Sardegna: test del missile nucleare Alpha – archivio Lannes |
In questa meravigliosa isola del Mediterraneo, lo Stato italiano
ha sperimentato in gran segreto addirittura un missile a testata
nucleare: l’Alpha, nato in
collaborazione tra Difesa, Fiat e Ansaldo, in violazione del Trattato
internazionale di proliferazione nucleare (TNP), firmato nel 1968 e
ratificato soltanto nel 1975 dal Parlamento d’Italia.
Non è tutto: in loco si addestrano ai giorni nostri i piloti dei
tornado, allenati da decenni a sganciare le bombe nucleari B 61, 900
volte più potenti delle atomiche accoppiate (secondo i rapporti
dell’aviazione a stelle e strisce), sganciate nel 1945 su Hiroshima e
Nagasaki, ubicate illegalmente negli aeroporti di Ghedi ed Aviano, sotto
il controllo dell’US Air Force.
La Maddalena: nave balia e sommergibile nucleare U.S.A. – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Nel 2008 la sesta Flotta nordamericana dopo aver inquinato
l’arcipelago maddalenino e buona parte del Mediterraneo, ha abbandonato
l’isola di Santo Stefano, dove dal 1972, aveva installato illegalmente –
senza alcuna ratifica del Parlamento italiano, ma su univoca decisione
di mister Andreotti – una base per i sommergibili ad
armamento e propulsione nucleare. L’area marina è fortemente inquinata
come attestano le analisi condotte all’istituto di ricerca indipendente
sulla radioattività del Criiad di Parigi e all’università della Tuscia.
Lo Stato tricolore, come al solito fa finta di niente. Nella acque
dell’arcipelago della Maddalena (un’altra area protetta per finta)
galleggiano da decenni radionuclidi artificiali, nascono bambini con
gravi malformazioni e muoiono persone di cancro, ma non frega a niente a
nessuno, anche se le prime vittime sono proprio i militari italiani,
trattati peggio di carne da macello.
Laboratorio bellico – In una parola servitù
militare, la più estesa d’Europa, che comprende sia il mare che la
terraferma. Il poligono interforze del Salto di Quirra
(PISQ), istituito nel 1956, ubicato in un’area di 13.200 ettari situata
nel territorio delle province d’Ogliastra e di Cagliari (Sardegna
centro-orientale), sulla quale insistono i comuni di Perdasdefogu, Villaputzu, Escalaplano, Tertenia, Villasalto, Ballao, Armungia, San Vito, venne costituito con il compito precipuo di sperimentare nuovi sistemi d’arma.
Il PISQ è un’area di sperimentazione ed esercitazione dedicata non
solo esclusivamente alle Forze Armate italiane ma anche a potenze
straniere quali – ad esempio nel corso dei decenni – Stati Uniti
d’America, Israele, Libia, Turchia, Germania, Gran Bretagna ed in
generale Paesi della Nato.
Il poligono attua le predisposizioni tecniche operative, tecniche e
logistiche per la sperimentazione e la messa a punto e collaudo di
velivoli, missili, razzi e radio bersagli, oltre all’addestramento del
personale delle Forze Armate ed alle esigenze di molteplici enti
scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro
ricerche (come ad esempio il Centro italiano ricerche aerospaziali e
l’Agenzia spaziale europea).
Il PISQ ha – nel corso degli anni – assunto le caratteristiche di
un vero e proprio «poligono in affitto», una vera e propria industria (o
come è stato efficacemente definito dalla stampa isolana un
«supermercato delle armi»).
Il Poligono è diviso in due aree: marittima – per un totale di
2.000 ettari e 50 chilometri di costa – e terrestre, complessivamente
12000 ettari. Nell’area di esercitazione a mare avvengono i lanci di
missili terra-aria verso bersagli simulati; l’area a terra è utilizzata
per l’addestramento al tiro dagli elicotteri, dai mezzi corazzati e
d’artiglieria. Nell’area adiacente l’attività di allevamento e pascolo
di bestiame si attesta intorno ai 15.000 fra capi ovini e vaccini,
ripartiti in decine di aziende a conduzione familiare.
Nel corso dei decenni di attività del poligono si stima
ufficialmente si siano verificate migliaia di esplosioni, tra le quali
assumono una particolare rilevanza – fino al 2003 – quelle di 1.187
missili anticarro Milan di produzione francese, ritirati perché
considerati pericolosi per il rilascio di Torio 232, sostanza
radioattiva contenuto nei sistemi di guida dei medesimi.
Nel corso degli anni ’90 il verificarsi di una serie di morti
sospette e le rilevazioni di una molteplicità di casi di persone ed
animali nati con pesanti deformità fisiche ha sollecitato la
mobilitazione della società civile, che ha iniziato una intensa attività
di informazione e sensibilizzazione sul tema della presenza militare
nell’isola, sul PISQ in particolare, sugli effetti dell’attività
militare sull’ambiente, la fauna, la salute delle popolazioni locali.
