psicologa Julianne Holt-Lunstad ha analizzato 148 studi di questo tipo
con dati provenienti da oltre 300.000 persone. Il risultato è che vive
più a lungo chi abbia legami sociali, e con un tasso di sopravvivenza
maggiore del 50%! In altre parole, essere soli è nocivo quanto fumare,
non fare esercizio fisico ed essere sovrappeso.
Di
grande importanza ed efficacia naturalmente anche il rapporto
medico-paziente; da molte ricerche condotte negli ultimi anni si è visto
come un rapporto di fiducia nei confronti del medico possa aiutare
enormemente il paziente ad attivare le forze di guarigione latenti in
lui.
Infine,
alcuni ricercatori statunitensi hanno recentemente riconosciuto come
cuore e spirito siano strettamente legati. Hanno studiato 201 uomini e
donne con problemi coronarici, di cui la metà praticava la meditazione
trascendentale. Questi ultimi hanno potuto ridurre il proprio stress e
rinforzare il cuore, con il risultato che quelli che meditavano hanno
subito un minor numero di attacchi di cuore e ictus e hanno vissuto più a
lungo.
Insomma
– concludono gli scienziati giustamente affascinati da questa
straordinaria capacità dell’essere umano – la meditazione agisce sul
cervello come una fontana di giovinezza.
Essa
incrementa la materia grigia nelle regioni del cervello che sono
collegate ad attenzione, concentrazione e memoria. In questo modo,
contrasta attivamente stati di tensione e di esaurimento. Inoltre, non
rafforza solo il cervello, ma anche i processi vitali del corpo.
Insomma, il sistema immunitario funziona meglio, la pressione sanguigna
diminuisce, aumenta l’attività degli enzimi.
Vi pare poco?
Poi, magari, meditare potrebbe anche aiutarci a capire meglio il mondo e noi stessi, ma quella è un’altra storia…
[3] http://www.psychologicalscience.org/index.php/news/releases/social-connections-drive-the-upward-spiral-of-positive-emotions-and-health.html
Commento di Oliviero Mannucci: Bè meno male che prima o poi certe cose diventano di dominio pubblico. Io faccio yoga dal 1985, sono vegetariano, non fumo e non bevo e seguo tutta un altra serie di principi. Spero che adesso si convincano anche i tanti "bempensanti" che ho incontrato nella mia vita che sostenevano a spada tratta il contrario!!!!
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