Quello che andrò a presentare è uno fra più intriganti e affascinanti
casi di contatto con visitatori di altri mondi accaduti negli anni
sessanta del secolo scorso e riportato nel libro "Base Terra" del
ricercatore Timothy Good. Qui si tratta purtroppo di un riassunto che
forse rende poco onore, poichè nel libro la storia è narrata
esaustivamente in ogni sua parte. Buona lettura.
Un incontro in treno
10 Ottobre 1964, India, Ludwig F. Pallmann, cittadino tedesco che si
occupava della vendita di macchinari pesanti per la produzione di cibo,
aveva preso posto in uno scompartimento del treno che collegava Bombay
con Madras, nella speranza che questa città gli potesse portare più
clienti rispetto a Bombay. Non era solo all'interno dello
scompartimento, vi era anche un altro signore che, a una fugace
occhiata, gli parve europeo. I due, dopo un po', cominciarono a
scambiare alcune parole, in inglese, e costui si presentò a Pallmann
come "Satu Ra". Pallmann notò che Satu Ra era vestito molto bene e
denotava un portamento fiero di chi avesse avuto l'attitudine al
comando: di costituzione molto snella, circa un metro e settantacinque
di altezza per meno di cinquanta chilogrammi, a giudizio di Pallmann.
Possibile ricostruzione grafica dell'extraterrestre Satu Ra - credit galactic.to/rune |
Col passare dei minuti, Pallmann ebbe modo di guardare con maggiore
attenzione il suo interlocutore, notando presto alcuni dettagli che lo
stupirono non poco: gli occhi erano sorprendentemente espressivi, grandi
e scuri, le dita molto lunghe e affusolate, con le unghie coperte da
una sorta di guaina mai vista prima, la carnagione di un marrone molto
chiaro, dello stesso colore dei capelli, la bocca piccola e il mento
lievemente deformato. Non solo, quando inspirava contraeva le mani come
se per ogni respiro dovesse compiere un soverchio sforzo per immettere
molta aria nei polmoni. Ma il particolare più inquietante venne
osservato solo dopo alcuni minuti: quando parlava, la voce non proveniva
dalla bocca ma da un piccolo microfono agganciato sul petto. Anche il
modo di parlare non era comune: pur esprimendosi in un inglese perfetto,
egli dava sempre l'impressione di esitare molto prima di riuscire a
dire la prima parola, per quanto quelle successive fluissero senza
problemi. Nel corso della notte, il treno entrò in una stazione, piena
di gente affamata che versava in condizioni terribili. Satu Ra, uscendo
dallo scompartimento, invitò Pallmann a seguirlo e gli fece strada fino
al vagone di terza classe dove stavano ammassate numerose persone con
chiari problemi di salute dovuti alla denutrizione. Satu Ra cominciò,
parlando in perfetto hindi, a distribuire loro delle pasticche che,
appena assunte, sortivano un effetto sorprendente causando un repentino
miglioramento. Giunti a Madras, Pallmann, comprendendo che le loro
strade stavano per dividersi e non avendo arguito di che nazionalità
fosse Satu Ra, gli chiese da dove provenisse e questi gli rispose in
maniera sorprendente: veniva da Cotosoti, su Itibi Ra II. Come si può
ben immaginare, Pallmann non aveva idea di dove fosse questo luogo e
chiese delucidazioni in merito, al che Satu Ra si limitò a indicare il
cielo.
Oltre i confini della realtà
Pallmann era piuttosto scosso da quanto appena accaduto: varie stranezze
nell'aspetto di Satu Ra, unitamente all'effetto miracoloso delle sue
pasticche, gli avevano dato da pensare che davvero potesse non essere
umano. Era con questi pensieri che si era recato in un albergo di Madras
per trascorrere la notte successiva quando, mentre si trovava nella
hall, venne avvicinato da un indiano che lo esortò a recarsi, la mattina
seguente, in un preciso indirizzo della città di Madras dove abitava
Satu Ra. Pallmann seguì le indicazioni e si diresse all'indirizzo
indicato dall'uomo la sera prima: si trattava di una dimora lussuosa con
annessa una galleria d'arte e, ad attenderlo, vi era proprio Satu Ra.
