" I visitatori da altre galassie sono come noi " |
Una nuova voce autorevole si unisce al coro di guide spirituali e capi religiosi che pubblicamente hanno parlato della vita nel cosmo e dell’esistenza di altre forme di vita simili alla nostra. Questa volta è stato Sua Santità il Dalai Lama che ha affrontato l’argomento durante un meeting tenutosi lo scorso 9 maggio all’Università di Portland (Oregon, USA) intitolato ‘Universal Responsibility and the Inner Environment‘.
Tra i primi che ne ha dato notizia troviamo il giornalista Stephen Cook con un pezzo intitolato “Dalai Lama Discloses: Visitors from Other Galaxies are the Same as Us“.
Durante il suo public speaking il
Dalai Lama è entrato nell’argomento ricordando come “siamo tutti Uno”,
tutti gli uomini e ogni essere vivente possiedono dentro di sè una
scintilla divina ma sia la ‘paura’ di sentirsi diversi dagli altri ad
ingenerare in noi la distanza interiore ed umana all’origine del disagio
e dei problemi che incombono sul nostro pianeta.
Ampliando questo concetto il Dalai Lama
ha proposto all’auditorio un semplice esempio. Come percepiremmo esseri
provenienti da altri mondi se li trovassimo davanti a noi? La diversità
provocherebbe in noi paura!
La ‘diversa’ natura di questi esseri
rispetto alla nostra, genererebbe distanza tra le due realtà
trasformandosi ben presto in terrore e ingenerando sentimenti negativi.
Il Dalai Lama ha però precisato che dovremmo accogliere e considerare i ‘Visitatori Galattici’ come “uguali a noi … stringendogli la mano, nel caso le possedessero“. Parole semplici ma che affondano nel cuore della questione su molti livelli.
Nascendo da una costola dell’induismo,
circa nel VI secolo a.C., il buddismo possiede fin dai suoi albori la
‘consapevolezza’ che il cosmo non è stata la casa solo del genere umano
ma che innumerevoli altre forme di vita popolano la sua vastità fin
dalle origini del tempo.
Un passo emplematico e suggestivo a tale riguardo può essere trovato in uno dei testi più antichi del buddismo, l’Acchariyābbhūtadhamma Sutta, in cui vengono riportate le parole dirette di Siddharta Gautama.
Parlando del luogo in cui risiedono e vivono gli ‘Dei’ il Budda affermò che queste si trovano nelle “… nere,
cupe regioni immerse nell’oscurità, tra i sistemi dei mondi, dove non
può arrivare la potente e maestosa luce del nostro Sole e della Luna“.
Passi criptici e sibillini ma che risentono fortemente delle influenze
induiste che fin dalle epoche più remote parlarono dei Loka, i pianeti fisici in cui risiedono i Deva, gli dei.
Un altro riferimento attribuito al Budda sulla ‘pluralità di mondi abitati‘ è possibile trovarlo nel testo Tipitaka,
“The Buddha’s Teachings in Three Divisions” (Vol. 11, p. 61 and Vol.
23, sutanta pidok 25, Thai edition) in cui si parla nel dettaglio di tre
pianeti extrasolari denominati Amornrakoyan, Buppaviteha e
Auttrarakuru.
Lasciamo al lettore le sue conclusioni, personalmente ci siamo formate le nostre.
[E' possibile ascoltare il punto
specifico oggetto di questo articolo in cui il Dalai Lama parla di
"visitatori da altre galassie" tra il minuto 36 e il 37 della
registrazione sottostante.]
Non
è la prima volta però che il più alto rappresentante del buddismo parla
di vita nel cosmo e di esseri intelligenti su altri pianeti. Già agli
inizi del 2000 John Mack, docente di psichiatria ad Harward e studioso del fenomeno abduction
aveva avuto modo di interloquire con il sommo rappresentante del
buddismo e convenire sulla reale esistenza di esseri viventi su altri
pianeti nonché esporre i propri studi sul fenomeno dei rapimenti alieni.
Enrico Baccarini
Fonte
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