NASA sta valutando con Bigelow Aerospace
alcune opzioni per estendere la vita del modulo privato Bigelow
Expandable Activity Module (BEAM).
Conosciuto come BEAM, si tratta di un
modulo abitativo gonfiabile sviluppato dall’azienda del Nevada basandosi
su precedenti studi della stessa agenzia spaziale statunitense e
attualmente si trova collegato alla Stazione Spaziale Internazionale
(ISS) nell’ambito di una missione di dimostrazione tecnologica. I
risultati parziali e le previsioni future sono molto buoni e quindi NASA
ha deciso di pubblicare una bozza di modifica contrattuale studiata per
continuare a collaborare con Bigelow Aerospace ed estendere la vita
operativa del modulo abitativo espandibile e provare ad utilizzarlo come
magazzino in orbita.
Si tratta di un ulteriore passo in avanti sulla strada dell’impegno di NASA per espandere la collaborazione pubblico-privato, la ricerca scientifica e le applicazioni commerciali a bordo della stazione per massimizzare i benefici derivanti dal primo laboratorio in microgravità dell’umanità.
Si tratta di un ulteriore passo in avanti sulla strada dell’impegno di NASA per espandere la collaborazione pubblico-privato, la ricerca scientifica e le applicazioni commerciali a bordo della stazione per massimizzare i benefici derivanti dal primo laboratorio in microgravità dell’umanità.
L’uso di BEAM da parte di NASA, come
parte di un sistema certificato per l’uomo, permetterà a Bigelow
Aerospace di testare la propria tecnologia per le future applicazioni
commerciali in orbita bassa terrestre dove l’azienda sta anche già
testando degli altri moduli ma in versione “stand alone” senza la possibilità di accesso umano di controllo e manutenzione.
Gli studi iniziali hanno dimostrato che i
materiali flessibili si comportano in maniera comparabile a quelli
rigidi nell’uso sui moduli abitativi nello spazio e che BEAM si è
comportato secondo le aspettative di progetto riguardo alla resistenza
ai detriti spaziali che inevitabilmente si incontrano in questo
ambiente, soprattutto in orbita bassa terrestre.
BEAM è stato lanciato nell’ottava missione Commercial Resupply Service di SpaceX nel 2016. Dopo essere stato collegato al nodo Tranquility utilizzando il braccio robotico Canadarm2 della stazione, alcuni mesi dopo è stato gonfiato con aria
per espanderlo alle dimensioni operative e poter quindi testare per un
periodo di 2 anni il comportamento globale e le capacità reali dei
moduli gonfiabili. Fin dal gonfiaggio iniziale tutta una serie di
sensori installati degli equipaggi della stazione hanno monitorato
costantemente il comportamento di BEAM per validarne la progettazione e
migliorare quella dei futuri sistemi abitati costruiti con la stessa
tecnologia.
Imparare come un modulo gonfiabile si
comporta nell’ambiente termico dello spazio e come reagisce alle
radiazioni, ai micrometeoriti e ai detriti orbitali fornirà le
informazioni necessarie ad affrontare i problemi chiave che sorgono
durante le permanenze nell’ostico ambiente spaziale. Questa estensione
dell’attività servirà ad approfondire le conoscenze di NASA sui sistemi
gonfiabili e renderà BEAM un elemento più operativo per la stazione
spaziale potendo essere usato sia nelle attività dell’equipaggio che in
quelle di stoccaggio del materiale.
I membri dell’equipaggio della stazione
spaziale sono entrati in BEAM 13 volte dal suo gonfiaggio nel maggio del
2016. L’equipaggio ha condotto esperimenti sulla schermatura dalle
radiazioni, ha installato sensori passivi di radiazione chiamati
Radiation Area Monitors e periodicamente ha raccolto campioni
microbiologici dell’aria e delle superfici interne. Questi sensori e
questi campioni sono ritornati a Terra per delle analisi standard
microbiologiche e di radioattività presso il Johnson Space Center di
NASA.
Il progetto originale aveva richiesto
agli ingegneri di prevedere l’eliminazione in automatico di BEAM dalla
stazione spaziale alla fine dei 2 anni di prova e del periodo di
validazione, facendolo quindi bruciare durante la discesa attraverso
l’atmosfera. Tuttavia, dopo quasi un anno e mezzo di prova con risultati
positivi, NASA ora intende continuare su questa strada utilizzando BEAM
per lo stoccaggio di materiali in orbita e permettendo a Bigelow
Aerospace di utilizzare il modulo come un prototipo per la verifica di
nuove tecnologie.
Il nuovo contratto dovrebbe
presumibilmente iniziare alla fine di quest’anno, sovrapponendosi alla
fine del periodo di test originariamente pianificato, con una durata
minima di 3 anni con 2 ulteriori possibilità di estensione entrambe
della durata di un anno. Alla fine del nuovo contratto l’agenzia
potrebbe considerare un’ulteriore estensione della permanenza o potrebbe
considerare nuovamente di espellere BEAM dalla stazione.
Utilizzare lo spazio interno di BEAM
dovrebbe permettere a NASA di stivare tra 109 e 130 Cargo Transfer Bags
di materiale e l’uso nel lungo termine dovrebbe permettere all’agenzia
di raccogliere ulteriori informazioni sulle prestazioni relative
all’integrità della struttura, sulla stabilità termica e sulla
resistenza ai detriti spaziali, alle radiazioni e alla crescita
microbica che consentiranno di progredire nella comprensione della
tecnologia dei moduli gonfiabili abitabili in orbita bassa terrestre per
utilizzarli nelle future missioni di esplorazione spaziale umana.
Poiché il volume di ogni Cargo Transfer Bag è circa 0,53 metri cubi (1,87 piedi cubi), l’uso di BEAM per lo stivaggio permetterà di liberare sulla ISS uno spazio tra i 3,7 e i 4,4 International Standard Payload Racks, liberando tale spazio per la ricerca.
Poiché il volume di ogni Cargo Transfer Bag è circa 0,53 metri cubi (1,87 piedi cubi), l’uso di BEAM per lo stivaggio permetterà di liberare sulla ISS uno spazio tra i 3,7 e i 4,4 International Standard Payload Racks, liberando tale spazio per la ricerca.
Con un’estensione della collaborazione,
Bigelow dovrebbe anche essere in grado di dimostrare la bontà della sua
tecnologia per le future applicazioni commerciali in orbita bassa. La
collaborazione pubblico-privato tra NASA e Bigelow rafforza l’obiettivo
di NASA di sviluppare le capacità di sopravvivenza nello spazio per le
missioni umane oltre l’orbita terrestre promuovendo nel contempo le
capacità commerciali per le applicazioni non governative per stimolare
la crescita dell’economia correlata allo spazio.
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.