La colonizzazione del pianeta terra da parte di civiltà aliene trova riscontro non solo nelle vestigia antiche lasciateci a testimoniare il loro passaggio quali le mura megalitiche, i manufatti, siti misteriosi sparsi per il mondo (Baalbek in Libano, Gobeklitepe in Turchia, Giza ecc…), ma anche nei testi sacri troviamo importanti riferimenti circa le origini “aliene” dell’umanità, a sostegno degli scavi e dei reperti archeologici.
RIFERIMENTI “ALIENI” NEI SACRI TESTI
“In quel tempo vi erano i giganti sulla terra e anche dopo, quando i
figli di Dio si univano alle figlie degli uomini, le quali generavano
loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi”.
(Genesi, cap. 6 v. 4)
Chi erano questi giganti? E cosa si nasconde dietro la distinzione tra
“figli di Dio” e “figli dell’uomo”? Gli eroi famosi fin dai tempi
antichi non possono che essere delle creature con poteri eccezionali,
dèi ancestrali che la storia classica ci ha tramandato attraverso le
gesta dei miti della mitologia e della tragedia greca.
Cosa intendevano gli antichi greci per “deus ex machina” il dio dalla
macchina, era forse una divinità che scendeva da una macchina o da
qualcosa di tecnologicamente avanzato?
Se si analizza anche Ezechiele con i passi 43,4 si evince come tale
profeta avesse fatto esperienza di un qualche tipo di contatto alieno.
Infatti Ezechiele, Enoch ed Elia furono tra i primi uomini a vivere un esperienza a bordo di navi spaziali.
Nelle Sacre Scritture, come in altri testi sacri, sono presenti
numerosissime descrizioni di astronavi aliene fatte con le conoscenze
dell’epoca, le quali sorprendono per la loro precisione descrittiva,
tale che le descrizioni di tali astronavi sono perfettamente coincidenti
con le astronavi aliene che vengono scientificamente documentate negli
ultimi secoli.
I primi a sostenere ufficialmente che le Sacre Scritture contenessero
episodi UFO furono l’astronomo statunitense Morris Jessup e lo
scienziato sovietico Matest Agrest. Ad esempio, le circostanze della
distruzione di Sodoma e Gomorra richiamano alla mente un’esplosione
nucleare come avrebbe potuto essere descritta da un osservatore vissuto
in tempi antichi; in particolare, l’onda d’urto provocata
dall’esplosione nucleare avrebbe spazzato i giacimenti di salgemma del
Mar Morto e investito la moglie di Lot, trasformandola in una “statua di
sale”. Inoltre è fin troppo evidente l’obbligo di non doversi girare
per non guardare la luce dannosa dell’esplosione nucleare.
La Bibbia parla di patriarchi, come Enoch, che vengono rapiti in cielo
da oggetti volanti misteriosi, e dell’apparizione ripetuta di uomini
misteriosi al servizio di Dio che sono dotati di alta tecnologia, come
dimostra l’episodio in cui questi uomini misteriosi colpiscono con raggi
abbaglianti delle persone spregevoli che volevano entrare in casa di
Lot.
Nei libri apocrifi di Enoch, si parla di Enoch che viene portato nello
spazio da astronavi ed incontra Angeli astronauti, che gli mostrano la
terra vista dallo spazio, ed altri esseri “bianchi” simili ma non uguali
agli uomini (presumibilmente gli alieni detti “Grigi”).
I veicoli UFO nelle Sacre Scritture sono descritti come: il carro di
fuoco ed il turbine che rapiscono in cielo il profeta Elia, la gloria di
Dio che appare nel deserto al patriarca Ezechiele, la misteriosa
colonna di fuoco (che di giorno assomiglia ad una nube) che indica a
Mosè e agli ebrei la via dell’esodo, l’astronave madre sigariforme al
cui passaggio si aprono le acque del mar Rosso, ed il disco che indica
la via ai re Magi alla nascita di Gesu Cristo, scambiato dai molti per
la stella cometa, e ancora, centinaia di citazioni, tra cui serpenti
piumati, perle, turbi, carri celesti e nuvole: tutti UFO descritti come
meglio potevano persone di quei tempi.
