La regolite è tra i principali candidati per molte attività che l’uomo si troverà a svolgere sulla Luna, prima tra tutte la realizzazione degli avamposti
Un team della Nasa sta progettando un dispositivo in grado di sciogliere la regolite lunare per trasformarla in ossigeno. Il Gaseous Lunar Oxygen, è stato ideato dalla Regolith Electrolysis (Galore)
che ha vinto un premio per lo sviluppo della tecnologia di fusione
della regolite. Galore, è stato selezionato all’interno dell’ Early
Career Initiative, un progetto Nasa che mira a sostenere i piccoli team
formati dai neo assunti dell’agenzia che si avvarranno dell’aiuto di
aziende esterne e del mondo accademico per portare a termine i progetti.
Galore si è aggiudicato un finanziamento pari a 1,2 milioni di dollari
all’anno per due anni per lo sviluppo delle tecnologie di estrazione
della regolite. Nel dettaglio, il progetto prevede il riscaldamento
della regolite a una temperatura di oltre 3000 gradi Farenheit per poi
far passare la corrente elettrica attraverso il materiale fuso,
attraverso l’elettrolisi. Questo processo provocherà una reazione
chimica che dividerà la regolite in ossigeno gassoso e metallo.
«Dopo essere tornati sulla Luna– commenta Kevin Grossman del progetto Galore – la Nasa avrà bisogno di tecnologie che utilizzano i materiali disponibili in loco per raggiungere l’obiettivo secondario, ovvero garantire una permanenza all’insegna della sostenibilità. Anche se la Luna non ha atmosfera, l’ossigeno è rilevabile sotto forma di polvere di ossido di metallo. L’estrazione di ossigeno può essere quindi effettuata con l’elettrolisi, ma le lacune tecnologiche ostacolano la realizzazione del suo pieno potenziale per le applicazioni spaziali». Le lacune e le sfide in questo caso, riguardano le alte temperature necessarie all’estrazione e la presenza di ferro nel terreno lunare, che creano condizioni estremamente corrosive. In secondo luogo, le attività sulla Luna richiedono l’utilizzo di materiali in grado di resistere al caldo e al freddo estremo e garantire un perfetto funzionamento.
La regolite è tra i principali candidati per molte delle attività che l’uomo si troverà a svolgere sulla Luna, prima tra tutte la realizzazione degli avamposti sulla superficie. Uno tra i vari progetti in campo, è targato Esa e Azimut Space e vuole utilizzare questo materiale per costruire mattoncini in grado di immagazzinare calore da usare quando le infrastrutture saranno avvolte dalla gelida notte lunare, che può durare fino a 16 giorni. Il piano di esplorazione della Luna della Nasa prevede un approccio in due fasi: la prima vedrà lo sbarco sulla Luna di due astronauti, un uomo e una donna con la missione Artemis-3 entro il 2024, mentre la seconda, mira a creare una base che possa garantire la presenza umana sul nostro satellite entro il 2028. Le tecnologie che verranno ideate, saranno utilizzate per il prossimo grande passo dell’esplorazione spaziale umane, l’invio di astronauti su Marte.
Filomena Fotia
Fonte
«Dopo essere tornati sulla Luna– commenta Kevin Grossman del progetto Galore – la Nasa avrà bisogno di tecnologie che utilizzano i materiali disponibili in loco per raggiungere l’obiettivo secondario, ovvero garantire una permanenza all’insegna della sostenibilità. Anche se la Luna non ha atmosfera, l’ossigeno è rilevabile sotto forma di polvere di ossido di metallo. L’estrazione di ossigeno può essere quindi effettuata con l’elettrolisi, ma le lacune tecnologiche ostacolano la realizzazione del suo pieno potenziale per le applicazioni spaziali». Le lacune e le sfide in questo caso, riguardano le alte temperature necessarie all’estrazione e la presenza di ferro nel terreno lunare, che creano condizioni estremamente corrosive. In secondo luogo, le attività sulla Luna richiedono l’utilizzo di materiali in grado di resistere al caldo e al freddo estremo e garantire un perfetto funzionamento.
La regolite è tra i principali candidati per molte delle attività che l’uomo si troverà a svolgere sulla Luna, prima tra tutte la realizzazione degli avamposti sulla superficie. Uno tra i vari progetti in campo, è targato Esa e Azimut Space e vuole utilizzare questo materiale per costruire mattoncini in grado di immagazzinare calore da usare quando le infrastrutture saranno avvolte dalla gelida notte lunare, che può durare fino a 16 giorni. Il piano di esplorazione della Luna della Nasa prevede un approccio in due fasi: la prima vedrà lo sbarco sulla Luna di due astronauti, un uomo e una donna con la missione Artemis-3 entro il 2024, mentre la seconda, mira a creare una base che possa garantire la presenza umana sul nostro satellite entro il 2028. Le tecnologie che verranno ideate, saranno utilizzate per il prossimo grande passo dell’esplorazione spaziale umane, l’invio di astronauti su Marte.
Filomena Fotia
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