All'interno dell'abitazione, a Pallmann venne mostrato un dipinto
ritraente Vishnu e alcuni misteriosi oggetti, in apparenza velivoli,
sulle vesti della divinità: Satu Ra gli disse che era la prova dei
contatti di precedenti generazioni aliene con i terrestri.
L'anello che Satu Ra fece dono a Pallmann |
Il misterioso personaggio gli fece inoltre dono di un anello d'oro
massiccio con al centro un pezzo di metallo sfavillante che, stando alle
sue parole, avrebbe indicato a Pallmann la presenza sua o di qualcun
altro della sua razza nelle vicinanze. Come preconizzato, il giorno
seguente, a Benares, l'anello di Pallmann cominciò a brillare: si
trovava nel giardino dell'hotel quando all'improvviso apparve la figura
di Satu Ra e così cominciarono nuovamente a parlare dei propri viaggi; a
un certo punto Satu Ra gli chiese se potesse far venire anche sua
sorella, Xiti. Pallmann acconsentì ed ella si materializzò di fronte a
loro mentre il fratello sembrava entrato in trance momentanea, quasi che
l'apparizione della sorella (o la sorella stessa?) fosse dovuta a uno
sforzo mentale di Satu Ra. Xiti presentava le medesime caratteristiche
del fratello: occhi vivissimi e profondi, portamento fiero e altero,
mento con un singolare difetto e, proprio come Satu Ra, la sua voce non
proveniva dalla bocca ma da un congegno posto sul petto, nel suo caso
occultato in parte da una vistosa spilla che impreziosiva un abito da
sera di somma eleganza. Fu il giorno seguente che Pallmann, fino ad
allora ancora un po' dubbioso, si convinse dell'origine extraterrestre
di Satu Ra e di Xiti. Si trovavano nei pressi di un crematorio sulle
rive del Gange, con decine di bambini semimorenti, con piaghe infette su
tutto il corpo. Xiti prese un unguento giallo che teneva in una borsa e
lo cosparse sulle braccia martoriate di una ragazza, provocando una
guarigione istantanea. In quel momento Pallmann comprese di trovarsi
dinnanzi a entità non di questo mondo e cominciò ad accettare tutto
quanto gli veniva raccontato. Il 27 ottobre 1964 Pallmann dovette
lasciare l'India per motivi di lavoro, malgrado volesse porgere ancora
molte domande a Satu Ra e a sua sorella Xiti. Unica "prova" di quanto
accaduto era l'anello donatogli da Satu Ra. Giunto a Zurigo, Pallmann lo
fece esaminare da un orafo che gli disse che era molto antico e di
foggia precolombiana.
Tre anni dopo
All'inizio del 1967 Pallmann si trovava a Lima, in Perù. Non aveva più
visto Satu Ra e Xiti da quella volta in India e ormai pensava che non
avrebbe più avuto occasione di incontrarli. Un giorno fece conoscenza
con un giovane austriaco di Innsbruck, che lavorava nella zona come
guida. Egli disse a Pallmann di aver incontrato alcune persone di razza
caucasica nel profondo della foresta che lo avevano curato quando era
stato colto da una febbre mortale. Pallmann, allorché l'austriaco gli
raccontò che questa gente aveva la punta delle dita anomale, pensò
potesse trattarsi dei suoi "amici" extraterrestri. La certezza arrivò
poco tempo dopo, sempre a Lima, quando, ricoverato per un problema al
rene destro, una notte, in preda a forti dolori, una mano proveniente
dal nulla prese la sua: era Xiti, materializzatasi nella sua stanza.
