L’uomo è sbarcato sulla Luna ormai 50 anni fa, lasciando sul nostro satellite un cumulo di rifiuti e deiezioni che ora la Nasa vuole riportare sulla Terra e studiare
L’uomo inquina. Ebbene sì, c’è poco da fare. Dovunque andiamo creiamo scarti e rifiuti
di vario tipo. Siamo stati “disegnati” così. Ovviamente ciò non è un
buon motivo per riempire il nostro Pianeta e l’universo di immondizia,
tema peraltro molto caldo in questi giorni. Abbandoniamo per un attimo i
problemi terreni relativi a cassonetti e raccolta differenziata e
spostiamoci sul nostro satellite, la Luna.
I
primi uomini vi hanno messo piede ormai 50 anni fa, il 20 luglio 1969,
in una missione entrata nella storia. La spedizione, però, ha anche un
lato oscuro e maleodorante. Armstrong e Aldrin e gli altri astronauti
delle missioni Apollo, esseri umani come tutti noi, si sono lasciati
alle spalle cumuli di rifiuti, come ci racconta il sito Business Insider.
Insomma
non siamo riusciti a tener pulito neanche il suolo lunare, ma non è un
caso isolato: di solito capita che i viaggiatori, durante le missioni
estreme (sulla Terra o nello spazio), si trovino a dover abbandonare i
loro scarti. Così sulla Luna abbiamo lasciato
70 veicoli, 5 bandiere americane, 2 palline da tennis, 12 paia di
scarpe, attrezzatura fotografica, zaini, giornali, medaglie, statuette,
ma anche altre cose meno edificanti (ma del tutto naturali), come 96
sacche di feci, urine e vomito. Tutto questo è stato prodotto dall’uomo
nel corso delle 6 visite sul satellite, per un totale di 16 giorni.
L’abbandono di questi resti è dovuto al bisogno di rendere il più
leggeri possibile i mezzi di trasporto che avrebbero consentito il
rientro sulla Terra. Forse quei rifiuti sarebbero rimasti sulla Luna,
dimenticati per sempre, se la Nasa non avesse ricevuto la direttiva di Donald Trump del 2017, nella quale il presidente americano chiede la ripresa dei programmi di espansione umana nel Sistema Solare.
L’uomo vuole tornare sulla Luna e colonizzare Marte,
ma per far questo ha bisogno di studiare strategie di sopravvivenza
inattaccabili. Il modo migliore per farlo è raccogliere dati scientifici
e quale migliore possibilità dei rifiuti lunari? Business Insider
spiega che il 50% della massa fecale è fatta di batteri,
gli stessi che “vivono” nel nostro intestino (ce ne sono di specie
diverse). In teoria questi resti non dovrebbero aver inquinato la Luna,
dove le condizioni di vita sono impossibili: non c’è atmosfera,
né ozono, le temperature si collocano tra i 223 e i 150 gradi e
l’esposizione ai campi magnetici è ampia. Nonostante questo, però, molti
studi hanno dimostrato che i microrganismi possono sopravvivere in
situazioni proibitive. Forse anche i batteri del nostro intestino. Se
così fosse avremmo un tassello in più per capire fin dove può spingersi
il limite umano di sopravvivenza.
Per questo motivo, nel 2020, una
nuova spedizione sulla Luna si occuperà anche di riprendere le famose
sacche maleodoranti e riportarle a Terra, in modo che gli scienziati
possano studiarle. I microrganismi potrebbero essersi evoluti e adattati
alle condizioni estreme, oppure essersi “addormentati” in attesa di una
situazione favorevole alla sopravvivenza. Già l’Apollo 16 tentò con
successo di far vivere un campione di batteri fuori dalla navicella,
seppur per pochi giorni. Cosa accadrebbe se l’uomo lasciasse i suoi
rifiuti anche su Marte? Le ricerche ci faranno anche capire qualcosa in
più sulla nascita della vita sulla Terra. Business Insider giunge a una
possibile conclusione in proposito: forse non è del tutto fantasioso
pensare che questi organismi invisibili a occhio nudo e così resistenti
abbiano viaggiato nello spazio su un asteroide e siano arrivati fin sul
nostro pianeta. A quel punto non saremmo solo figli delle stelle, ma anche di qualche altra cosa molto meno romantica.
Fonte
I
primi uomini vi hanno messo piede ormai 50 anni fa, il 20 luglio 1969,
in una missione entrata nella storia. La spedizione, però, ha anche un
lato oscuro e maleodorante. Armstrong e Aldrin e gli altri astronauti
delle missioni Apollo, esseri umani come tutti noi, si sono lasciati
alle spalle cumuli di rifiuti, come ci racconta il sito Business Insider.
Insomma non siamo riusciti a tener pulito neanche il suolo lunare, ma non è un caso isolato: di solito capita che i viaggiatori, durante le missioni estreme (sulla Terra o nello spazio), si trovino a dover abbandonare i loro scarti. Così sulla Luna abbiamo lasciato 70 veicoli, 5 bandiere americane, 2 palline da tennis, 12 paia di scarpe, attrezzatura fotografica, zaini, giornali, medaglie, statuette, ma anche altre cose meno edificanti (ma del tutto naturali), come 96 sacche di feci, urine e vomito. Tutto questo è stato prodotto dall’uomo nel corso delle 6 visite sul satellite, per un totale di 16 giorni. L’abbandono di questi resti è dovuto al bisogno di rendere il più leggeri possibile i mezzi di trasporto che avrebbero consentito il rientro sulla Terra. Forse quei rifiuti sarebbero rimasti sulla Luna, dimenticati per sempre, se la Nasa non avesse ricevuto la direttiva di Donald Trump del 2017, nella quale il presidente americano chiede la ripresa dei programmi di espansione umana nel Sistema Solare.
