Mimmo Rubino & Andrea Nolè, Aliens Welcome, Matera, 2019 |
Non è il Texas, tra geometrie di deserti e geografie di spazi vuoti, dove il silenzio stordisce e il sole perfora. Non è la campagna del New Jersey, case coloniche, file di alberi, fienili di mattoni e nessun rumore, a parte la neve o la pioggia sui rami. E non è fantascienza, set cinematografico, pagina di letteratura o la trama distopica di una nuova serie su Netflix. Trovarsi altrove all’improvviso, in un angolo remoto di Basilicata, che pare l’America, che pare chissà dove, che è tutto un microcosmo sospeso, oggi teatro di una misteriosa apparizione. L’eco che arriva è un po’ quello de “La guerra dei mondi”, il mitico sceneggiato radiofonico che del 1938 terrorizzò in USA la platea di ascoltatori: Orson Wells comunicava ai microfoni della CBS l’arrivo dei marziani, in una delle più straordinarie boutade mediatiche di tutti i tempi.
ARTE CONTEMPORANEA, FERROVIE E PAESAGGI LUCANI
L’ironia è la stessa. E sono distese ininterrotte di campagne assolate, dimenticate, fra strade in mezzo al niente, reperti di archeologia industriale o popolare, ex depositi ed ex caselli, bar deserti e ristoranti dismessi: viaggio nella provincia lucana, fino alla piccola stazione di Ferrandina, da anni unico collegamento ferroviario per raggiungere la vicinissima Matera, dove una stazione funzionante, ancora, non c’è.Si arriva in quel piazzale senza ombra e si procede in auto o in bus, per 30 km, verso il pianeta immacolato dei Sassi. Bellezza ai confini del mondo, letteralmente. L’incantesimo materano è di quelli che mettono in crisi la linea del tempo e il senso delle cose reali. E l’infilata di scorci rurali, che il paesaggio basilisco lascia scorrere come su una pellicola antica, viaggia su queste frequenze assurde. Boschi, radure, asperità rocciose, scampoli di liturgie tribali, memorie contadine, elegie sacre e la spinta magnetica di una modernità che seppe farsi riscatto, tradimento necessario.
Non poteva esserci posto migliore: Mimmo Rubino (Potenza, 1979; vive a Roma) e Andrea Nolé (Potenza, 1985), che in quei luoghi ci sono nati e cresciuti, hanno piazzato qui la loro scultura, proprio all’ingresso dello “Scalo Matera” – attivato nel 1975 e ammodernato nel 2005 – sulla facciata severa del fabbricato originale. Arte pubblica, sostenuta dalla Fondazione Matera Capitale Europea della Cultura 2019, nell’ambito di un progetto curato dall’associazione Momart. E la location è tra le più intriganti inserite nella fitta rete del palinsesto ufficiale.
Ferrandina, la vedete sulla mappa a sinistra in basso , è una piccola località nei pressi di Matera |
TRA REALTÀ E IMMAGINAZIONE
Giusto due parole. Austere, prepotenti, inspiegabili, eppure fuse col contesto. ALIENS WELCOME. Potrebbero stare lì da 50 anni: nessun dettaglio ne rivela la natura di opera d’arte, niente rassicura l’ignaro viaggiatore, trovatosi dinanzi alla sinistra presenza sbucata sul caseggiato color crema. Persino l’assenza di un’illuminazione ad hoc è parte della strategia poetica: monumento antimonumentale, la scritta scivola nell’inconscio del luogo, dissimulando la propria identità contemporanea e tramutandosi in reperto. Non un fake, ma una maniera di sparigliare le carte, sul filo di cortocircuiti spaziotemporali.I caratteri cubitali sono piazzati al centro e in alto, al margine del prospetto, come l’insegna di un autogrill o il payoff di una pubblicità. O come il brand di una stazione che non c’è. Il font – un tradizionale ‘Futura bold’, regolarmente usato nelle stazioni italiane – trova un alleato ideale nell’acciaio corten, con quel sapore di ruggine e di epoche trascorse, illividite. Accento classico e insieme modernista, istituzionale e futurista. Così concepita, installata, scolpita, graficamente e concettualmente elaborata, la scritta è un detonatore di immagini e di falsi ricordi, una testimonianza probabile, un indizio scaltro, una fantasmagoria candida.
Campagne e locali dismessi nei pressi della stazione di Ferrandina |
ESTETICO E POLITICO
Da qui, da questo piano estetico e linguistico, si genera quindi una dimensione del politico e dell’umano, orientata al senso della differenza e alla sua potenza simbolica, antropologica, culturale. Un frammento di scrittura civile riposa sul muro di un edificio che ha una storia e una funzione preziosa per la comunità. Il transito, il viaggio, il collegamento, l’approdo. Gli alieni sono ovunque, nel volto di chiunque, nell’accoglienza necessaria. Sono i matti, i freak, i non allineati, i dissidenti. Gli altri, semplicemente.E se non può sfuggire l’intrinseca vocazione politica dell’arte pubblica, nel suo stretto rapporto con il contesto storico-sociale, allora forse gli alieni sono anche i migranti, i profughi, i sans papier. L’assonanza col nome della nota associazione “Refugees Welcome” è quasi naturale, per quanto discreta, mentre un dettaglio di cronaca dischiude nuove corrispondenze: proprio di fronte alla stazione di Ferrandina si trovava fino a pochi mesi fa un centro d’accoglienza legato alla rete SPRAR, recentemente smantellata dal Decreto Sicurezza del Ministro Salvini.
Accostamenti non dichiarati, lasciati alla libera deduzione, per un’opera che vive sulla soglia, lontana dalla didascalia come dalla militanza: nel gioco dell’ambiguità e della leggerezza, nella sovrapposizione tra arte concettuale e arte affabulatoria, pratica dello slogan, logica del branding e ritualità social (un’immagine instagrammabile che è un anche un hashtag perfetto), si mischiano evocazioni, accenti acuti d’ironia e la dolcezza di una storia remota, confusa con la realtà. Il resto è nelle intuizioni di chi passa, s’arresta e osserva. Mentre la breve esclamazione, che è segno ancorato eppure aperto, perdura nel corpo vivo del linguaggio e in quello vigoroso dell’architettura. Là dove il corpo sociale si invera, si complica, si accende.
Helga Marsala
Fonte
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