Così Abramo vide di notte passare su un punto preciso due misteriosi
veicoli che egli descrisse come una fiaccola ardente e un forno fumante,
in pratica un classico UFO tubolare luminoso ed un ancor più classico
disco volante luminoso con la famosa nebbiolina che lo circonda.
Così il profeta Ezechiele sul fiume Kebar commentava un disco volante
con le conoscenze dell’epoca: una nuvola con dentro una ruota con sopra
una cupola e con sotto dei carrelli di atterraggio. Inoltre non bisogna
dimenticare un vero e proprio cibo alieno: la manna.
Da antiche ricerche fatte sulla Bibbia vengono alla ribalta
testimonianze di segnalazioni circa la presenza di extraterrestri sul
nostro pianeta già ai tempi del vecchio testamento. La Bibbia non è
l’unico testo a narrare della visita di questi visitatori, ci sono
grandi opere storiche che raccontano di questi esseri.
Un esempio lo si trova nelle credenze indù. Visnù uno dei tre grandi Dei
indù era di origine celeste. Il Ramayama è una scrittura che narra di
Rama una delle incarnazioni di Visnù ed è piena zeppa di testimonianze
di astronavi mosse da forze sconosciute alla natura umana.
Qui di seguito, la descrizione di quello che sembra essere un moderno UFO:
“Allo spuntare dell’alba, Rama prese il carro celeste… e si appresto
alla partenza. Autopropulso era quel carro …immenso e finemente dipinto.
Esso si levava nell’aria ed emise un forte rumore melodioso“.
Un altro pezzo cita:
“Il carro…che assomoglia al sole …fu portato dal possente Ravan,
quell’eccellente carro aereo, che va ovunque si voglia è pronto per te.
Esso assomiglia a una nube risplendente in cielo…“.
Il trimillenario poema Mahabharata scritto in sanscrito fa allusioni precise al fenomeno UFO: “Un missile fiammeggiante…che emise una luminosità di un fuoco senza fumo...” Il missile ruota, irraggia luce, è azionato da un congegno riflettente circolare e lascia una scia di calore incandescente.
Antichi libri tibetani parlano di oggetti volanti che emettevano un
bagliore e che venivano usati da persone di un certo grado religioso.
Tornando ai riferimenti nella Bibbia negli Ebrei 1:2 si legge: “(DIO) ci
ha in questi giorni parlato mediante il suo Figliuolo, che ha designato
erede di tutte le cose, con le quali ha inoltre fatto tutti i
mondi“(1). E’chiaro che non si parla di un solo mondo.
Negli Ebrei 11:3 “Per mezzo della fede comprendiamo che i mondi sono
stati formati dalla parola di Dio, così che le cose che si vedono non
furono fatte di cose visibili“.
Il Vangelo di Giovanni 14:2 riporta: “Nella casa di mio Padre ci sono
molte dimore, se cosi’ non fosse ve l’avrei detto. Io vado a preparare
il posto per voi“.
Non è logico pensare che Cristo fosse l’unico abitante del suo mondo.
In Giovanni 8:23 si trova: “Egli replicò, Voi siete di quaggiù, io sono
di lassù. Voi siete di questo mondo, Io non sono di questo mondo“.
Da questo si evince che noi siamo di questo mondo, mentre Egli era nato
su questo mondo, ma non era di questo. E’ un punto che indica come un
essere di un mondo più evoluto si sia offerto come volontario per
nascere qui sulla Terra, questo con l’unico scopo di guidare ed aiutare
l’umanità nella sua evoluzione spirituale.
LA “SCOMODA SCOPERTA” DI UN PADRE SALESIANO: CARLO CRESPI
La
storia di Padre Crespi è una delle più enigmatiche mai raccontate: una
civiltà sconosciuta, manufatti incredibili, enormi quantità d’oro,
simboli appartenenti ad una lingua sconosciuta e strane rappresentazioni
che collegano l’America Precolombiana agli antichi Sumeri. La cronaca
degli eventi, e il modo in cui sono stati trattati, secondo molti rivela
ancora una volta una cospirazione per nascondere la verità sulla storia
dell’umanità.