I riscontri ambientali confermano come nel territorio in oggetto,
in particolare in prossimità del poligono, sia presente un massiccio
inquinamento: diretto, ovvero dato dalla presenza dell’attività
militare; indiretto, derivante dalla presenza di materiali pesanti
naturali che, sommati agli effetti delle numerose esplosioni nell’area,
diffondono ulteriore inquinamento derivante da nanoparticelle. Tali dati
sull’inquinamento risultano conclamati, certificati dal gruppo di
esperti che fu chiamato a partecipare ai lavori della Commissione
parlamentare d’inchiesta insediata nel corso della XVI Legislatura;
trattasi di circa 1.000 ettari dei 13.400 e sono quelle a più intensa
attività militare, ciò senza considerare l’inquinamento da materiali
d’esercitazione e la recente scoperta di una enorme discarica di
sostanze tossiche e residui bellici provenienti da tutto il territorio
nazionale e – con ogni probabilità – anche dall’estero.
Sono molteplici le segnalazioni riguardo la nascita di bestiame
deforme nei pascoli adiacenti o situati nei dintorni del Poligono. Negli
ultimi decenni si è assistito a un crescente numero di morti sospette
per leucemie ed in particolare causa linfoma di Hodgkin (malattia meglio
nota come sindrome del Golfo) riscontrate sia fra i militari operativi
nella base, sia fra i pastori che usufruivano dei pascoli adiacenti la
stessa; per triste analogia si è parlato in questi anni di «Sindrome di
Quirra». Dalle indagini fin qui svolte non è emersa la presenza di
uranio impoverito, d’altro canto le tracce di torio ed altre sostanze
radioattive e una multifattorialità di inquinamento ambientale mettono
in evidenza i rischi.
Nel 2011 si è aperta una inchiesta del tribunale di Lanusei,
condotta dal procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi. Detta
inchiesta vede indagati – a vario titolo e con differenti responsabilità
– generali e comandanti della base di Quirra e del distaccamento a mare
di San Lorenzo, professori e tecnici universitari dell’ateneo di Siena,
chimici della Sgs Italia, il medico responsabile del Poligono e il
sindaco uscente di Perdasdefogu per il forte sospetto di attività
occultamento e falsificazione di perizie da parte delle autorità
militari, sanitarie e locali coinvolte.
I reati contestati sono di «omissione dolosa aggravata di cautele
contro infortuni e disastri» e «falso ideologico» per aver tenuto
nascosta l’entità del disastro ambientale e sanitario causato dall’area
militare.
Il 27 marzo 2013 il procuratore della Repubblica di Lanusei ha
chiesto al Gup Nicola Clivio il sequestro totale del PISQ, al fine di
consentire al professor Mariani del Politecnico di Milano di portare
avanti il lavoro di campionamento di terreno, suoli ed acque antistanti
il Poligono e ricerca di materiali inquinanti.
La Commissione d’Inchiesta del Senato – XVI Legislatura – ha
redatto ed approvato una relazione intermedia predisposta dall’allora
senatore Gian Piero Scanu – in cui si avanzano una serie di proposte, di
chiusura di alcuni poligoni ubicati in Sardegna (in particolare Capo
Teulada e Capo Frasca), di riconversione del poligono di Quirra.
Si stima in 500 milioni di euro la somma minima da destinarsi ad
una attività di disinquinamento e bonifica ambientale minimamente
efficace nei tre poligoni di cui sopra, 300 milioni solamente per il
poligono di Quirra; di tale cifra allo stato attuale risultano stanziati
solamente 75 milioni, in tre anni, che consentirebbero l’avvio
dell’attività di bonifica.
In relazione alla specifica condizione del PISQ la suddetta
Commissione ha indicato la necessità di procedere: al definitivo divieto
di ogni attività suscettibile di produrre grave pregiudizio alla salute
e all’ambiente; l’avvio senza ulteriore indugio dell’opera di bonifica
radicale coerentemente con le indicazioni delle zone individuate dai
progetti di caratterizzazione condotti e dall’indagine della procura
della Repubblica di Lanusei; la conclusione in tempi brevi dell’indagine
epidemiologica; l’attivazione del sistema informativo ambientale
finalizzato al monitoraggio del territorio e a garanzia
dell’accessibilità in tempo reale del medesimo agli organi istituzionali
di controllo; riqualificazione dell’area con particolare riferimento
allo sviluppo di attività attinenti alla protezione civile, alla ricerca
scientifica e tecnologica in settori innovativi, alla tutela delle
competenze tecniche e professionali sviluppate nei territori
interessati.
Sul territorio della Sardegna insiste la parte più consistente delle
servitù militari di tutto il territorio nazionale. Nei fondali marini,
in ampi tratti prospicienti la costa, gli ordigni esplosi ed inesplosi
hanno formato stratificazioni a tappeto.http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/05/sardegna-cavia-militare-europea.html
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