Il simulatore di pulsar e il team del GSFC che l’ha creato. Crediti: NASA/ Pat Izzo |
Proprio come dei fari, le pulsar emettono, ruotando, fasci collimati di onde elettromagnetiche. Lo fanno a intervalli regolarissimi, dai secondi giù giù fino ai millisecondi. E la loro “luce” – fra virgolette, visto che può spaziare dalla banda radio a quella gamma – è così potente da spazzare lo spazio intergalattico. Perché dunque non utilizzarle come sistema di riferimento, come una sorta di GPS naturale su scala galattica?
L’idea non è nuova, tanto che già nel 1972 (e poi di nuovo nel 1973), ad appena cinque dalla scoperta di questi affascinanti oggetti celesti, posizione e distanza di 14 pulsar vennero rappresentate sulla cosiddetta “Placca dei Pioneer” per indicare a eventuali intelligenze extraterrestri la posizione del Sole nella galassia.
Ora, però, è a navigatori squisitamente umani che la NASA sta pensando, e in particolare a un sistema di navigazione basato sulle pulsar battezzato XNAV. L’idea è di saggiarne le potenzialità con uno strumento che sarà ospitato, a partire dal 2017, a bordo della Stazione spaziale: NICER/SEXTANT (acronimo per l’interminabile Neutron-star Interior Composition Explorer/Station Explorer for X-ray Timing and Navigation Technology).
Ed è proprio per il collaudo di questo strumento che al Goddard Space Flight Center hanno appena messo a punto il primo “simulatore di pulsar” al mondo. «Avevamo necessità di collaudare questa nuova teconolgia», spiega uno degli sviluppatori, Luke Winternitz. «Già abbiamo simulatori di costellazioni GPS che fanno credere ai nostri ricevitori GPS di trovarsi in orbita. Ci occorreva qualcosa di analogo per un ricevitore XNAV».
Marco Malaspina
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