Padre Carlo Crespi nacque a Legnano (Milano) nel 1891 e morì nel 1982.
E’ stato un prete missionario salesiano che ha vissuto nella piccola
città di Cuenca, in Ecuador, per più di 50 anni, dedicando la sua vita
al culto e alle opere di carità. Il religioso era una persona dai molti
talenti: è stato educatore, botanico, antropologo, musicista, ma
soprattutto un grande umanista.
Nel 1927, la sua vocazione missionaria lo ha portato a vivere fianco a
fianco con gli indigeni ecuadoregni, facendosi carico degli indigeni e
conquistandosi il rispetto della tribù dei Jibaro, i quali cominciarono a
considerarlo come un vero amico.
Come
segno di riconoscenza, nel corso dei decenni gli indigeni hanno donato a
Padre Crespi centinaia di manufatti archeologici risalenti ad un’epoca
sconosciuta, spiegando che si trattava di oggetti trovati in un tunnel
sotterraneo che si trovava nella giungla dell’Ecuador. Molti di essi
erano in oro, intagliati con geroglifici di una lingua sconosciuta e che
ancora oggi nessuno è stato in grado di decifrare.
Gli oggetti erano stati recuperati dagli indios in una caverna molto
profonda, detta in spagnolo Cueva de los Tayos, posizionata nella
regione amazzonica conosciuta come Morona Santiago. La grotta, che si
trova a circa 800 metri sul livello del mare, fu chiamata Tayos a causa
dei caratteristici uccelli quasi ciechi che vivono nelle sue profondità.
Essendo un uomo di cultura, Padre Crespi presto si rese conto che gli
straordinari manufatti presentavano inquietanti analogie con
l’iconografia delle antiche civiltà mesopotamiche, suggerendo un qualche
collegamento tra culture sviluppatesi su versati opposti del pianeta.
Crespi era convinto che le lamine e le placche d’oro a lui donate, e da
lui studiate, indicassero senza ombra di dubbio che il mondo antico
medio-orientale antecedente al diluvio universale fosse in contatto con
le civiltà che si erano sviluppate nel Nuovo Mondo, già presenti in
America a partire da sessanta millenni fa.
Secondo Padre Crespi, gli arcaici segni geroglifici che erano stati
incisi, o forse pressati con degli stampi, non erano altro che la lingua
madre dell’umanità, l’idioma che si parlava prima del diluvio
universale. Nella sua ingenuità di uomo di fede e di cultura, il
religioso non si rese conto che le sue idee mettevano fortemente in
discussione le teorie consolidate dell’archeologia convenzionale
(ufficiale).
Visto che i manufatti donatigli avevano formato una collezione di
oggetti davvero numerosa, nel 1960 Crespi chiese e ottenne dal Vaticano
l’autorizzazione per creare un museo nella missione salesiana di Cuenca.
Quello di Cuenca è stato il più grande museo che sia mai stato creato in
Ecuador, almeno fino al 1962, quando un misterioso incendio distrusse
completamente la struttura, e la maggior parte dei reperti fu perduta
per sempre. Tuttavia, Crespi pare sia riuscito a salvare alcuni pezzi
nascondendoli in un luogo a lui solo noto.
Nel 1969, Juan Moricz, un ricercatore ungherese naturalizzato argentino,
esplorò a fondo la caverna, trovando molte lamine d’oro che riportavano
delle incisioni arcaiche simili a geroglifici, statue antiche di stile
mediorientale, e altri numerosi oggetti d’oro, argento e bronzo:
scettri, elmi, dischi, placche. Fu Crespi ad indicare a Moricz come
entrare nella caverna e come trovare la giusta via nel labirinto senza
fondo situato nelle sue profondità.
Nel 1972, fu lo scrittore svedese Erik Von Daniken a diffondere la
notizia del ritrovamento del ricercatore ungherese. Quando la notizia
dello strano ritrovamento di Moricz si sparse nel mondo, molti studiosi
decisero di esplorare la caverna con spedizioni private.
