I vegetali spagnoli sotto accusa escono indenni dai test di laboratorio.
I laboratori tedeschi consegnano quella che sembra essere una sentenza più o meno definitiva sul ruolo dei cetrioli spagnoli all’interno dell’epidemia del virus di E.Coli che ha causato in
Germania oltre 15 morti e un’infezione che fa già pensare ad una vera e propria pandemia: i vegetali spagnoli non sarebbero da ritenersi responsabili del’epidemia batterica. Lo riportano i media spagnoli (El Mundo in questo caso) che chiarisce che sarebbero test scientifici a confortare evidenze di questo genere.
CETRIOLI DISCOLPATI – Il ministro della Sanità del Land di Amburgo ha dato la notizia in questione ai media tedeschi, subito ripresa su quelli spagnoli.
Secondo quanto pubblica il quotidiano spagnolo Hamburger Abendblatt, a cui ha parlato la ministra della Salute, due analisi su tre realizzate sui cetrioli spagnoli in laboratorio hanno dato esito negativo. Così, la variante di batterio scoperta nella partita vegetale spagnola non coincide con ciò che è stato rinvenuto sui pazienti. Le indagini hanno comprovato che la variante O104, isolata nei pazienti esaminati, specialmente aggressiva e resistente agli antibiotici, non coincide con la variante rinvenuta nelle partite spagnole nel mercato di Amburgo.
E così bisogna ripartire da capo per capire l’origine e le possibili cure della stagionale pandemia di malattia mortale: niente cetrioli, si brancola nel buio e non si capisce ancora il perché. “Continuiamo a cercare” ,dice il ministro della salute di Amburgo.
NON SI CAPISCE – Per adesso dunque si ostenta prudenza, e il titolare della sanità del Land tedesco, che per prima aveva accusato il cibo spagnolo di essere contaminante e contaminato, si rimangia tutte le accuse e consiglia comunque ai propri cittadini di non dismettere le misure di precauzione fin adesso adoperate.
“Ciononostante, continuiamo a non capire l’origine del batterio”, ha riconosciuto Prufer-Storcks, la quale aveva dato per prima l’allarme e aveva accusato i prodotti spagnoli. Ora sembra invece che la partita di cetrioli proveniente da Almeria e Malaga non sia colpevole, anche se rimane contaminata. La ministra, che ancora non da per “superato il picco dei casi del batterio”, ha insistito in ogni caso: i cittadini seguano le raccomandazioni dell’istituto Robert Koch (che è incaricato delle analisi definitive dei cetrioli): non ingerire pomodori né cetrioli crudi ed essere estremamente prudenti con tutte le verdure non cotte.
“Speriamo di capire cosa stia succedendo”, dice ancora il ministro, che si mostra senza risposta alcuna alla cittadinanza: “Ma per ora, non siamo in grado di dire nulla”, dice poi.
Già nel 2010, Simon Lee, ricercatore presso l'Università di Nottingham, aveva lanciato un allarme, denunciando il forte calo di produzione di antibiotici da parte delle industrie farmaceutiche per problemi legati ai finanziamenti e, di conseguenza, ad un minor introito. Simon Lee aveva anche parlato di una prima ipotesi di vaccino, ma nessuno prese in considerazione un eventuale approfondimento. Rimane da dire che già da prima si parlava di questo problema, riportato poi in auge da un tentativo di far passare per pandemia la scoperta di un batterio killer in India, e adesso dalla questione tedesca. Mi viene in mente il problema H1N1 e vorrei tanto sbagliarmi...
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