Varcare la soglia delle camere bianche di
Thales Alenia Space a Torino e guardarsi intorno significa compiere un
balzo nello spazio, vicino e lontano, arrivando fino al sogno marziano.
Indossiamo un camice bianco e ci avviciniamo nell’atmosfera ovattata di
una grande sala con atmosfera controllata.
Il volo del Cygnus
Qui
nascono le navicelle automatiche Cygnus che portano i rifornimenti alla
stazione spaziale internazionale Iss. Partono a bordo di un razzo
Antares e volano con 3500 chilogrammi di strumenti, vivande, vestiti e
tutto ciò di cui gli astronauti hanno bisogno per la vita e il lavoro
sulla casa cosmica. Cygnus è il frutto di una specializzazione
tecnologica maturata qui a Torino partendo da lontano, ancora dagli anni
Settanta, costruendo il laboratorio Spacelab che lo shuttle portava in
orbita nella stiva. Ma qui sono nati poi tanti moduli della stazione
spaziale internazionale realizzati attraverso le agenzie spaziali Asi
italiana e Esa europea per la Nasa. Risultato: oggi il 40 per cento
degli abitacoli della ISS è stato realizzato qui a Torino.
I moduli Leonardo, Raffaello e Donatello
In
parallelo sempre attraverso l’Asi nascevano anche i tre moduli
Leonardo, Raffaello e Donatello. In un grande hangar, entriamo in una
copia perfettamente uguale del modulo Leonardo che serve agli ingegneri
per analizzare eventuali problemi o necessità manifestate dagli
astronauti in orbita. Ci muoviamo nel vano cilindrico con le pareti
cariche di strumenti ed è come respirare l’aria della stazione spaziale.
Ma con la stazione siamo davvero collegati entrando in una sala
controllo dai molti schermi sui quali compaiono le immagini degli
astronauti impegnati nei loro lavori da scienziati orbitali. «Da qui
seguiamo in diretta le attività sulla Iss – spiega Armando Ciampolini,
direttore Esplorazione, scienza e operazioni -. E vediamo anche
all’interno del modulo Leonardo, il quale dopo essere servito per i
rifornimenti è ora agganciato saldamente alla stazione allargando il
volume a disposizione. Sulla grande base spaziale si è formato un angolo
tutto italiano perché assieme a Leonardo è connesso anche il modulo di
collegamento ‘nodo-3’, fabbricato sempre a Torino, dotato anche della
cupola dalla quale gli astronauti possono osservare la Terra e gestire
gli agganci delle navicelle automatiche in arrivo alla stazione. Il
modulo Donatello, invece, che non ha mai stato lanciato e adesso è
utilizzato dalla Nasa per studiare i futuri abitacoli che saranno
necessari per volare verso la Luna e Marte». Ciampolini è «figlio
d’arte» perché il padre, quando l’azienda era Fiat Spazio, costruiva
negli anni Sessanta alcune parti del primo razzo europeo battezzato
«Europa».
Arriviamo sul suolo marziano
Usciti
dalla sala immersa nel silenzio animata solo dai movimenti lenti degli
astronauti simili a pesci in un acquario, ci proiettiamo rapidi in un
futuro prossimo che qui è già realtà: andiamo a camminare addirittura su
Marte. Qui, infatti, si studia come il rover europeo dell’Esa Exomars
potrà lavorare sul Pianeta Rosso dopo essere stato lanciato nel 2020.
L’Asi è l’agenzia spaziale che maggiormente sostiene il programma di
esplorazione marziana europeo garantendo il 40 per cento delle risorse
necessarie. «Abbiamo riprodotto un angolo di territorio marziano –
spiega Roberto Trucco, program manager del Rover Operation Control
Center – E siamo stati fortunati perché analizzando la pozzolana, il
tufo vulcanico già esistente in natura, ci siamo resi conto che ha le
stesse caratteristiche del suolo rossastro del vicino pianeta e tutto è
diventato più semplice. Così abbiamo la possibilità di muovere il
prototipo del rover simulando le operazioni che dovrà compiere su
Marte». Ma accanto al rover ci sono anche due altri strani mezzi: uno a
botte serve per studiare il veicolo di cui avranno bisogno gli
astronauti nelle future esplorazioni sulla Luna o su Marte e un altro
simile ad un ragno metallico utile per preparare gli sbarchi. Poco
lontano, in una sala affollata di tecnici e computer sta nascendo,
invece, il laboratorio automatico con il quale il rover analizzerà i
campioni di suolo marziano cercando tracce di vita. Intanto in un’altra
sala adiacente, per il momento vuota, si sta organizzando la febbrile
attività che l’animerà una volta che il rover Exomars sarà giunto a
destinazione. Da questa sala, infatti, si controllerà la vita e il
lavoro del rover su Marte, ogni sua minima azione, e Torino diventerà in
certo senso una “capitale marziana”.
L’eccellenza italiana nello spazio
«Ci
stiamo preparando per il grande momento», dice Walter Cugno
vicepresidente di Thales Alenia Space per l’esplorazione e la scienza.
Cugno ha guidato la realizzazione delle varie parti di Exomars e ora
governa tutta la sede torinese della società. «I nostri impegni vanno
dai progetti scientifici più d’avanguardia alla fornitura dei moduli
automatici Cygnus. Ne abbiamo fabbricati già undici e ora ne produrremo
altri sei; insieme rappresentano uno spicchio della space economy
diventata una realtà anche in Italia. Noi forniamo i moduli alla società
americana Orbital Atk che aggiunge il sistema di propulsione e
controllo e che a sua volta è fornitrice del servizio di trasporto dei
rifornimenti per la Nasa. Ora – prosegue Cugno – abbiamo siglato tre
contratti nell’ambito delle attività NextSTEP-2 (Next Space Technologies
for Exploration Partnerships) con le società americane Boeing, Lockheed
Martin e Orbital–ATK, per sviluppare i futuri veicoli spaziali
necessari all’esplorazione umana dello spazio che la NASA sta studiando
con un’ottica di commercializzazione industriale unendo pubblico e
privato». A Torino, dunque, si parteciperà anche alla progettazione dei
futuri moduli abitati per viaggiare nello spazio profondo : sono i piani
noti come Deep Space Gateway e Deep Space Transport. «Ma abbiamo avuto
richieste pure dai cinesi che ora stiamo valutando», conclude orgoglioso
Walter Cugno.
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