Una delle prime e più ardite spedizioni fu quella condotta nel 1976 dal
ricercatore scozzese Stanley Hall alla quale partecipò l’astronauta
statunitense Neil Armstrong, il primo uomo che mise piede nella Luna, il
21 luglio 1969. Si narra che l’astronauta riferì che i tre giorni nei
quali rimase all’interno della grotta furono ancora più significativi
del suo leggendario viaggio sulla Luna.
Secondo Crespi la maggioranza dei reperti che gli indigeni gli
consegnavano provenivano da una grande piramide sotterranea, situata in
una località segreta. Il religioso italiano, per paura di saccheggi,
ordinò agli indigeni di coprire interamente di terra detta piramide, in
modo che nessuno potesse mai più trovarla.
Su molte placche e lamine d’oro erano ricorrenti vari segni: il sole, la
piramide, il serpente, l’elefante. In particolare la placca dove venne
incisa una piramide con un sole nella sua sommità venne interpretata
dallo studioso Baraldi come una gigantesca eruzione vulcanica che
avvenne in epoche remote.
Quando Carlo Crespi morì, nell’aprile del 1982, la sua fantasmagorica
collezione d’arte antidiluviana fu sigillata per sempre, e nessuno poté
mai più ammirarla.
Vi sono molte voci sulla sorte dei preziosissimi reperti raccolti
pazientemente dal religioso milanese. Secondo alcuni furono
semplicemente inviati in segreto a Roma, e giacerebbero ancora adesso in
qualche caveau del Vaticano.
Molti archeologi convenzionali hanno accusato Padre Crespi di essere un
impostore o semplicemente un visionario, il quale ha spacciato come
autentiche delle lamine d’oro che erano semplicemente dei falsi o delle
copie di manufatti medio-orientali. Ma a prescindere dalle accuse
dell’establishment archeologico, restano le fotografie e le numerose
testimonianze di molti studiosi a prova della loro veridicità. Che
qualcuno abbia voluto occultare i fantastici pezzi archeologici
collezionati e studiati dal religioso milanese? Ma perché? Eppure, come
hanno dimostrato gli studi di Richard Cassaro, i paralleli tra le
culture mesopotamiche e quelle precolombiane sono palesemente evidenti.
Perchè gli archeologi di epoca vittoriana ritenevano pacifica
l’esistenza di una cultura madre antecedente che avrebbe poi generato
culture figlie con lo stesso sistema iconografico, simbolico e
religioso? E perchè oggi questa ipotesi è avversata ferocemente da
archeologi militanti che negano a tutti i costi questa possibilità?
Perchè non ricercare pacificamente? Quale valenza avrebbe per l’umanità
sapere che discendiamo da un unica, avanzata civiltà globale
antidiluviana?
UFO DALL’INDIA?
Una incredibile scoperta è avvenuta in India riguardante pitture
rupestri di 10 mila anni fa con rappresentati UFO e alieni. Il
dipartimento di archeologia dello stato indiano del Chhattisgarh ha
deciso di ricorrere all’aiuto delle agenzie aerospaziali statunitensi e
indiane, per determinare la natura delle immagini scoperte in una
regione tribale di Bastar.
La più sorprendente di queste scoperte è quella che gli scienziati hanno
trovato in una grotta alcune pitture rupestri di UFO e extraterrestri
che assomigliano molto agli alieni che vediamo spesso nei film oppure
nella cultura popolare. Questo potrebbe significare che gli esseri umani
dei tempi antichi hanno visto esseri venuti da altri pianeti.
Leggende delle tribù locali, raccontano di oggetti volanti che
sequestravano due o tre persone che non hanno fatto più ritorno a casa.
Questo coincide con alcune teorie che suggeriscono contatti tra gli
esseri umani preistorici e una civiltà aliena avanzata.
L’immaginazione umana è molto sviluppata, dicono gli archeologi locali,
ma la forte somiglianza di queste pitture rupestri con le immagini dei
film moderni è quantomeno rara e merita indagini dettagliate.