L’uomo vuole tornare sulla Luna e colonizzare Marte, ma per far questo ha bisogno di studiare strategie di sopravvivenza inattaccabili. Il modo migliore per farlo è raccogliere dati scientifici e quale migliore possibilità dei rifiuti lunari? Business Insider spiega che il 50% della massa fecale è fatta di batteri, gli stessi che “vivono” nel nostro intestino (ce ne sono di specie diverse). In teoria questi resti non dovrebbero aver inquinato la Luna, dove le condizioni di vita sono impossibili: non c’è atmosfera, né ozono, le temperature si collocano tra i 223 e i 150 gradi e l’esposizione ai campi magnetici è ampia. Nonostante questo, però, molti studi hanno dimostrato che i microrganismi possono sopravvivere in situazioni proibitive. Forse anche i batteri del nostro intestino. Se così fosse avremmo un tassello in più per capire fin dove può spingersi il limite umano di sopravvivenza.
Per questo motivo, nel 2020, una nuova spedizione sulla Luna si occuperà anche di riprendere le famose sacche maleodoranti e riportarle a Terra, in modo che gli scienziati possano studiarle. I microrganismi potrebbero essersi evoluti e adattati alle condizioni estreme, oppure essersi “addormentati” in attesa di una situazione favorevole alla sopravvivenza. Già l’Apollo 16 tentò con successo di far vivere un campione di batteri fuori dalla navicella, seppur per pochi giorni. Cosa accadrebbe se l’uomo lasciasse i suoi rifiuti anche su Marte? Le ricerche ci faranno anche capire qualcosa in più sulla nascita della vita sulla Terra. Business Insider giunge a una possibile conclusione in proposito: forse non è del tutto fantasioso pensare che questi organismi invisibili a occhio nudo e così resistenti abbiano viaggiato nello spazio su un asteroide e siano arrivati fin sul nostro pianeta. A quel punto non saremmo solo figli delle stelle, ma anche di qualche altra cosa molto meno romantica.
Fonte
Insomma non siamo riusciti a tener pulito neanche il suolo lunare, ma non è un caso isolato: di solito capita che i viaggiatori, durante le missioni estreme (sulla Terra o nello spazio), si trovino a dover abbandonare i loro scarti. Così sulla Luna abbiamo lasciato 70 veicoli, 5 bandiere americane, 2 palline da tennis, 12 paia di scarpe, attrezzatura fotografica, zaini, giornali, medaglie, statuette, ma anche altre cose meno edificanti (ma del tutto naturali), come 96 sacche di feci, urine e vomito. Tutto questo è stato prodotto dall’uomo nel corso delle 6 visite sul satellite, per un totale di 16 giorni. L’abbandono di questi resti è dovuto al bisogno di rendere il più leggeri possibile i mezzi di trasporto che avrebbero consentito il rientro sulla Terra. Forse quei rifiuti sarebbero rimasti sulla Luna, dimenticati per sempre, se la Nasa non avesse ricevuto la direttiva di Donald Trump del 2017, nella quale il presidente americano chiede la ripresa dei programmi di espansione umana nel Sistema Solare.
L’uomo vuole tornare sulla Luna e colonizzare Marte, ma per far questo ha bisogno di studiare strategie di sopravvivenza inattaccabili. Il modo migliore per farlo è raccogliere dati scientifici e quale migliore possibilità dei rifiuti lunari? Business Insider spiega che il 50% della massa fecale è fatta di batteri, gli stessi che “vivono” nel nostro intestino (ce ne sono di specie diverse). In teoria questi resti non dovrebbero aver inquinato la Luna, dove le condizioni di vita sono impossibili: non c’è atmosfera, né ozono, le temperature si collocano tra i 223 e i 150 gradi e l’esposizione ai campi magnetici è ampia. Nonostante questo, però, molti studi hanno dimostrato che i microrganismi possono sopravvivere in situazioni proibitive. Forse anche i batteri del nostro intestino. Se così fosse avremmo un tassello in più per capire fin dove può spingersi il limite umano di sopravvivenza.
Per questo motivo, nel 2020, una nuova spedizione sulla Luna si occuperà anche di riprendere le famose sacche maleodoranti e riportarle a Terra, in modo che gli scienziati possano studiarle. I microrganismi potrebbero essersi evoluti e adattati alle condizioni estreme, oppure essersi “addormentati” in attesa di una situazione favorevole alla sopravvivenza. Già l’Apollo 16 tentò con successo di far vivere un campione di batteri fuori dalla navicella, seppur per pochi giorni. Cosa accadrebbe se l’uomo lasciasse i suoi rifiuti anche su Marte? Le ricerche ci faranno anche capire qualcosa in più sulla nascita della vita sulla Terra. Business Insider giunge a una possibile conclusione in proposito: forse non è del tutto fantasioso pensare che questi organismi invisibili a occhio nudo e così resistenti abbiano viaggiato nello spazio su un asteroide e siano arrivati fin sul nostro pianeta. A quel punto non saremmo solo figli delle stelle, ma anche di qualche altra cosa molto meno romantica.
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