L’Unione Sovietica prendeva sul serio l'esistenza degli
extraterrestri: il Kgb e il Ministero della Difesa avevano dipartimenti
speciali incaricati di raccogliere e analizzare tutte le informazioni
riguardanti ogni sorta di attività paranormale
Il primo ministro russo Dmitri Medvedev si è trovato a rispondere, di recente, a una domanda inaspettata. Una corrispondente del canale televisivo REN-Tv gli ha chiesto, in qualità di ex Presidente del Paese, se è vero che insieme alla valigetta con i codici di lancio dei missili nucleari al capo del Cremlino viene consegnato anche un fascicolo top secret con materiali concernenti gli Ufo.
Dmitri Medvedev ha risposto che è la verità e ha aggiunto che, oltre al fascicolo, il Presidente riceve anche un rapporto dei servizi segreti incaricati di controllare le attività aliene sul territorio russo. Alla domanda della giornalista se ci sono molti alieni che vivono tra di noi, Medvedev ha preferito non rispondere, “per non creare panico”, e ha consigliato a quanti volessero ricevere maggiori informazioni sul tema di guardarsi il film “Men in Black”.
Naturalmente, questa risposta potrebbe essere interpretata come una battuta di spirito del primo ministro. In ogni caso, tanto nell’Unione Sovietica, quanto nella Russia moderna, gli Ufo e altri fenomeni paranormali erano e rimangono un tema top secret, su cui i funzionari di Stato sono obbligati a mantenere la massima riservatezza.
Vi sono poi, però, anche esperti che non ricoprono più incarichi di alto rango e quindi hanno un maggiore spazio di manovra. Di recente, alcuni ex alti funzionari militari sovietici hanno deciso di sollevare il velo di segretezza che avvolge il mistero degli Ufo.
Ciò è successo a fine marzo 2013, in occasione della conferenza “Letture Ziegel”, dedicata a Felix Ziegel, l’astronomo e matematico sovietico considerato il fondatore dell’ufologia in Russia. È da 20 anni che questo evento biennale dedicato allo studio dei fenomeni paranormali si svolge a Mosca.
Per lungo tempo, i resoconti di strani avvistamenti nei cieli dell’allora Unione Sovietica vennero considerati solo fantasie non degne di essere considerate a livello scientifico. Solo pochi appassionati, come Felix Ziegel, erano convinti che quei fatti andassero studiati seriamente. Negli anni ’60, Ziegel organizzò varie letture pubbliche sull’argomento, invitando i partecipanti ad aiutarlo nel raccogliere quante più informazioni possibili sugli oggetti volanti non identificati.
Il momento di svolta nell’atteggiamento dei funzionari nei confronti degli UFO arrivò nel 1978, quando centinaia - se non migliaia - di persone videro fluttuare per diverse ore, nei cieli della città di Petrozavodsk, uno strano oggetto luminoso. I servizi di emergenza locali furono inondati di lettere e chiamate da cittadini spaventati. Anche i Paesi vicini chiesero all’Unione Sovietica che tipo di esercitazioni militari misteriose stessero avendo luogo nella zona.
La goccia che fece traboccare il vaso fu però una lettera spedita al Governo da Anatolij Petrovič Aleksandrov, il “padre” delle centrali nucleari sovietiche. Nella missiva l’accademico insisteva affinché venisse promosso un programma speciale per studiare questi fenomeni: continuare a ignorarli, diceva lo studioso, sarebbe stato un grave errore.
La fonte di questa storia è Vasilij Eremenko, ex generale dell’intelligence russa e ricercatore presso l’Accademia di Sicurezza, Difesa, Legge e Ordine pubblico. A quel tempo, Eremenko era responsabile della divisione del Kgb che controllava i settori dell’aeronautica militare e dell’industria aerea e che aveva il compito di raccogliere tutte le segnalazioni di avvistamenti Ufo.
Vasilij Eremenko ha raccontato a Russia Oggi che, in quegli anni, si registrarono numerose segnalazioni di episodi paranormali. I soldati assegnati alle unità missilistiche vennero persino istruiti sul da farsi nel caso apparissero degli Ufo in cielo: la cosa più importante era non agire in alcun modo, per evitare una ritorsione in risposta all’aggressione.
Nei primi anni ‘80, in un poligono di tiro della regione di Astrakhan, venne condotto un esperimento per “evocare” un Ufo. Gli esperti avevano capito che gli Ufo venivano avvistati perlopiù in zone di “particolare tensione”, per esempio, durante test di nuove armi, o quando diversi mezzi militari si riunivano in una stessa area.
“Ci rendemmo conto che bastava incrementare il numero di aerei da combattimento in volo e mettere in campo i nostri armamenti e la probabilità che un Ufo si facesse vedere era quasi del 100 per cento”, ha confessato Eremenko. Secondo l’ex generale, la maggior parte degli oggetti non identificati erano simili a sfere luminose.
Con il passare del tempo, i partecipanti all’esperimento si abituarono così tanto a questi fenomeni che iniziarono a darli per scontato. Alcuni cercarono persino di entrare in contatto con loro. “Funzionava così: una persona a terra agitava le braccia, muovendole due volte a destra e due volte a sinistra. La sfera nel cielo reagiva facendo altrettanto, oscillando due volte a destra e due volte a sinistra. Ma non siamo mai riusciti a capire di cosa si trattasse”, ha raccontato Eremenko.
Alla fine, gli esperti militari e gli scienziati che parteciparono all’esperimento formularono tre ipotesi possibili: si poteva trattare di fenomeni naturali che la scienza moderna non è ancora in grado di spiegare; potevano essere velivoli da ricognizione statunitensi o giapponesi; oppure erano davvero oggetti volanti extraterrestri.
Oggigiorno, gli avvistamenti Ufo sono relegati sulle pagine dei tabloid scandalistici. Ecco perché, secondo Eremenko, gli studiosi seri non osano rendere pubblico il loro interesse su questi argomenti e rimangono in silenzio. In conversazioni private con piloti d’aereo e cosmonauti, l’ex generale ha sentito più volte citare storie di Ufo - storie delle quali però non vogliono assolutamente parlare in pubblico. L’esperto è convinto, tuttavia, che queste tematiche debbano essere affrontate seriamente, perché riguardano la nostra sicurezza.
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