Ella gli diede alcune delle loro pasticche e Pallmann si sentì subito
meglio, al punto che, due giorni dopo, fra lo stupore dei medici
curanti, venne dimesso. Xiti lo invitò a seguirla nella loro base nella
giungla all'interno della quale venivano coltivate delle piante
particolari. Pallmann accettò di buon grado e, giunto con Xiti a
Huancayo, una cittadina di montagna a circa ottanta chilometri da Lima,
incontrò nuovamente suo fratello. Tutti insieme, dopo aver preso un taxi
che li condusse vicino al lago Junin, si incamminarono nella foresta.
Il Lago Junin |
Al tramonto, un disco volante apparve e si posizionò sopra Pallmann,
Xiti e Satu Ra. Da esso emerse uno strumento per l'imbarco che li
sollevò tutti e li depositò in una specie di reception antisettica.
Subito Pallmann notò come il disco avesse una struttura biologica, nel
senso che pareva composto da nervi e vasi sanguigni come se fosse
un'entità viva. Giunto a bordo, Pallmann fu denudato e, mentre veniva
lavato, si addormentò. Al suo risveglio si trovò sospeso a mezz'aria,
legato a centinaia di vene. Egli fu portato in un'altra stanza dalla
quale, tramite uno luogo d'osservazione a forma di occhio che consentiva
di immergersi in scenari lontani come in una sorta di schermo a 360
gradi, gli furono mostrate immagini del pianeta d'origine, Itibi Ra:
case costruite sulle rive di fiumi, dall'architettura totalmente diversa
dalla nostra, volti sorridenti, in uno scenario tipicamente utopico.
Satu Ra lo esortò a porre domande e lo informò che, a partire dal 1946,
essi avevano creato numerose piantagioni in Sud America a scopo di
ibridazione e di ricerca poiché sul loro pianeta si erano estinte alcune
specie essenziali per la loro alimentazione. Le loro astronavi si
muovevano, parole testuali di Pallmann, sfruttando le onde cosmiche
grazie ad alcune "batterie spaziali dimensionali di tipo prismatico per
filtrare e ricevere la vita, reagendo alle forze intercosmiche di
colore, luce, temperatura, tempo" (sic).
L'unica foto esistente di Ludwig F. Pallmann ritratto insieme ad uno sciamano indios in Perù |
Gli Itibi Raiani non si palesavano alle masse poiché non sarebbero state
culturalmente pronte per accettare il loro arrivo. Al contrario, nessun
problema sorgeva nel loro rapporto con gli indios dal momento che, non
volendo traumatizzarli, si erano loro presentati come americani. I
rapporti tra Pallmann e gli Itibi Raiani non cessarono dopo questa
visita: il 20 febbraio 1967 si recarono in Colombia, a Barranquilla.
Durante il viaggio Pallmann, nel tentativo di ottenere delle prove di
quanto stava accadendo, cercò di scattare delle foto, ma la macchina
fotografica gli venne requisita. Il viaggio fu l'occasione per porre
nuove domande. Pallmann apprese che gli Itibi Raiani identificavano Dio
con la Natura e viceversa e che la Terra era uno dei pianeti definiti
"pianeti del cancro", in quanto questa malattia degenerativa si sviluppa
in percentuale così elevata per il malessere generalizzato presente sul
pianeta. Il 26 febbraio Satu annunciò a Pallmann di aver ricevuto
l'ordine di abbandonare le piantagioni del Sudamerica e lo riportò sul
lago Junin, in Perù.
La fine
Per due anni Pallmann non ebbe più contatti con Satu Ra, finché nel
gennaio 1969, nel Salvador, non vi fu un nuovo incontro, preannunciato
dallo scintillio dell'anello, vicino all'Isla del Altar: Satu Ra era
seduto su uno scoglio, sconsolato per la morte della sorella Xiti,
avvenuta nel corso di una spedizione su un'altro pianeta. Con empatica
tristezza, Pallmann si recò a casa di un suo amico medico, a San Pedro
Nonualco e, la mattina successiva, i giornali locali, a parziale
conferma di quanto accaduto il giorno prima, riportavano l'avvistamento
di un Ufo da parte di centinaia di persone.
