Haumea, il transnettuniano con l’anello intorno
Haumea,
uno dei quattro pianeti cosiddetti ‘nani’ che si trovano nelle regioni
più esterne e remote del sistema Solare, oltre l’orbita di Nettuno,
possiede un anello di polveri che lo circonda. A scoprire questa
sorprendente proprietà è stato un team guidato da astronomi
dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía e ha cui hanno partecipato
anche ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) grazie a
una campagna osservativa che ha sfruttato le osservazioni di numerosi
telescopi da tutto il mondo. È la prima volta che viene individuate una
struttura ad anello attorno a un oggetto transnettuniano, mentre sono
ben noti gli anelli attorno ai pianeti giganti del Sistema solare e
anche, più recentemente, attorno a due asteroidi della categoria dei
Centauri. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista
Nature.
Poco
sappiamo ad oggi della storia di formazione ed evoluzione, oltre alle
caratteristiche fisiche, degli oggetti transettuniani dei quali insieme
ad Haumea fanno parte anche Plutone, Eris e Makemake. Proprio Haumea è
ad oggi forse il meno conosciuto tra tutti. Dalla sua controversa
scoperta, avvenuta in modo indipendente nel 2004 da parte di due team
di ricerca, uno spagnolo e l’altro statunitense, sappiamo che questo
oggetto possiede una peculiare forma allungata, oltre che due minuscole
lune, battezzate Hi’iaka e Namaka.
Molte
sono le difficoltà che si incontrano nel cercare di studiare e
analizzare gli oggetti transnettuniani, prima fra tutte l’enorme
distanza, che impedisce di effettuare misure dirette sulla forma e le
dimensioni di Haumea. Anche nei momenti più favorevoli essa si trova a
ben 34 unità astronomiche dalla Terra, ovvero 5,1 miliardi di
chilometri. Degli eventi astronomici fortuiti, però, permettono di
ottenere queste informazioni in modo indiretto ma accurato. Si tratta
delle cosiddette occultazioni stellari,
durante le quali il corpo, nel corso del suo moto orbitale, si ritrova
ad eclissare una stella situata sullo sfondo per un intervallo di tempo
di pochi minuti o anche meno. La durata di tali eclissi, misurata da
osservatori situati in diversi luoghi sulla Terra, varia per effetto
prospettico e il confronto delle misure permette quindi di ricostruire
l’esatto profilo del corpo celeste e le sue dimensioni, come se ne
osservassimo per così dire la silhouette.
«L’efficacia
straordinaria di queste osservazioni viene dalla precisione con cui si
conosce il momento dell’occultazione. Il tempo dell’occultazione viene
calcolato con i dati sempre più’ precisi che arrivano dal satellite Gaia
e questo permette di mobilitare le risorse osservative per il breve
tempo del fenomeno con precisione assoluta» dice Giuseppe Leto,
dell’INAF di Catania, nel team che ha realizzato lo studio.
Ed
è proprio grazie a questo metodo che lo scorso 21 gennaio, quando ha
avuto un’occultazione stellare di Haumea particolarmente favorevole e
ben visibile dall’Europa che il “papà” spagnolo di Haumea, José Luis
Ortiz, ha coordinato in modo efficiente una rete di osservatori, sia
professionali che amatoriali, tra cui il telescopio Copernico da 1,82
metri dell’INAF ad Asiago.
L’elevata
qualità dei dati ottenuti da Asiago, assieme a quelli di altri undici
telescopi, hanno permesso in primo luogo di stabilire che Haumea ha la
forma di un cosiddetto ‘elissoide a tre assi’, una specie di gigantesco
pallone da rugby, e che è molto più grande ed allungato rispetto a
quanto ritenuto in precedenza. Essendo poi nota la sua massa, grazie
alla presenza delle due lune, si è potuta fare una stima accurata anche
della densità del pianeta nano e dell’albedo della sua superficie,
ovvero del suo potere riflettente. Entrambi I valori si sono rivelati
ben inferiori alle precedenti stime e molto più simili ai corrispondenti
valori di Plutone. La repentina diminuzione della luminosità all’inizio
e alla fine dell’occultazione ha permesso anche di stabilire un limite
alla presenza di un’atmosfera che, seppur presente, è estremamente più
tenue di quella di Plutone, misurata dalla sonda New Horizons.
Sempre
Giuseppe Leto aggiunge «La straordinarietà di questo risultato è che
con semplici curve fotometriche ottenute contemporaneamente da 12 siti
posti in diverse posizioni geografiche, effettuate durante
un’occultazione, si sono potuti determinare con precisione l’esistenza
di un anello, di cui non si aveva conoscenza prima, e migliorare le
informazioni sulle proprietà’ dinamiche e geometriche di Haumea».
Il
risultato più interessante dello studio è stato infatti qualcosa di
assolutamente inatteso. Più di un osservatorio, tra i quali Asiago, ha
mostrato un’anomalia nei minuti che precedevano e seguivano
l’occultazione: come se un altro corpo, non perfettamente opaco, avesse
occultato la stella subito prima e subito dopo l’evento principale.
Anche in questo caso il confronto tra i diversi dati ha permesso di
risalire alla causa: Haumea è circondata da un ‘anello’ denso e sottile
che orbita a circa 2300 chilometri dalla sua superficie e spesso solo 70
chilometri.
«È
una scoperta sensazionale dal punto di vista scientifico, perché mette
in luce caratteristiche di questi oggetti – come la forma, o la presenza
di anelli – che costituiscono tasselli di un puzzle nella storia
evolutiva del nostro Sistema Solare» dice Valerio Nascimbeni,
ricercatore dell’Università di Padova e associato INAF, tra gli autori
dello studio «ma è anche un risultato importante perché dimostra come,
in un’epoca di “big science”, reti di piccoli telescopi coordinati in
modo efficiente siano ancora in grado di competere e complementare il
lavoro svolto da osservatori più grandi».
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