di Santosh Digal
INDIA
Messaggio
ufficiale della Church of South India (Csi). I leader protestanti
suggeriscono la chiusura di tutti gli impianti atomici indiani, e di
puntare sulle energie rinnovabili, come quella solare. Per
l'International Atomic Energy Agency (Iaea) dell'Onu i reattori indiani
sono tra "i migliori e i più sicuri" al mondo
Chennai
(AsiaNews) - Leader protestanti dell'India meridionale sostengono la
protesta contro la centrale nucleare di Kudankulam (Tamil Nadu). In un
messaggio ufficiale, delegati della Church of South India (Csi,
anglicana) esprimono "piena solidarietà alla lotta delle comunità di
Idinthikarai e di Kudankulam, la cui sopravvivenza è incompatibile con
il progetto nucleare indo-russo". Il comunicato è stato presentato
durante un seminario organizzato dal Department of Ecumenical Relations and Ecological Concerns della Csi, il 20 novembre scorso.
Firmato nel 1988 ma avviato solo nel 1997, il progetto indo-russo di
Kudankulam è da tempo al centro di forti proteste, che ne hanno causato
diversi rinvii. Secondo la popolazione locale, gli scarichi dei reattori
uccideranno i pesci e distruggeranno l'ecosistema marino della Baia del
Bengala, prima fonte di reddito per i tanti piccoli pescatori della
zona.
Secondo i leader protestanti, l'India dovrebbe commissionare tutte le
centrali del Paese fino al loro completo spegnimento, e puntare sulle
energie rinnovabili. In particolare, essi suggeriscono di puntare
sull'energia solare, rendendo obbligatoria l'applicazione di pannelli
sui tetti di grandi edifici e fabbriche. Inoltre, villaggi e città
dovrebbero ridurre l'inquinamento, e avviare programmi di riciclo per
convertire i rifiuti solidi in energia.
Proprio in questi giorni, l'International Atomic Energy Agency (Iaea),
l'organismo di controllo sul nucleare delle Nazioni Unite, ha stabilito
che i reattori indiani sono tra "i migliori e i più sicuri" del mondo.
Funzionari dell'Iaea hanno visitato l'impianto del Rajashtan, i cui due
reattori "possono fronteggiare un incidente come quello di Fukushima".
Per gli analisti, l'appoggio dell'ente Onu dovrebbe aiutare a placare le
voci anti-nucleare, come quella di Kudankulam.
Altri giudicano in modo positivo le dichiarazioni dell'Iaea, ma
credono che l'India dovrebbe verificare la centrale di Tarapur, la più
antica, costruita nel 1969 dalla General Electric. Secondo A. Gopalakrishnan, ex presidente dell'Atomic Energy Regulatory Board,
"i due reattori di Tarapur non sono affatto sicuri e avrebbero dovuto
essere chiusi molto tempo fa. Essi, infatti, sono simili a quelli
esplosi uno dopo l'altro a Fukushima.
Santosh Digal
Fonte: http://www.asianews.it
Commento di Oliviero Mannucci: Si, anche prima del disastro di Fukushima, le centrali nucleari giapponesi eraco considerate sicure, e poi è successo quello che è successo, a tal punto che il Giappone ha deciso che le spengerà tutte.
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