Una stampa locale dell'epoca che ha riportato l'avvistamento UFO su San Salvador |
Nel 1970 Pallmann diede alle stampe il libro Cancer Planet Mission, in
cui raccontava nel dettaglio le esperienze avute con questi visitatori
nel corso degli anni. L'interesse suscitato fu piuttosto basso, dal
momento che quasi nessuno gli prestò credito.
Conferme e ipotesi
Come si potrà ben comprendere, di primo acchito una storia di questo
tipo non può che essere ritenuta il parto di una fervida fantasia:
infatti, le prove dirette a supporto sono scarsissime, ad eccezione
dell'anello e dell'avvistamento di massa avvenuto il giorno successivo
all'ultimo incontro con Satu Ra. Lo stesso Pallmann, nel suo libro,
ammise, con una punta di mestizia, che nessuno gli avrebbe prestato
fiducia. L'ex pilota dell'Usaf nonché celebre ricercatore Wendelle
Stevens, incuriosito da questa vicenda, ha cercato di indagare per
proprio conto, memore del fatto che, nel 1967, durante un viaggio dalla
Colombia al Perù per consegnare dei Beechcraft T-34 alla marina
peruviana, alcuni indios, cui egli aveva espresso il proprio stupore per
la mancanza di coltivazioni di certi frutti tropicali, gli dissero che
alcuni americani stavano realizzando delle colture di quel tipo e che si
era loro unito un tedesco alcuni mesi prima ma non era più tornato. In
seguito ad ulteriori ricerche, Stevens reperì un articolo di giornale
che parlava in maniera vaga di un certo "Ludwig Pallimann" (sic), un
commerciante tedesco che aveva raggiunto un gruppo di americani nel
mezzo della giungla, ivi condotto da alcuni indios. Giunto sul posto,
continua l'articolo, Pallimann si sarebbe accorto che costoro non erano
americani e avrebbe cominciato a esprimersi in francese, finché queste
persone non gli dissero di provenire da un altro pianeta chiamato
Itipura e di essersi stabiliti lì per raccogliere materiale da portare
sul loro pianeta d'origine. Wendelle Stevens ha cercato di raggiungere
Pallmann in varie circostanze, ma non vi è mai riuscito, né in
Sudamerica né in Europa. Sarebbe tuttavia troppo facile liquidare
l'intera vicenda come pura invenzione, occorre piuttosto tenere presenti
alcuni aspetti. Innanzitutto, Pallmann non ha ottenuto alcuna fama dal
raccontare la sua storia, anzi, probabilmente il suo lavoro non ha
ricevuto giovamento dalle continue assenze nei periodi trascorsi con gli
Itibi Raiani. In secondo luogo, se avesse voluto inventarsi tutto,
avrebbe certamente creato un quadro più completo e credibile: certe
descrizioni dell'interno del disco volante e, in particolare, del suo
funzionamento e propulsione, rappresentano il tipico resoconto di chi
non ha capito nulla di quanto gli è stato detto: questo ci induce a
pensare come effettivamente egli sia entrato in contatto con entità che
hanno cercato di veicolargli molteplici messaggi. Non solo, vi è tutta
una serie di elementi comuni ad altri resoconti di contattisti e rapiti
che ritorna in maniera circostanziata: l'interesse per la frutta e per
la verdura a scopo ibridativo (come nel caso Amicizia), il divieto di
portare via con sé prove (si pensi all'abduction dei coniugi Hill), la
procedura di lavaggio a bordo del disco (identica al caso Villas-Boas),
tutte circostanze che accomunano questa esperienza ad altri casi in cui,
bisogna ammetterlo, la mole di prove è invece massiccia.
Astronavi
extraterrestri fotografate a Yungay, Perù, nel Marzo 1967, proprio nel
periodo in cui iniziarono in quella regione i contatti di Pallmann. Sono velivoli della civiltà di Itibi Ra? |
A cura di Noi e gli Extraterrestri
testo di Umberto Visani tutte le fotografie sono tratte dal sito galactic.to/rune
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