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Thursday, November 8, 2018

Gli scienziati del MIT hanno progettato un sistema per contattare gli alieni

Due ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno determinato che per contattare potenziali civiltà aliene è sufficiente un potente laser da 1 o 2 megawatt e un grande telescopio, con uno specchio di circa 30 metri.

 Credit: MIT

 Il segnale proiettato nello spazio sarebbe intercettabile anche a 20mila anni luce di distanza dalla Terra.

Il metodo migliore per attirare l'attenzione di potenziali civiltà aliene nello spazio (anche molto distanti da noi) è attraverso un fascio laser proiettato dalla Terra nello spazio, sfruttando lo specchio di un gigantesco telescopio. A determinarlo due scienziati dell'autorevole Massachusetts Institute of Technology, meglio conosciuto con l'acronimo di MIT, che hanno verificato la fattibilità di questa opera sulla base di tecnologie attualmente disponibili, o comunque alla portata delle nostre conoscenze.

Tutto quello che serve, hanno spiegato gli astronomi James R. Clark e Kerri Cahoy, è un potente laser da 1 o 2 megawatt da focalizzare attraverso un telescopio con uno specchio da 30 metri. Un laser del genere già esiste ed è quello sviluppato dall'aeronautica militare statunitense (US Air Force) per lanciare missili balistici da un aereo, l'Airborne Laser, un progetto accantonato. Per quanto riguarda il telescopio, entro il 2024 nel Deserto di Atacama (in Cile) sarà pronto il gigantesco Extreme Large Telescope (ELT) dell'Osservatorio Europeo Australe (ESO), che avrà uno specchio di ben 39 metri (una struttura a nido d'ape composta da centinaia di piccoli specchi esagonali). Anche il Giant Magellan Telescope (GMT) da 24 metri in costruzione all'Osservatorio di Las Campas – sempre in Cile – potrebbe fare al caso nostro.
Con una simile “potenza di fuoco” il segnale potrebbe essere intercettato da civiltà lontane fino a 20mila anni luce. Naturalmente sarebbe tutto molto più semplici se gli astronomi alieni si trovassero su un pianeta del sistema di Proxima Centauri, la stella più vicina al Terra (dopo il Sole) a 4 anni luce, o su uno dei pianeti di TRAPPIST-1, il sistema a 40 anni luce balzato agli onori della cronaca poiché presenterebbe diversi corpi celesti con caratteristiche simili a quelle della Terra.

Benché si tratti di una tecnologia realizzabile, essa non è esente da rischi. Ad esempio, anche se il fascio laser non sarebbe visibile a occhio nudo, guardare verso la sua direzione potrebbe danneggiare seriamente la vista, inoltre potrebbe creare grossi problemi alle telecamere dei veicoli spaziali che dovessero transitare al suo interno. Per questa ragione Clark e il collega pensano che il punto migliore dove piazzare la struttura è sulla faccia nascosta della Luna, così da evitare tutte le criticità sulla Terra.

Va inoltre considerato quanto possa essere saggio “attirare” verso il nostro pianeta eventuali civiltà aliene, che potrebbero essere tutto furché amichevoli. Anche i messaggi contenuti nei Golden Record a bordo delle sonde Voyager – una sorta di biglietto da visita dell'umanità – per alcuni scienziati potrebbero essere un pericolo per la nostra specie. I due scienziati del MIT, che hanno pubblicato la ricerca sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal, suggeriscono che un simile raggio laser con la giusta calibrazione potrebbe avere anche la funzione opposta, cioè “nascondere” la Terra agli occhi di eventuali invasori alieni. Se invece gli alieni si dimostrassero amichevoli potremmo utilizzarlo per lanciare messaggi in codice Morse.

Andrea Centini


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