LA GRANDE MENZOGNA SULLE ORIGINI DELL’UMANITA’
“La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai
raccontata e scritta. Non vedo l’ora che la verità venga esposta e che i
falsi libri di storia vengano bruciati! I mass-media sono complici di
un insabbiamento di proporzioni epiche”.
L’antropologo, Dott. Semir Osmanagich, fondatore del Parco Archeologico
Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le
prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di
antiche civiltà con tecnologia avanzata, non ci lasciano altra scelta
se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità
Terrestre. Un attento esame, su l’età di alcune strutture, rivela
definitivamente che sono state costruite da civiltà avanzate di oltre
29.000 anni fa.
“Riconoscere che siamo testimoni di prove fondamentali dell’esistenza di
antiche civiltà avanzate risalenti a oltre 29 mila anni fa, e facendo
un attento esame delle loro strutture sociali, costringe il mondo a
riconsiderare totalmente la sua comprensione sullo sviluppo della
civiltà attuale e della sua storia”, spiega il Dott. Semir Osmanagich.
“I dati conclusivi del 2008 riguardanti il sito della Piramide Bosniaca,
e confermati quest’anno da diversi laboratori indipendenti che hanno
condotto test al carbonio radiofonico, hanno rilevato che il sito risale
a più o meno 29.400 anni fa, minimo”.
La datazione delle prove al radiocarbonio è stata fatta dal RadioCarbon
Lab di Kiev, in Ucraina, su materiale organico presente nel sito
bosniaco della Piramide. Il fisico Dr. Anna Pazdur dell’Università
polacca di Slesia, ha annunciato la notizia in una conferenza stampa a
Sarajevo nell’agosto del 2008. Il professore di Archeologia Classica
presso l’Università di Alessandria, Dott. Mona Haggag, ha descritto
questa scoperta come “scrivere nuove pagine della storia europea e
mondiale”. La data di 29.000 anni del Parco Archeologico Bosniaco, è
stata ottenuta da un pezzo di materiale organico recuperato da uno
strato di argilla che si trovava all’interno dell’involucro esterno alla
piramide. Ne consegue una data campione ottenuta, durante la stagione
2012, dai test fatti su materiale che si trova sopra il calcestruzzo, di
24,8 mila anni, il che significa che questa struttura ha un profilo di
costruzione che risale a quasi 30 mila anni.
“I popoli antichi che hanno costruito queste piramidi conoscevano i
segreti della frequenza e dell’energia. Hanno usato queste risorse
naturali per sviluppare tecnologie, e per intraprendere la costruzione
di scale che non abbiamo visto in nessun altro posto della terra”, ha
detto il dottor Osmanagich. “Le prove dimostrano chiaramente che le
piramidi furono costruite allineandole con la griglia energetica della
Terra, ed erano come macchine che fornivano energia al potere della
guarigione”.
Studiosi di storia antica negli Stati Uniti, hanno notizie altrettanto
sorprendenti su qualcosa trovato negli angoli più lontani del globo.
Per esempio la scoperta di Rockwall al di fuori di Dallas, Texas, è solo
un esempio di come stiamo riesaminando antichi misteri che rivelano
molto sul nostro passato.
Il sito Texano è un complesso e poderoso muro di dieci miglia di
diametro costruito oltre 20.000 anni fa e coperto dal suolo sette piani
sotto terra.
La domanda è: da chi è stata costruita questa struttura e per quale
scopo e, soprattutto, la conoscenza data da queste civiltà del passato,
in che modo può aiutarci a comprendere il nostro futuro?
Nuove tracce rivelate o antiche civiltà ri-scoperte hanno acceso una
innata curiosità per le origini umane, come risulta dalla recente
copertura nei media mainstream.
Scienziati lungimiranti continuano a perseguire la conoscenza del nostro
passato che è utile per determinare un futuro migliore. Il rinomato
autore Michal Cremo, nel suo libro Forbidden Archeology, teorizza che la
conoscenza dell’avanzato Homo-sapiens è stata soppressa o ignorata
dalla comunità scientifica perché contraddice le attuali opinioni sulle
origini umane che non vanno d’accordo con il paradigma dominante.
Sospetto piu’ che fondato…
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